Meno nota della più famosa Costiera Amalfitana, ma altrettanto affascinante, la zona del Cilento è un vero gioiello nascosto della Campania. Situata nella parte meridionale della regione, tra mare e montagne, nella provincia di Salerno, questa terra incantata regala scorci mozzafiato e esperienze indimenticabili. Inoltre, per la sua splendida natura, l’area del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è diventata un’oasi naturalistica protetta inserita dall’Unesco nella sua lista dei Patrimoni dell’Umanità. Tra i tesori che il Cilento nasconde, ci sono i suoi borghi medievali. Questi pittoreschi centri abitati caratterizzati da stradine tortuose e case di pietra, conservano ancora oggi una forte atmosfera antica che incanta chiunque li visiti. Se stai pianificando un viaggio in questa regione meravigliosa, ecco alcuni dei borghi del Cilento da non perdere. Se sogni una fuga lontano dal caos e dalla frenesia che scandiscono la vita quotidiana, i borghi del Cilento sono la meta che fa per te. Oltre a godere di panorami da cartolina e visitare monumenti storici, puoi anche gustare la cucina locale, incluso uno dei migliori vini DOC del nostro Paese, e respirare l’autenticità di un modo di vivere semplice e genuino, capace di conquistare il cuore di chiunque.
Quali sono i borghi più belli da vedere in Cilento?
Tutte le storie più belle iniziano con un viaggio e il Cilento è una meta perfetta per un’avventura fuori dai soliti itinerari turistici, che ti permette di scoprire un’infinità di tesori nascosti, tra paesaggi quasi irreali per la loro incredibile bellezza, storie antiche e tradizioni millenarie.
Non si può certo dimenticare che si parla di una terra che vanta non solo un patrimonio di carattere storico, artistico e naturale di grande rilevanza, ma anche di una zona dove la tavola è un’istituzione e la cucina è l’espressione più autentica della sua cultura. Qui nascono alcuni dei migliori vini d’Italia, come il celebre Cilento Rosso DOC, e si possono gustare piatti che rappresentano un mix perfetto tra tradizione contadina e pesce fresco.
Il modo migliore per cogliere appieno l’anima di queste terre, è immergersi nella vita dei suoi borghi più belli, dove il tempo sembra essersi fermato e le persone, genuine e ospitali, sono ancora legate alle loro radici e tradizioni. I borghi in Cilento sono veri e propri gioielli che conservano il fascino di un passato ormai lontano, tra vicoli stretti, piazze accoglienti, chiese e palazzi storici. Sono luoghi ideali per staccare la spina e godere di un’atmosfera tranquilla e rilassante, lontani dal frastuono delle mete più turistiche, ma in grado di regalare emozioni uniche. Rappresentano, insomma, una tappa imprescindibile se ciò che cerchi è la vera essenza di quest’angolo d’Italia, dove la bellezza incontaminata della natura si sposa armoniosamente con la storia, l’arte e la cultura. Incastonati tra dolci colline punteggiate di ulivi e un mare cristallino, i borghi medievali del Cilento sapranno stupirti e conquistarti fino a farti innamorare.
Prima di partire per il nostro viaggio tra i borghi del Cilento da visitare almeno una volta nella vita è necessario fare una piccola premessa: l’area cilentana, assieme con le sue subregioni, occupa gran parte della provincia di Salerno, tanto che i comuni del Cilento vengono tradizionalmente ripartiti in 5 differenti zone: Alto e Basso Cilento, Cilento Centrale, Valle del Calore e Alburni, Vallo di Diano.
Stiamo parlando di un gran numero di paesi e ognuno di loro meriterebbe di essere conosciuto e apprezzato. Tuttavia, per poterti raccontare il meglio di questo territorio eccezionale, ricco di ogni genere di sorprese, abbiamo pensato di selezionare per te i borghi del Cilento che secondo noi ti ruberanno il cuore.
Borgo di Alfano

Il nostro tour tra i borghi del Cilento parte da Alfano, piccolo comune di nemmeno 1.000 abitanti che si sviluppa lungo le propaggini meridionali del monte Gelbison e il cui territorio fa parte del Parco nazionale del Cilento. Il nome di questo piccolo borgo medievale deriverebbe dal gentilizio Alfius che probabilmente è collegato al toponimo greto Alfeiòs.
I punti principali da vedere a Alfano sono essenzialmente tre: la Chiesa di San Nicola di Mira, il Palazzo Novelli e il Palazzo Speranza.
La Chiesa di San Nicola di Mira, rinnovata durante il XVIII secolo e restaurata più volte, è un edificio religioso particolarmente interessante perché al suo interno custodisce un’acquasantiera costituita in pietra calcarea e risalente al primo Cinquecento, oltre ad alcune preziose statue raffiguranti i santi venerati in città.
Il Palazzo baronale Novelli, risalente all’inizio del Settecento, è invece un palazzo che presenta un grande ingresso in pietra lavorata da cui si accede a un atrio a corte. L’edificio assume un ruolo di straordinario interesse nella storia del borgo poiché durante il periodo del brigantaggio, funse da sede del Comune. Non possiamo non segnalarti anche il monumentale portale d’ingresso, in legno massiccio che regala una particolarissima atmosfera al palazzo.
Infine, il Palazzo dei Baroni Speranza, apparteneva ai Baroni Speranza di Laurito, che lo donarono alla Curia. L’edificio è dotato di una corte centrale e si articola in un imponente complesso edilizio situato in posizione lievemente sopraelevata rispetto al centro abitato.
Il prodotto che meglio rappresenta il borgo di Alfano sono le zappe di ferro, un tipo di artigianato oggi in via di estinzione, oggi prodotte su richiesta in varie dimensioni.
Anche sul fronte della gastronomia, Alfano non si smentisce, proponendo piatti tipici della cucina cilentana come le trofie alla cilentana, i ravioli fatti in casa, i cirignoli, i fichi secchi e i mustaccioli con miele locale, da gustare accompagnati da un buon calice di vino.
Borgo di Bellosguardo

Un nome che di certo non passerà inosservato nella nostra lista di borghi del Cilento da visitare almeno una volta nella vita è quello di Bellosguardo, il cui territorio comunale, di 16 km², comprende l’area tra il fossa Fasanella e il fiume Ripiti, all’interno del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Le origini del toponimo, secondo alcuni, farebbe riferimento al panorama che si può ammirare dalla collina su cui sorge il paese, mentre altre fonti sostengono che sia legato all’eroe protagonista della guerra tra Lucani e Tarantini, un giovane che in virtù della sua bellezza e della sua forza fu chiamato Berlisguardo. In realtà, esiste anche una terza tesi, che gli storici ritengono sia la più attendibile, che lega il nome del borgo all’aria salubre e mite del luogo che avrebbe reso piuttosto sani i suoi abitanti, tanto da regalare a tutti un colorito perfetto e una particolare freschezza in volto che li rendeva belli da guardare. Tra i luoghi di maggiore interesse del borgo, non si può non citare la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, con i due leoni posti all’ingresso dell’edificio, che al suo interno conserva un grande crocifisso, una statua della Madonna risalente al Settecento e un altare cinquecentesco affrescato che raffigura la Pietà e presenta evidenti riferimenti a Cimabue.
Un altro edificio religioso molto interessante è la Chiesa madre di San Michele Arcangelo, impreziosita dagli affreschi del pittore salernitano Pasquale Avallone, mentre per quanto riguarda il patrimonio civile, ti segnaliamo Palazzo e Giardino De Philippis, luogo simbolo degli eventi della rassegna Rural Dimensions.
Tra i gioielli della gastronomia di Bellosguardo, invece, non puoi perderti l’olio extravergine DOP “Colline Salernitane”, il fico bianco del Cilento, un prodotto ortofrutticolo di grande qualità, che dal 2006 gode della Denominazione di Origine Protetta (DOP) e la golosissima sfogliatella di Bellosguardo che si distingue quella della Costiera Amalfitana, che ricorda una conchiglia, per la forma a mezzaluna.
Borgo di Cannalonga

Ci spostiamo a Cannalonga, borgo il cui nome deriverebbe dalla forte presenza di canna comune, una pianta erbacea perenne e dal fusto lungo, cavo e robusto, che in passato cresceva nel Torrente Mennonia che taglia in due il comune. Sembra che questo tipo di vegetazione abbia dato il nome all’intero paese, una località la cui fondazione risale al IX-X secolo d.C.
Il cuore del piccolo paese, che conta poco più di 900 abitanti, è la caratteristica Piazza del Popolo, incorniciata dalle case “a grappoli” che la delimitano, su cui si affacciano la Chiesa di Santa Maria Assunta, il Municipio ed il Palazzo Ducale di proprietà della famiglia dei duchi di Cannalonga Falletti e della famiglia dei Duchi Mogrovejo, discendenti dalla famiglia del più famoso san Turibio de Mogrovejo che, oggi, insieme a Santa Maria Assunta, è il patrono di Cannalonga.
Oltre a questi monumenti, ciò che rende il borgo una meta di grande fascino è la sua posizione geografica. È impossibile restare indifferente davanti all’incredibile paesaggio che circonda Cannalonga, una vera e propria oasi di pace e tranquillità: tra ampie radure di macchia mediterranea, castagneti secolari, sorgenti e grandi faggete, elemento che caratterizza tutta la zona del Cilento, dimenticare lo stress della vita quotidiana e ritrovare un senso di serenità e benessere è davvero facile.
Se poi vuoi immergerti ancora di più nella natura, qui puoi praticare trekking e sui tipici “tuzzi”, vale a dire i punti più alti delle creste montuose del luogo, da cui si possono osservare i cosiddetti “scanni”, ossia gli incredibili strapiombi.
Cannalonga è anche un paradiso per gli amanti della buona cucina: potrai gustare piatti tipici come la frecagnola, ossia carne di capra con la salsa di pomodoro, protagonista di una fiera organizzata a settembre di ogni anno, laane e ciciari, cioè pappardelle di forma molto larga e con ceci, i fusilli al sugo di agnello, la torta rustica chiamata “piazza chiena“, a base di uova, riso, formaggio e salame, e la torta rustica, molto povera, tiano, a base di grano e latte. Naturalmente non può mancare un buon calice di vino ad accompagnare questi deliziosi piatti.
Borgo di Corleto Monforte

Ci troviamo in una ridente e pittoresca cittadina che si trova nella parte nord-orientale del Cilento, all’interno del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ai piedi dei Monti Alburni, su un imponente bastione roccioso.
La conformazione del borgo è davvero unica, in quanto vista da nord-ovest ricorda una nave pronta alla partenza, la cui prua è si trova nella località “Capo delle armi”, mentre la poppa è individuabile nella località “Sciuvolo”. Si pensa che l’origine del nome risalga al termine latino coryletum, traducibile come “bosco di noccioli “, mentre Monforte deriva invece dai locali feudatari.
Corleto Monforte è uno dei più antichi comuni dell’area Valle del Calore e Alburni e vanta un patrimonio storico che merita di essere scoperto ed ammirato.
Ti consigliamo di iniziare la visita da Piazza Diana, così chiamata per via di un tempio dedicato alla dea che qui sorgeva in epoca romana, dove oggi si trova la Chiesa di Santa Barbara che al suo interno presenta numerosi affreschi e statue, oltre a un organo risalente al Settecento. Tra gli altri edifici religiosi che ti consigliamo di visitare, ci sono la Cappella del SS Rosario, un piccolo edificio composto da una sola navata che custodisce numerose opere d’arte, la Chiesa di San Giovanni Battista, che si trova nella parte più alta del borgo e presenta una facciata molto semplice, in stile classico, e il Santuario Diocesano Maria SS della Selice, a circa un chilometro dal centro abitato, da dove con lo sguardo si denomina tutta la valle solcata dal fiume Fasanella.
Arte, storia e paesaggi spettacolari ma non solo: Corleto Monforte è anche un luogo dove puoi godere di una cucina dal gusto autentico, che fa della semplicità dei suoi ingredienti la sua forza. Tra le specialità culinarie che devi assolutamente provare ci sono il caciocavallo podolico, la mozzarelle, i formaggi stagionati e le ricotte con latte di pecora e capra. E ancora, salumi, olio extra vergine d’oliva e naturalmente, il vino.
Borgo di Cuccaro Vetere

Le origini di questo piccolo borgo, che sorge in una posizione privilegiata da cui domina le vallate che digradano verso Palinuro, si perdono nella notte dei tempi e chiamano in causa le atmosfere tipiche delle leggende e delle fiabe.
Il toponimo deriva dal greco kyclos, cioè “recinto fortificato”, ed è dovuto proprio alla posizione geografica che domina la vasta zona circostante. Tale posizione fece di Cuccaro Vetere prima un rifugio e poi un caposaldo difensivo di Velia, un’antica polis della Magna Grecia, conosciuta in epoca romana con il nome di Elea.
Per conoscere meglio la storia del luogo, ti consigliamo di visitare la Chiesa Madre di San Pietro, edificio fondato nell’anno 1000 e ristrutturato in ogni sua parte nell’Ottocento con stucchi di gusto barocco, al cui interno si conservano quadri di grande valore artistico risalenti al Settecento, oltre a statue in legno e un prezioso organo a canne. Di particolare bellezza anche l’altare maggiore, con marmi policromi intarsiati, e l’acquasantiera in pietra lavorata che si trova sulla sinistra della facciata principale. Esiste anche un’altra chiesa di San Pietro, ma si trova ai piedi del paese e fu costruita, insieme al suo imponente campanile, nel XVIII secolo.
Ci sono poi la Chiesa di Santa Teresa, che domina la piazza principale del borgo e dove sono conservate statue in legno ed un altare in marmo intarsiato, e la Cappella della Madonna del Carmelo, che oggi ospita la biblioteca e il Museo Itinerante della Civiltà Contadina, dove puoi osservare da vicino gli oggetti che raccontano le tradizioni locali legate al mondo agrario e rurale. Tra gli oltre 1230 i pezzi in esposizione, uno in particolare è di grande impatto: si tratta di un bel torchio del 1800, testimone silenzioso della fatica e della dedizione dei contadini cilentani. Del patrimonio storico del borgo fanno parte anche i palazzi aristocratici e borghesi che si trovano lungo le strade principali di via Salita Castello, via Fausto Laviano, via Ancelle di Santa Teresa e via Convento, senza dimenticare piazza Umberto I.
Passiamo ora ai prodotti gastronomici della zona, una su tutti, la castagna, ingrediente principe di alcune ricette tradizionali, come la zuppa di castagne e fagioli, a cui si aggiungono fusilli con il ragù di castrato, cacciagione, arrosti e i dolci, preparati con ricette medievali, alcuni dai nomi davvero caratteristici: suspiri, susamieddi, ‘nginette, zeppole, viscuotti, pastorelle e taralli.
Borgo di Laurito

Il piccolo comune di Laurito sorge ai piedi delle balze rocciose del monte Fulgenti, nell’alta valle del fiume Mingardo, e dista poco più di cento chilometri da Salerno.
La particolarità del borgo è che il suo centro abitato si sviluppa in gran parte lungo la S.S. 18 ed è immerso in un uliveto secolare che fa parte di un territorio variegato e suggestivo, che dalla macchia bassa mediterranea delle colline prospicienti il Mingardo va agli uliveti, ai castagneti fino ad arrivare alle foreste di faggio della zona montana.
Le origini del borgo risalgono addirittura alla colonizzazione greco-bizantina del Sud Italia ad opere di laici e monaci basiliani, come testimoniano alcuni elementi greci che arricchiscono il lessico dialettale. Inoltre, in base a quanto riportato in alcuni documenti, il più antico dei quali è del 974, intorno all’anno 1000 Laurito era un castrum, cioè un castello, e aveva una funzione strategica di guardia e difesa contro le incursioni dei Saraceni.
Tra i monumenti e luoghi d’interesse che non devi perdere durante una visita al borgo, c’è la Chiesa di San Filippo d’Agira, risalente al XIII secolo e con affreschi che ornano la piccola cappella gotica, al cui interno si trova una teca che custodisce il dito di San Filippo, una reliquia molto importante per la comunità di Laurito. C’è poi la Chiesa della Madonna del Cielo, poco fuori dall’abitato, con un prezioso altare in marmo a sua volta sormontato da un tabernacolo in legno policromo, ornato da due colonnine laterali con capitelli corinzi, e la Chiesa di San Giovanni Battista, in stile falso romanico e databile tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, che si affaccia su Piazza San Giovanni, nel pieno centro storico. Non mancano anche palazzi storici di grande interesse, come Palazzo Carelli-Cammarosano, Palazzo Garzo-Passarelli e Palazzo Speranza.
A Laurito trovi anche un Antico Mulino, visitabile e oggi convertito in struttura utilizzata per ospitare mostre di diverso genere, come “L’esposizione temporanea degli utensili e attrezzature della cultura contadina” e la mostra fotografica “Laurito nel tempo”.
Ma veniamo ora al cibo, uno dei tanti motivi per visitare il borgo di Laurito. Qui puoi assaporare piatti tipici della cucina cilentana, come i cauzuni, pasta fresca realizzata con farina e acqua, ripiena di ricotta, prezzemolo ed un uovo, conditi con sugo di pomodoro, e i minghiarieddi, un altro tipo di pasta fresca ma a base di farina di castagne, farina 00 e acqua. Hanno un forma allungata e sottile e sono tradizionalmente conditi con aglio ed olio. E se si parla di pasta fresca, non possiamo dimenticare i cavateddi, a base di farina e acqua, dalla tipica forma incavata verso l’interno che si ottiene con una leggera pressione delle dita da esercitare su di un piccolo pezzo di pasta. Vengono conditi con sugo di pomodoro. E ancora, la mozzarella ind’à murtidda, realizzata con latte vaccino, le melenzane mbuttunate, riempiete con una farcia a base di uova, formaggio di capra, prezzemolo e mollica di pane, e fritte in abbondante olio di oliva, il fico ‘mbaccate, ossia le caramelle del Cilento per eccellenza, realizzate tagliando i fichi a metà che vengono poi messi ad essiccare al sole su delle grate di bambù e, una volta pronti, riempiti con le noci, e i mastacciuoli, dolce tipico lauritano, preparati con ingredienti semplici, ossia farina, miele e noci. Una volta ottenuto l’impasto si mette a cuocere in forno in forma di pagnottelle e quando sono ancora calde si tagliano a bastoncini e si ripassano in forno.
Borgo di Prignano Cilento

Prignano Cilento si trova nell’Alto Cilento, il territorio attraversato dal fiume Alento ed è delimitato tra il Monte Stella e Punta Licosa, e sulla sua origine esistono diverse ipotesi.
Il nome, secondo alcuni, deriverebbe dall’abbondanza di alberi di pero nel territorio circostante, mentre altri lo fanno risalire alla parola latina praedium, ovvero “fondo” o “podere”. Facendo riferimento alla radice praedium c’è anche chi sostiene che le origini del nome siano da attribuire al latino Pliniarum, ovvero “fondo di Plinio”, in riferimento alla presenza di Plinio il Vecchio in questa zona della Campania. Puoi cominciare il tuo tour del borgo dalla Chiesa madre dedicata a San Nicola di Bari, edificata prima del secolo XIII, dall’interno diviso in tre navate, quindi particolarmente ampia, che conserva ben cinque altari di finissimo marmo bianco di Carrara. È possibile accedere alla torre campanaria tramite una scala di ferro di recente costruzione per raggiungere la parte più alta dell’edificio e godere di un incantevole panorama che ti permette di allargare lo sguardo fin oltre il paese.
Di fronte alla Chiesa di San Nicola di Bari, inoltre, si trova Palazzo Cardone, di proprietà dei Marchesi Cardone, con una facciata caratterizzata da una robusta torre cilindrica merlata, elemento piuttosto originale poiché non si riscontra in nessun altro degli edifici coevi sparsi sul territorio del Cilento. Altri luoghi di interesse da visitare sono la Chiesa di San Biagio, con l’antica Cappella di San Giuliano, la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, che trovi alla fine di Corso Garibaldi, e la Chiesa dedicata a Santa Caterina, che si trova nella frazione di Melito, al cui interno sono custoditi l’antico altare fabbricato in calcina e pietra e una antica tela che rappresenta il Mistico sposalizio di Santa Caterina con Gesù.
Se la natura è uno dei tuoi interessi, allora a Prignano Cilento non puoi perdere l’occasione di visitare l’Oasi del Fiume Alento, un’area protetta istituita allo scopo di salvaguardare le aree naturali, gli habitat e le tipologie forestali del bacino del Fiume Alento. L’Oasi rientra tra le aree SIC, in quanto Sito di interesse comunitario, e offre un’ampia gamma di servizi, tra cui visite guidate, escursioni naturalistiche a cavallo e in bici, con auto e bus elettrici, laboratori didattici, un’area pic-nic attrezzata con barbecue, due bar e molto altro.
Inoltre, il borgo si trova a circa venti minuti di macchina da Castellabate, uno dei borghi più belli d’Italia in Campania. La specialità di Prignano Cilento? Qui a farla da padrone è il Fico Bianco del Cilento essiccato, mondati (sbucciati a mano) e poi messi ad essiccare su graticci di canne.
Borgo di Trentinara
Chiudiamo il nostro viaggio tra alcuni dei borghi più belli del Cilento con Trentinara, paese che si sviluppa su un costone roccioso a picco sulla sottostante Piana del Sele e dista una manciata di chilometri da Paestum.
Questo antico borgo proteso tra cielo e mare sorge in una posizione privilegiate che ti consente di spaziare con lo sguardo dalla Costiera Amalfitana a Capri, fin giù a Punta Licosa e al Monte Sacro, e godere di un panorama mozzafiato. Non è certo un caso se una delle principali attrazioni turistiche del borgo è la piazzetta panoramica, denominata la Terrazza del Cilento, da cui si può ammirare uno dei panorami più suggestivi di tutta la zona.
Ma non è solo il panorama a fare da padrone qui, Trentinara è, infatti, un borgo ad alto tasso di romanticismo: se lo visiti in compagnia della tua dolce metà, non lasciarti scappare l’occasione di percorrere la via dell’amore, che dalla piazza principale di Trentinara conduce alla già citata Terrazza del Cilento, abbellita da maioliche dipinte a mano dal professor Sergio Vecchio e che riportano frasi celebri sull’amore, selezionate dal giornalista di origini trentinaresi, Giuseppe Liuccio. Alla fine del percorso troverai la cosiddetta “preta ‘ncatenata“, ossia due macigni incastonati tra di loro che rievoca l’abbraccio di due giovani – Saul e Isabella – i quali, secondo la leggenda, non potendo vivere pienamente il loro legame si lanciarono nel vuoto dalla rupe in nome del loro amore contrastato.
Se, invece, al romanticismo preferisci l’adrenalina, a Trentinara puoi cimentarti in un’emozionante discesa con una delle zipline più emozionanti e belle d’Italia.
Tra i luoghi caratteristici del borgo ti segnaliamo la Chiesa campestre della Madonna di Loreto, la Chiesa dell’Assunta, la Chiesa di San Nicola in stile romanico, risalente all’XI secolo e, infine, la Chiesa del Rosario di fondazione antica, al cui interno sono custodite alcune tele di particolare valore artistico, tra cui una pala d’altare della scuola di Francesco Solimena.
Non possiamo concludere questa carrellata tra i borghi del Cilento senza menzionare le specialità gastronomiche di Trentinara, che vanno dal vino all’olio, dai fichi bianchi del Cilento alle castagne, ai formaggi e al pane, inseriti per la maggior parte nei prodotti De.C.O, DOC, DOP e IGP.
I vini del Cilento che devi provare almeno una volta nella vita
Il Cilento non è solo famoso per i suoi paesaggi mozzafiato, la sua ricca storia e i borghi medievali che ne fanno una delle zone più affascinanti d’Italia, ma anche per la produzione di ottimi vini che si sposano bene con i profumi e sapori di una cucina genuina, capace di esaltare il meglio delle materie prime locali.
La regione offre una grande varietà di vini, grazie alla diversità dei terreni, delle uve e alla presenza di microclimi che permettono la coltivazione di differenti vitigni. Sono numerose le cantine locali che si dedicano alla produzione di vini di alta qualità, rendendo il Cilento un punto di riferimento per gli amanti del buon vino che desiderano scoprire nuovi sapori e profumi.
Tra i vini più rinomati citiamo il Cilento Rosso DOC, il Cilento Bianco DOC, l’Aglianico del Cilento, il Cilento Rosato e il Cilento Fiano, simboli di un territorio che vanta una lunga tradizione vinicola e che offre un’esperienza di degustazione davvero indimenticabile.