È partito a Edimburgo, dopo quattro anni di sperimentazione, il primo servizio passeggeri con autobus a guida autonoma del Regno Unito. Una flotta di cinque bus, dotati degli appositi sistemi tecnologici, collega oggi due importanti snodi di traffico in prossimità della capitale scozzese.
Non si tratta, almeno in questa prima fase, di veri e propri bus senza conducente. A bordo, infatti, continueranno a essere presenti due membri del personale di Stagecoach, la compagnia di trasporti britannica responsabile della linea.
Sono in tutto 20 gli operatori qui allocati, provenienti dalla Scozia orientale, anche se l’obiettivo, nel prossimo futuro, è quello di rendere automatica ogni procedura.
Autobus a guida autonoma: il progetto
Il progetto di autobus a guida autonoma in Scozia si chiama CAVForth, è stato avviato nel 2019 ed è finanziato dal Centro per i veicoli connessi e a guida autonoma del governo britannico, in collaborazione con amministrazioni locali e istituti universitari. In caso di successo, il sistema sarà implementato entro la fine del 2023 in altre quattro città del Regno Unito.
Un importante passo avanti in un settore sempre più oggetto di sviluppi e sperimentazioni in vari paesi e città del mondo, con lo scopo di accrescere la sicurezza stradale e rendere più efficienti e accessibili i trasporti pubblici. Tra l’altro, la stessa Edimburgo è considerata una città virtuosa in tale ambito. Anche se i dubbi non mancano.
Le caratteristiche dei nuovi bus e della linea
I cinque nuovi bus Alexander Dennis Enviro200AV a guida autonoma in servizio a Edimburgo (linea AB1) percorrono un tragitto di poco più di 22 chilometri in corsie preferenziali, connettendo il parcheggio di scambio di Ferrytoll, nella penisola di Fife, e la stazione ferroviaria e tranviaria di Edinburgh Park, a ovest della città. La strada attraversa lo spettacolare Forth Road Bridge, il ponte che supera l’insenatura del Firth of Forth.
I bus a un solo piano (in Gran Bretagna normalmente sono a due piani) possono raggiungere una velocità di 80 chilometri orari e sono dotati di un sistema di sensori GPS, radar e telecamere che consente loro di effettuare manovre complesse come rotatorie e cambi di corsia in autostrada. E, ovviamente, di rallentare e frenare in prossimità di semafori rossi e code. Il tutto senza bisogno di mani sul volante.
Il ruolo del personale, tra dubbi e prospettive
A cosa servono i due operatori in carne e ossa? Un addetto siede nel posto del conducente, con il compito di controllare il corretto funzionamento dei sistemi di pilotaggio. L’altro, il cosiddetto bus captain (“capitano di bus”) è di supporto ai passeggeri. Li assiste nella salita e discesa dal mezzo e verifica i biglietti, oltre che venderli. I bus di questa linea possono trasportare fino a 10.000 passeggeri a settimana.
La possibilità che in futuro non sarà più necessario alcun personale umano a bordo ha sollevato alcune preoccupazioni per i negativi risvolti occupazionali che questa novità potrebbe determinare. In prospettiva, tuttavia, non si esclude che ci sarà maggior domanda di supervisori in centrale. A cambiare sarebbe quindi la modalità di lavoro, non il numero degli occupati.
Infine, non si può dire che la sperimentazione di mezzi CAV (Connected Autonomous Vehicles) stia procedendo senza problemi, come quelli riscontrati da Tesla, ad esempio. La guida autonoma è una sfida ambiziosa e delicata, in cui tra l’altro rimane imponderabile la previsione del comportamento degli altri automobilisti, ma rivestirà sicuramente un ruolo di primo piano nella mobilità futura.