Il biocarburante Eni è in arrivo nelle stazioni di servizio italiane. Si chiama HVOlution, è completamente prodotto da materie prime rinnovabili ed è disponibile in 50 Eni Live Station, che entro la fine di marzo 2023 diventeranno 150 in tutto il territorio nazionale. Un’introduzione di rilievo per la mobilità sostenibile.
L’utilizzo di combustibili a basse emissioni è una soluzione che favorisce un immediato ed efficace contributo alla decarbonizzazione del settore automobilistico e dei trasporti su gomma. La transizione alla mobilità elettrica, anche alla luce del stop alle immatricolazioni di auto diesel, a benzina o ibride stabilito dall’Unione Europea per il 2035, non sarà infatti un processo istantaneo. Ad avvicinarsi all’obiettivo di una mobilità a impatto zero, quindi, possono concorrere anche passaggi intermedi.
Impiegare carburanti ecosostenibili, infatti, assicura una maggiore facilità di adattamento. Non richiedono nuove infrastrutture lungo le strade e sono compatibili con tutte le motorizzazioni omologate, delle quali mantengono invariate le prestazioni.
Biocarburante Eni: alla scoperta di HVOlution
Sviluppato da Eni Sustainable Mobility, società controllata da Eni il cui focus è appunto la mobilità sostenibile, HVOlution è un diesel derivante al 100% da materie prime rinnovabili. Queste rientrano nella definizione stabilita dalla direttiva UE 2018/2001, detta Red II, finalizzata all’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili.
Le lettere iniziali HVO stanno per Hydrotreated Vegetable Oil, letteralmente “olio vegetale idrogenato”. Alla base del biocarburante Eni ci sono materie prime di scarto, residui vegetali e oli generati da colture che non sono in competizione con la filiera alimentare. Dal punto di vista chimico, è composto da una miscela di paraffine stabili e non igroscopica (cioè non in grado di assorbire umidità dall’aria) e dunque poco soggetta a contaminazione batterica.
HVOlution può essere miscelato in percentuali molto alte al gasolio fossile. Si parla di quantità anche ben più elevate del 7% consentito dalla normativa europea EN 590 per il biodiesel tradizionale. Ed è privo di composti aromatici e poliaromatici, considerati impattanti dal punto di vista ambientale.
Un combustibile a basso impatto
Dove si produce il biocarburante Eni? L’azienda fin dal 2014 ha investito sulla trasformazione delle raffinerie di Venezia e Gela in bioraffinerie. Entrambi gli impianti industriali sono diventati, al termine del 2022, palm oil free, mettendo al bando l’olio di palma per la produzione di biocarburanti idrogenati. Eni ha inoltre annunciato lo studio per una terza bioraffineria, a Livorno.
Qui ora è possibile trattare materie prime vegetali di scarto e oli non commestibili per produrre HVO. Il carburante è composto da HVO puro. Prima del lancio nei distributori, è già stato utilizzato da vari clienti Eni nell’ambito della mobilità aeroportuale e dei veicoli commerciali per la logistica. Consente di abbattere le emissioni di CO2 in una percentuale tra 60 e 90 rispetto al combustibile tradizionale.
In realtà era già presente, in addizione al gasolio al 15%, nel prodotto Eni Diesel+ sul mercato dal 2016. Altri campi di utilizzo interessano la bionafta per la filiera della chimica, il bioGPL e biojet per il trasporto aereo.