Il capoluogo emiliano entro giugno 2023 sarà a tutti gli effetti la prima Città 30 italiana. Ma la battaglia per una mobilità urbana più sicura non si ferma qui: l’idea di Bologna Città 30 è quella di istituire un quadro normativo nazionale per il nuovo modello di viabilità urbana.

Durante Mobilitars, simposio formativo dedicato alla gestione della mobilità urbana, svoltosi a Bologna il 4-5-6 maggio 2023, l’idea si è concretizzata nell’intervento del relatore della proposta di legge, l’ex assessore alla mobilità Andrea Colombo.

Il concetto di fondo prevede un vero cambio di paradigma: limite di velocità a 30 km/h in tutte le strade urbane con eccezione dei 50 km/h soltanto nelle strade ad alto scorrimento.

La definizione normativa di Bologna Città 30

Per la prima volta in Italia si è normato un modello organico diverso da quello già avviato in altre città italiane attraverso la creazione delle zone 30 come a Milano, per esempio.

L’esempio di Bologna Città 30 potrà essere seguito a livello nazionale grazie alla standardizzazione dei 4 principi fondanti:

  1. Limite massimo di velocità di 30 km/h sulle strade urbane, eccetto quelle a scorrimento veloce dove il limite sarà innalzato a 50 km/h;
  2. Adeguamento delle infrastrutture stradali per coadiuvare la moderazione della velocità e del traffico veicolare;
  3. Rafforzamento dei controlli da parte delle forze dell’ordine sul rispetto delle regole del codice della strada;
  4. Campagne di sensibilizzazione e di educazione stradale rivolte alla cittadinanza e a chi si sposta con mezzi privati, di qualunque natura essi siano.

Come funziona la proposta di legge per le Città 30 in Italia?

La proposta di legge per istituire un quadro normativo comune delle città italiane che vorranno aderire al modello di Città 30, è stata redatta da Andrea Colombo – ex assessore che ricopre attualmente l’incarico di esperto in materia di ambiente, mobilità sostenibile e spazio pubblico alla Fondazione Innovazione Urbana – con la collaborazione di numerose realtà attive nel settore della sicurezza stradale.

La normativa che seguirà l’iter di approvazione a livello nazionale si compone di 18 articoli e 6 titoli e prevede un anno di tempo per i Comuni interessati: nei 12 mesi previsti dovranno essere introdotti i nuovi limiti di velocità in tutto il centro abitato e contestualmente si potrà dotarsi degli strumenti necessari per l’attuazione dei medesimi, grazie alla semplificazione della normativa e a fondi speciali ad hoc.

Città 30 in Italia quali sono e cosa si prefiggono

Bologna tra poche settimane sarà a tutti gli effetti una Città 30. Sulla sua strada sono avviate anche Torino e Milano. Nel capoluogo lombardo la deadline prevista è il 2024, quando il nuovo limite sarà esteso a tutta la viabilità cittadina e non soltanto in certe zone come già previsto dal regolamento in vigore.

Nel resto d’Europa, dove gli esempi sono molteplici e funzionanti da diversi anni, le Città 30 hanno portato evidenti benefici in termini di riduzione della mortalità stradale. È il caso della Francia, laddove le rilevazioni hanno evidenziato come i tempi di percorrenza con le automobili non sono direttamente proporzionali alla velocità: la velocità media rimane uguale, ma si azzerano i picchi di accelerazione, statisticamente più rischiosi per gli incidenti gravi.

Bologna Città 30 e la nascita di un nuovo senso civico

Lo sviluppo delle Città 30 in Italia non si limita alla riduzione del limite di velocità, ma attraverso tale strumento promuove temi di più ampio respiro:

  • Aumento della sicurezza stradale e tutela della vita umana;
  • Promozione della mobilità sostenibile in Italia;
  • Qualità della vita dei cittadini;
  • Valorizzazione dell’economia di prossimità;
  • Gerarchia delle responsabilità in strada.

Vale la pena spendere due parole su quest’ultimo concetto. Ispirandosi al codice della strada del Regno Unito, la proposta di legge della quale si fa portavoce Bologna Città 30 introduce il principio secondo il quale chi è alla guida di veicoli più grossi e più potenti ha la massima responsabilità di ridurre i pericoli per gli utenti più fragili. E questo vale tra veicoli a motore e anche tra chi conduce un mezzo a motore e chi va a piedi o in bicicletta.

Per tale motivo, come già succede in Francia, le pubblicità delle auto dovranno contenere un messaggio volto a incoraggiare la guida responsabile e la mobilità sostenibile.