Una terra di emozioni, meraviglia e tradizioni senza tempo, racchiusa tra la splendida costa del Mar Adriatico e le alte montagne boscose, con sinuose colline e verdeggianti vallate che regalano viste panoramiche mozzafiato e disegnano panorami di rara bellezza. Di chi parliamo? Delle Marche, una regione che alla grande varietà di paesaggi unisce una concentrazione unica di capolavori artistici e architettonici, senza dimenticare il patrimonio enogastronomico di straordinario valore. Nelle Marche ci sono alcuni dei più bei borghi d’Italia, luoghi incantevoli, rimasti immutati nel tempo, che sanno conquistare il cuore di qualsiasi viaggiatore.
Quali sono i borghi più belli delle Marche?
Un viaggio è sempre una scoperta, ma visitare i borghi nelle Marche, destinazione perfetta per chi cerca un incontro autentico con la cultura e le tradizioni locali, è un’esperienza indimenticabile che ti farà battere il cuore e innamorare a ogni angolo.
Passeggiare tra le strade dei pittoreschi dei borghi più belli d’Italia nelle Marche, il cui fascino si è conservato nei secoli, è come fare un tuffo in un mondo incantato. Questi gioielli, ricchi di storia e arte, dove si respira un’atmosfera di semplice e genuina bellezza, ti offrono un’ottima occasione per trascorrere una vacanza fuori dai sentieri battuti ed esplorare alcuni dei luoghi più incredibili del nostro Paese.
Sono oltre venti i borghi più belli d’Italia nelle Marche che con la loro incredibile varietà di colori, sapori e profumi rendono questa regione così speciale. In questa guida trovi la nostra personale top ten di quelli da non perdere, ognuno con la sua storia unica e attrazioni che ti faranno innamorare a prima vista.
Il borgo di Arcevia
Iniziamo il nostro viaggio tra i borghi marchigiani da Arcevia, piccolo comune della provincia di Ancona che nasce con il nome di Rocca Contrada salvo poi cambiarlo nel 1817, anno in cui papa Pio VII le attribuisce il titolo di città. Il territorio del comune di Arcevia segna il confine tra la campagna marchigiana, che si estende per molti chilometri nell’entroterra partendo dal mare, e i primi monti dell’Appennino umbro-marchigiano, in particolare quelli che fanno parte del Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi.
Il borgo è ancora oggi protetto da una possente e maestosa cinta muraria, percorribile in più punti, di cui rimangono alcuni torrioni e quattro porte di accesso. Tra i luoghi d’interesse da non perdere ci sono la Collegiata di San Medardo, costruita nel XVII secolo e al cui interno sono conservate opere d’arte di grande valore, tra cui i polittici di Luca Signorelli e le ceramiche dei Della Robbia, e la Chiesa di San Francesco, edificata nel 1275 e ricostruita in stile rococò nel 1750.
Ti segnaliamo, inoltre, che Arcevia è inserita in un sistema territoriale caratterizzato dalla presenza di nove imponenti castelli, presenti nelle frazioni di Avacelli, Castiglioni, Caudino, Loretello, Montale, Nidastore, Palazzo, Piticchio e San Pietro in Musio, che nei secoli hanno protetto il capoluogo e contribuito alla sua ricchezza.
Il prodotto tipico del borgo? I famosi calcioni di Arcevia, dal caratteristico sapore dolce e leggermente piccante, che possono essere serviti come secondo o come dolce.
Il borgo di Cingoli
Ci spostiamo nella provincia di Macerata e più precisamente a Cingoli, il cui nome deriva dal latino Cingulum che ha il significato di “sporgenza rocciosa”, “ripiano che sporge sul versante di un monte”. Il borgo, quindi, è una città edificata sul ripiano di un monte, un vero e proprio balcone sulle Marche da cui si può godere di un panorama indimenticabile che abbraccia le cime abruzzesi della Maiella e del Gran Sasso e, quando il cielo è particolarmente terso, spinge lo sguardo fino alle coste della Dalmazia.
Cuore di Cingoli è la piazza Vittorio Emanuele II su cui si affacciano il Palazzo Comunale, sede del Municipio e del Museo archeologico statale, e la splendida cattedrale di Santa Maria Assunta. Altri luoghi da visitare sono la Collegiata di Sant’Esuperanzio, tra i più importanti monumenti cittadini, eretta in stile gotico e al cui interno sono conservati notevoli affreschi di Scuola umbro-marchigiana del XV e XVI secolo, e la chiesa di San Filippo Neri, straordinario esempio di decorazione barocca.
Non puoi andare via da Cingoli senza assaggiare la parmigiana di cardi, chiamati localmente gobbi, oppure le tagliatelle al sugo di cinghiale, gli gnocchi all’anatra o l’oca in salmì.
Il borgo di Corinaldo
Terra vinicola nota per il suo Verdicchio, Corinaldo è situato nell’entroterra di Senigallia, dalla quale dista circa una ventina di chilometri in direzione sud e sorge alla sommità di un colle sulla riva sinistra del fiume Nevola, a un’altitudine di 203 metri. Dal capoluogo Ancona, il borgo dista circa 50 km, mentre confina a nord-ovest con la provincia di Pesaro e Urbino. Il nome deriva probabilmente da Curia di Rinaldo, antico nome longobardo che il primo nucleo abitato doveva avere in epoca altomedievale. Secondo un’altra ipotesi, invece, alla fine del XII secolo, quando nel territorio c’erano una decina di castelli in conflitto fra loro, apparve il toponimo Colli in alto che intorno al1400 si trasforma in Corinaldo. Altra ipotesi diffusa sull’origine del nome è che esso derivi dall’espressione Cor in alto.
Fiore all’occhiello del borgo marchigiano sono le possenti mura, edificate nel XIV secolo e ampliate alla fine del XV, splendido esempio di architettura militare, a cui si aggiunge il suggestivo Pozzo della Polenta, via La Piaggia, con la sua lunga scalinata composta da oltre cento gradini, il Palazzo Comunale, raffinato edificio neoclassico, la Chiesa dell’Addolorata, dall’elegante interno rococò, e il Santuario di Santa Maria Goretti, con la facciata in laterizio, che nell’altare maggiore conserva una statua lignea della santa e un’urna in argento contenente l’osso del braccio. Forse non sai che Corinaldo è celebre per aver dato i natali a Santa Maria Goretti e qui, oltre il santuario a lei dedicato, a poca distanza dal centro, puoi visitare è la casa dove nacque Maria Goretti, al cui interno sono esposti arredi originali e strumenti di lavoro a cui si sono aggiunte numerose immagini e testimonianze sulla Santa.
Il simbolo della cucina locale sono le cosiddette “pecorelle”, ovvero dei rettangoli di sfoglia che racchiudono un gustoso ripieno a base di mosto ristretto, pangrattato, noci, buccia d’arancia e cannella.
Il borgo di Esanatoglia
Secondo la leggenda, l’origine del toponimo del fiume Esino, sulle cui rive si presume sia sorto in età romana il primo insediamento del piccolo comune nella provincia di Macerata, chiamato Aesa, è collegato a Esus, il dio celtico della guerra. Dal Medioevo alla fine dell’Ottocento, invece, il borgo prese il nome di Santa Anatolia, in onore della Santa Patrona, martire del III secolo d.C. Infine, nel 1862, dalla combinazione di Aesa e Anatolia, fu coniato l’attuale nome Esanatoglia.
Soprannominata “la città dei sette campanili” che, se si osserva la città dall’alto, percorrono il corso Vittorio Emanuele, da porta Sant’Andrea alla parte alta, porta Panicale, da dove si esce verso l’intatta valle di San Pietro, Esanatoglia è un luogo di immensa bellezza e fascino, dove si trovano Palazzo Varano, attuale sede del Municipio, che conserva l’interessante tela raffigurante La cacciata dei diavoli da Arezzo, l’adiacente ex Chiesa di San Francesco, dove sono custodii gli affreschi trecenteschi del “Maestro di Esanatoglia” Diotallevi di Angeluccio, tra cui una pregevole Madonna del Latte, la chiesa di Santa Maria Maddalena, al cui interno puoi ammirare il pregevole dipinto della Crocifissione, il palazzo detto delle Milizie e il palazzo del Podestà.
L’imperdibile specialità locale? Le cotiche co i fagioli accompagnate dal pane abbrustolito e dalle patate usate per rassodare il sugo. E per concludere il pasto con dolcezza prova le favorite, dolcetti secchi a base di anice.
Il borgo di Frontino
Il piccolo comune di circa 300 abitanti, il cui nome deriva da Castrum Frontini, di origine probabilmente romana, si trova nella provincia di Pesaro e Urbino e fa parte sia della regione storica del Montefeltro che dell’Unione Montana del Montefeltro. Inoltre è inserito nell’area protetta del Parco naturale del Sasso Simone e Simoncello. Il borgo sorge arroccato su uno sperone che domina il torrente e la valle del Mutino, di fronte al monte Carpegna, e ti offre la possibilità di ammirare panorami di rara bellezza che comprendono i monti della Luna, del Nerone, del Catria, dello Strega, del San Vicino, più le piccole valli in cui sono incastonati altri borghi.
Da vedere a Frontino c’è sicuramente il Castello, con la monumentale fontana, scultura d’acqua di Franco Assetto, la chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, al cui interno si trova una tela della scuola di Federico Barocci, il pittore urbinate più importante dopo Raffaello, rappresentante la Madonna con Bambino e i Santi Ubaldo e Francesco, il convento di Monte Fiorentino, tra i più grandi delle Marche, la chiesa di Montefiorentino, con il meraviglioso Polittico del pittore veneziano Alvise Vivarini (1475), oggi esposto presso la Galleria Nazionale d’Arte di Urbino. e la splendida cappella dei conti Oliva, l’antico Mulino di Ponte Vecchio e il suggestivo monastero di San Girolamo, circondato da querce secolari.
La specialità locale che ti suggeriamo di assaggiare è il bustreng, un dolce a base di uova e latte che ti conquisterà.
Il borgo di Gradara
Gradara, il cui nome deriva dal latino Cretaria che equivale a “creta” o semplicemente “luogo argilloso “ in riferimento alla formazione geologica del territorio, si trova a pochi chilometri da Pesaro, in provincia di Pesaro Urbino, ed è la meta perfetta per un viaggio romantico. La storia di questo borgo medievale è legata a quella della famiglia Malatesta, che fece costruire le due cinte di mura erette tra il XIII e il XIV secolo. Inoltre, Gradara è stata anche uno dei principali teatri degli scontri tra il Papato e le Casate Marchigiane durante il Medioevo: se la contesero infatti i Borgia, i Della Rovere e i Medici.
Il simbolo del borgo è la Rocca, un castello-fortezza che si erge sul colle al confine tra Marche ed Emilia Romagna, tra le strutture medievali meglio conservate in Italia, da cui è possibile godere di una vista mozzafiato sulla vallata e fino alla costa adriatica. Quello che forse non sai è che, secondo la leggenda, la rocca ha fatto da sfondo al tragico amore di Paolo e Francesca, cantato da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Ti consigliamo di non perdere anche il suggestivo percorso denominato Camminamenti di Ronda, Palazzo Rubini Vesin, composto da una serie di saloni decorati con stucchi e affreschi, e il Museo Storico che conserva importanti testimonianze del passato del borgo e del suo castello.
Il piatto tipico di Gradara sono i “tagliolini con la Bomba” un piatto della tradizione contadina composto da ingredienti poveri ma molto saporiti: olio cipolla e lardo.
Il borgo di Grottammare
Grottammare, nella provincia di Ascoli Piceno, sorge sulle rive del mare Adriatico, a nord della foce del fiume Tesino, con il centro abitato che si estende lungo la costa fino alle pendici delle vicine colline dove si erge l’antico borgo medievale. Le sue origini sono antichissime, come testimoniato dalla necropoli picena risalente al VII-V secolo a.C., mentre il nome Grotte corrisponderebbe alla zona delle più antiche fortificazioni, di cui i resti sono visibili ancora oggi?
Se la tua passione sono le due ruote o le lunghe passeggiate all’aria aperta, a Grottammare, sul lato est del lungomare, puoi percorrere la bellissima pista ciclo-pedonale della Riviera delle Palme che collega il borgo con Cupra Marittima e San Benedetto del Tronto, per una lunghezza di circa 8 km. Tra i luoghi che meritano una visita ci sono la chiesa di Sant’Agostino, di origine cinquecentesca e collocata sulla ripida strada che dalla marina porta al borgo antico, la chiesa di Santa Lucia, costruita per volontà di Sisto V, al cui interno si trova lo splendido organo del 1752, opera di Francesco Fedeli, il Torrione della Battaglia, fortificazione del XVI, e la chiesa di San Giovanni Battista presso Piazza Peretti, cuore del borgo, da cui puoi godere di una splendida vista panoramica sulla città.
Se vuoi godere fino in fondo del fascino del borgo medievale a picco sul mare, ti suggeriamo di soggiornare presso il B&B Porta Marina e di provare il frustingo, un dolce tipico a base di fichi secchi, uva passa, mandorle, noci, vino cotto, canditi e spezie.
Il borgo di Macerata Feltria

Il borgo di Macerata Feltria, nella provincia di Pesaro e Urbino, si trova in un’area collinare tra le valli del Foglia, a sud, e del Conca, a nord, adagiato in una conca dominata a ovest dal monte Carpegna e circondata tutt’intorno da colline che degradano dolcemente verso il mare. Il nome deriverebbe dalle macerie della città romana distrutta dai Goti, sulle quali nel secolo XI fu costruito il nuovo abitato. Quello che in pochi sanno è che gli ampi tornanti con cui le strade si arrampicano sulle colline che circondano Macerata Feltria erano le salite preferite dal grande ciclista romagnolo Marco Pantani. Quindi, se ami la due ruote, puoi ripercorrere le strade che hanno messo alla prova il Pirata oppure, in alternativa, concederti lunghe passeggiate, praticare nordic walking o ancora dedicarti alla pesca sportiva sulle rive del lago artificiale.
Tra le cose da fare a Macerata Feltria, ti consigliamo una visita al suo centro storico, al palazzo Antimi Clari, con annessa cappella gentilizia, al palazzo Gentili Belli, interessante esempio di archeologia industriale ottocentesca, e alle chiese di Santa Chiara e di San Michele Arcangelo, quest’ultima contenente un antico e prezioso crocefisso ligneo di Olivuccio di Ceccarello da Camerino, risalente al 1396. Altri luoghi d’interesse che da non perdere sono la chiesa di San Francesco, di origine trecentesca, la chiesa di San Giuseppe al Castello, con lo splendido portale in cotto decorato e scranni lignei all’interno, palazzo Evangelisti, palazzo Valturio, palazzo del Podestà e l’area archeologica di Pitinum.
Dalle bellezze storico e artistiche alle specialità culinarie, a Macerata Feltria devi assolutamente provare la torta con uva secca e noci, considerata un tempo il pane dei poveri perché fatta con ingredienti che i contadini avevano sempre in casa: noci, uvetta, zucchero, farina e olio.
Il borgo di Mercatello sul Metauro

Il borgo di Mercatello sul Metauro si trova nella parte occidentale della provincia di Pesaro e Urbino. Il comune, che dista circa 33 km da Urbino e 69 km da Pesaro, si estende nell’alta Val Metauro, a pochi chilometri dal valico appenninico di Bocca Trabaria, che collega la Val Metauro con la Val Tiberina. Il toponimo, come si può facilmente immaginare, significa “piccolo mercato”, poiché anticamente Mercatello sul Metauro era luogo dove, due volte a settimana, veniva svolto il mercato e vi confluivano persone dalle campagne circostanti. Qui puoi ammirare la Collegiata dei Santi Pietro e Paolo, l’edifico attorno cui si è sviluppato il borgo, al cui interno è conservata la Maria Immacolata dipinta da Raffaellino del Colle, uno degli ultimi allievi di Raffaello Sanzio, la chiesa di San Francesco, con il Crocifisso gotico di Giovanni da Rimini, allievo di Giotto, la Chiesa e Museo di San Francesco, la casa natale di Santa Veronica e la piccola chiesa di San Sebastiano al cui interno è custodito, dentro un’urna, il prezioso simulacro del Cristo Morto della fine del Duecento, oltre al Miracolo della vera Croce dell’artista durantino Giorgio Picchi. Nell’architettura civile si distinguono il Monte di Pietà, con portale di pietra arenaria raffigurante il Cristo paziente, e il seicentesco palazzo Gasparini.
Il prodotto tipico della zona da non perdere sono i tacconi, una pasta fatta mano con uova, farina di grano e farina di fave, molto simile alle tagliatelle.
Il borgo di Visso
Soprannominato “la perla dei Sibillini”, il comune di Visso, in provincia di Macerata sorge alla confluenza di cinque vallate, in una conca circondata da montagne con versanti ripidi e boscosi e dolci cime a prato o pascolo. Il toponimo Visso deriva probabilmente dal latino Vicus, cioè “luogo” o “villaggio”, che era accompagnato dall’aggettivo Elacensis, “rispettabile”. L’incantevole centro montano, nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, di cui ospita la sede, vanta un passato ricco di storia e di certo non mancano monumenti e luoghi di interesse da visitare. Partiamo subito con la scenografica piazza dei Martiri Vissani, delimitata da eleganti palazzetti quattro-cinquecenteschi e su cui si affacciano la Chiesa Collegiata, in stile romanico-gotico, sovrastata da un elegante campanile e con un portale trecentesco finemente lavorato, e la chiesa di Sant’Agostino, oggi sconsacrata, sede del Museo che raccoglie opere di proprietà comunale ed ecclesiastica provenienti in gran parte dalle chiese del territorio vissano. Al suo interno sono custoditi anche custoditi alcuni manoscritti di Giacomo Leopardi, tra cui la celebre opera “L’Infinito”. Nonostante le piccole dimensioni, il centro storico di Visso, con le sue imponenti mura, i balconcini medievali, le case, le torri, i palazzi gentilizi rinascimentali, i portali in pietra arricchiti da motti latini e stemmi di famiglia, è un vero e proprio scrigno di arte e cultura che non lascia uno indifferenti.
E per soddisfare il palato, è impossibile non citare il caiuscolo, un insaccato preparato con una speciale lavorazione del maiale, la cui carne viene macinata e infarcita di aromi, senza dimenticare i formaggi, da gustare nelle diverse stagionature, la lenticchia, il farro dei Monti Sibillini, il castrato di montagna e i piatti a base di trota del fiume Nera e quelli impreziositi con il pregiato tartufo nero.