È la regione alpina per eccellenza, del resto il suo stesso nome, “ai piedi del monte”, richiama subito alla mente la maestosa bellezza delle grandi montagne che dominano il paesaggio, come il Monte Rosa, citato anche da Leonardo da Vinci, e il Monviso. Naturalmente, stiamo parlando del Piemonte, una terra di immenso valore per il suo patrimonio culturale, artistico, storico e naturalistico, senza dimenticare la sua deliziosa cucina e i vini famosi in tutto il mondo, dove si trovano alcuni dei borghi d’Italia più belli che custodiscono tradizioni secolari profondamente radicate nel passato ma ancora vive oggi.
Quali sono i borghi più belli d’Italia in Piemonte?
Se diciamo Piemonte, probabilmente pensi subito all’elegante Torino, prima capitale del Regno d’Italia, poi al goloso gianduiotto, una piccola delizia di cioccolato capace di sciogliere anche i cuore più duri, ai prestigiosi vini, come il Barbera e l’Asti spumante, e al celebre tartufo d’Alba, un vero tesoro della regione. Non si possono poi non citare anche i moderni comprensori sciistici, tra cui Bardonecchia e Alpe di Mera, dove trascorrere divertenti giornate sulla neve in compagnia degli amici o della famiglia.
Ma c’è anche un altro lato della regione, ancora più magico e romantico, che rimarrà per sempre impresso nella tua memoria se ti regalerai l’opportunità di scoprirlo: quello fatto di luoghi sospesi tra terra e cielo, che catturano il cuore a prima vista e raccontano storie che hanno attraversato i secoli e che, ancora oggi, non hanno perso il loro fascino. Questi sono i borghi più belli d’Italia in Piemonte, piccole enclavi dove respirare l’autenticità di tradizioni ancora vivi e palpabili.
Dopo i borghi più belli d’Italia nelle Marche e i borghi più belli della Lombardia, facciamo tappa nella regione più occidentale del Belpaese per scoprire quali sono i borghi d’Italia in Piemonte che ti permetteranno di conoscere ancora meglio il territorio e la sua cultura. Citarli tutti è impossibile, visto che son ben diciannove, quindi abbiamo deciso di selezionarne dieci che, secondo la nostra personale top ten, sono i più suggestivi e pittoreschi.
Il borgo di Castagnole delle Lanze
Cominciamo il nostro viaggio da Castagnole delle Lanze, il piccolo comune che sorge tra le colline di Langhe e Monferrato, in provincia di Asti, a pochi chilometri dalla città di Alba.
Il nome di questo delizioso borgo piemontese è composto da due parti: la prima deriva dalla parola latina castinea, che significa “piccola castagna”, mentre la seconda dal nome della nobile famiglia dei Lancia che ebbe in possesso i territori tra il 1190 e il 1206. Anche il paese di Castagnole delle Lanze è diviso in due parti distinte: una è il centro storico, situato nel borgo collinare di San Pietro, l’altra è il paese basso, ossia il borgo nuovo. Nel centro storico, soprannominato “Paese Alto”, si trova il Parco della Rimembranza, al cui interno si possono osservare varie specie arboree, arbustive ed erbacee di grande valore ornamentale. Qui si trova anche una torre panoramica, edificata nella seconda metà del XIX secolo per volere del Conte Paolo Ballada di Saint Robert, scienziato ed eclettica figura dell’800, che se ne serviva come osservatorio astronomico. Meritano una visita anche la chiesa parrocchiale di San Pietro in Vincoli, eretta nel 1681 in stile barocco ligure-piemontese, e le numerose cappelle campestri sparse nelle borgate castagnolesi. Da non perdere anche i portici colorati di Via Ener Bettica, che riproducono i colori della natura, delle stagioni, della vite e del vino, opera dell’artista castagnolese Vincenzo Piccatto.
Ci troviamo in una terra in cui il vino è protagonista assoluto della tavola, quindi non lasciarti scappare l’occasione di assaggiare il risotto al Barbera, una vera prelibatezza.
Il borgo di Mombaldone
Anche il piccolo comune di Mombaldone si trova in provincia di Asti ed è è l’unico borgo della Langa Astigiana ancora cinto delle mura originarie.
Il suo nome deriva da Mons Baldus, dal germanico Bald ovvero “monte”, con riferimento alla collina su cui stavano gli otto mansi del monastero di San Quintino di Spigno. Concedersi una passeggiata lungo l’unica via centrale del paese, tra vicoli e passaggi, cortili e angoli nascosi, vuol dire immergersi nell’atmosfera autentica di un passato che è ancora vivo, dove memoria e cultura si fondono in una combinazione unica e affascinante. Partendo da via Cervetti, incontrerai subito la Porta d’ingresso al ricetto, ad arco acuto, che costituisce l’accesso al borgo antico e conserva intatta la sua forma di origine medievale. Sulla Piazza Umberto I, invece, cuore di Mombaldone, si affacciano i principali monumenti del borgo: l’Oratorio dei Santi Fabiano e Sebastiano costruito nel 1764, la cui ampia e sobria sala, impreziosita da decorazioni del 1883, ospita convegni, mostre, riunioni, manifestazioni culturali e musicali, e la Chiesa parrocchiale di San Nicola, al cui interno sono custodite tele secentesche, fra cui alcune di Giovanni Monevi, e un gigantesco organo realizzato dai torinesi fratelli Collino nel 1885. Oltrepassata la piazza, puoi ammirare ciò che resta del Castello, mentre in Via Roma, infatti, tra il muraglione del Castello e l’oscura Portiola, si trova il palazzo detto la Fortezza, storico edificio con esterni in pietra a vista e affascinanti saloni finemente arredati, oggi sede del ristorante l’Aldidà.
Che cosa mangiare a Mombaldone? Tanto per cominciare, il bichiré, ossia l’antipasto di salame locale, poi i tajarìn, un primo di pasta fatta in casa, oppure i ravioli al plìn, mentre per i secondi la scelta è tra il capretto di Langa, il montone grasso arrosto, la trippa o il bollito in salsa verde (il tradizionale bagnét). E per terminare in dolcezza, una delicata robiola Dop di Roccaverano accompagnata da mostarda e miele.
Il borgo di Chianale
Chianale è una frazione di Pontechianale, un piccolo comune sparso nella provincia di Cuneo, e si sviluppa sulle due sponde del fiume Varaita.
Il nome Chianale, che deriva dalla lingua occitana La Cianal, significa canale e allude a un’opera di canalizzazione del torrente Varaita tra le case, ma c’è chi sostiene che anticamente con La Cianal si facesse riferimento alla sorgente stessa del fiume. Il borgo, tra le tappe del Giro d’Italia e punto di partenza per varie escursioni sul Monviso, tra cui il noto Giro di Viso, un percorso escursionistico a forma di anello che si sviluppa intorno al Re di Pietra, è diviso dal Varaita in due nuclei collegati tra loro da un ponte in pietra, vero cuore del borgo. Il ponte sorge in corrispondenza di una piccola piazzetta con fontana su cui si affaccia la chiesa di Sant’Antonio, edificata nel XIV secolo, con un campanile a vela biforato, un portichetto d’ingresso e uno splendido portale romanico a triplice ghiera. Chianale, la cui struttura è centrata sull’asse dell’antico Chemin Royal, l’antica strada del sale che portava in Francia, al civico 17, si trovano i resti di Casa Martinet, un tempio calvinista. Un altro luogo che devi visitare è la chiesa di San Lorenzo, costruita tra Seicento e Settecento, al cui interno è conservato un altare barocco risalente al 1726 di tradizione brianzonese, appoggiato a quattro massicce colonne tortili di pino cembro e frutto di uno splendido lavoro di intaglio. Inoltre, da ammirare ci sono anche i bellissimi tetti in lose delle abitazioni che visti dall’alto donano al borgo un fascino davvero suggestivo.
E per concludere la giornata in bellezza, ti consigliamo di provare due specialità del territorio: les ravioles, gnocchi di patate impastate con formaggio e condite con burro fuso, e la polenta concia cruzetin, fatta con gnocchetti aciduli di farina di segale.
Il borgo di Guarene
Restiamo nella provincia di Cuneo, ma lasciamo Chianale per andare a Guarene, comune che fa parte della delimitazione geografica del Roero e confina con la vicina città di Alba, capitale del territorio delle Langhe e del Tartufo Bianco.
Il toponimo ha origine dal centro abitato di Gorena, l’agglomerato costruito dagli abitanti di San Giovanni de Villa nel XI secolo per sfuggire alle sempre più frequenti e pericolose incursioni saracene. Tra i luoghi d’interesse che ti consigliamo di visitare ci sono il Castello, costruito a partire dal 1726 per iniziativa di Carlo Giacinto Roero ed importante esempio di architettura barocca piemontese, la Chiesa della Santissima Annunziata, costruita tra il 1699 e il 1738, e la Chiesa di San Michele, l’edificio più antico del paese, al cui interno si trovano un prezioso quadro dei Moncalvo ed una magnifica statua in legno dell’Angelo Custode. E ancora, la meravigliosa Pinacoteca Comunale del Roero e il Palazzo Re Rebaudengo, la splendida dimora storica settecentesca, oggi complesso museale, con sale nobiliari impreziosite da affreschi a tema mitologico. Un’esperienza da non perdere a Guarene è la passeggiata panoramica lungo il Paramuro, una sorta di corridoio che in passato serviva a dividere le case dalle mura vere e proprie che circondavano l’abitato in epoca medioevale. Da qui, oltre ad ammirare la disposizione delle case del paese, costruite intorno alla collina, puoi lasciare che lo sguardo vagare verso le colline delle Langhe e ammirare la maestosità dei loro vigneti.
Infine, non dimenticate di gustare due prodotti tipici: il bollito misto alla piemontese, composto da sette tagli di vitello piemontese, e il caritone, un pane dolce il cui nome deriva dalla parola “carità”, poiché in passato questo dolce era dato da chiese e confraternite in carità ai poveri.
Il borgo di Monforte d’Alba
Un altro borgo in provincia di Cuneo, che devi assolutamente visitare, è quello di Monforte d’Alba, le cui origini sono antichissime: infatti, sono state rinvenute tracce di insediamenti risalenti al neolitico e frammenti d’epoca romana.
Monforte d’Alba fa parte degli undici comuni di produzione del Barolo e deve il suo nome al castello cinto da mura che sorse nell’Alto Medioevo sulla sommità di un colle Mons Fortis. Fiore all’occhiello del borgo è la residenza dei marchesi Scarampi, situata a fianco della piazza in cui è stato ricavato l’Auditorium Horszowski e dalla quale si ergono la torre Campanaria e le due Confraternite di Santa Elisabetta e di Sant’Agostino. L‘Oratorio barocco di Santa Elisabetta, con paraste marmorizzate e una decorazione floreale che impreziosisce la volta, al suo interno ospita un altare dietro il quale si trova un’importante cornice barocca che racchiude una tela rappresentante Santa Elisabetta, mentre l’Oratorio di Sant’Agostino e di San Bonifacio, in stile barocco, presenta un interessante portale in bronzo, dove sono raffigurati il Tetramorfo, un motivo iconografico di origine orientale simbolo dei quattro Evangelisti, con l’angelo di Matteo, il leone di Marco, il bue di Luca e l’ aquila di Giovanni, e due Labirinti, rappresentazioni medievali del percorso di penitenza. A Monforte d’Alba sono inoltre visibili, ancora oggi, due meridiane: quella in Via Del Carretto, con la centro una clessidra alata e, in alto, la scritta Velociter Transit, e l’altra in Via Vallada, con la scritta Soles occidere et redire possunt nobis cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una eterna dormenda (Il sole può calare e ritornare per noi, quando la breve luce cade resta una eterna notte da dormire).
Passiamo ai piaceri della tavola perché la lista di prodotti tipici di Monforte d’Alba è lunga e variegata: dal brasato al Barolo al bollito misto accompagnato dal bagnet verd, dal coniglio alla langarola con i peperoni al vitello tonnato, dalla carne cruda all’albese al fritto misto alla piemontese, passando per la fonduta, la bagna cauda e la pasta fatta in casa. Naturalmente non si può non citare uno degli ingredienti per eccellenza di questa zona, ovvero il tartufo d’Alba. Non mancano poi deliziosi dessert come le tume, il bonet, la torta di nocciole e le paste secche di meliga con lo zabaione.
Il borgo di Neive
Neive dista circa 10 km da Alba, 79 km da Cuneo e 27 km da Asti, e deve il proprio nome a una nobile famiglia romana, la gens Naevia, della quale fu possedimento.
Il centro storico del borgo ha un impianto medievale e nella parte alta conserva ancora oggi alcune vestigia del ricetto, anche se l’antico castello andò distrutto nel 1276, nel corso di una delle tante guerre tra i comuni di Asti ed Alba. Il cuore di Neive è Piazza Italia, un salotto settecentesco sulla quale si affacciano le sedi amministrative del paese, ma da vedere ci sono anche la Casaforte dei Conti Cotti di Ceres, antica residenza signorile fortificata del periodo medievale costruita nei pressi della Torre dell’Orologio, il Palazzo della contessa Demaria, nei pressi della porta San Rocco, e il Palazzo dei Conti di Castelborgo, risalente al XVIII secolo, dimora signorile che oggi ospita l’azienda agricola Castello di Neive. Tra gli edifici religiosi che meritano una visita ci sono l’Arciconfraternita di San Michele, realizzata tra 1759 e 1789 in stile barocco sabaudo e con i i simboli rivoluzionari dei diritti dell’uomo scolpiti sul portale, la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, edificata nel 1750, con facciata neo classica, e le due cappelle cinquecentesche dedicate a San Rocco e a San Sebastiano poste ai margini del borgo. Segnaliamo anche la cappella Riccardi Candiani, un magnifico esempio di arte del Novecento, costruita negli anni Venti in stile neogotico e ospitata all’interno del cimitero nuovo, a poca distanza dal centro storico.
Dal punto di vista gastronomico, a Neive puoi assaporare l’autenticità della cucina tradizionale piemontese e alcune specialità, come la bagna caôda, i tajarin al tartufo, la carne cruda all’albese, il coniglio al civèt, il fritto misto alla piemontese, la fonduta con sfoglie di tartufo bianco, la torta di nocciole e lo zabaione al moscato. Il prodotto d’eccellenza di questa zona è senza dubbio il vino, in particolare il Barbaresco, utilizzato anche per la produzione del profumato e dolce “salame al Barbaresco” che ti consigliamo caldamente di provare.
Il borgo di Ricetto di Candelo
Ricetto di Candelo è un complesso architettonico di epoca medievale situato a Candelo, comune in provincia di Biella. Soprannominato “Pompei medievale del Biellese”, il suo nome deriva dal latino receptum, che significa “ricovero/rifugi”, e indica il luogo cinto da fortificazioni, dove in passato si accumulavano beni, come foraggi e vini, e in cui la popolazione si rifugiava in caso di attacchi dall’esterno.
Quello di Candelo è sicuramente uno degli esempi meglio conservati di questo tipo di struttura medievale, che puoi trovare anche in altre località del Piemonte e in alcune zone dell’Europa centrale. Il ricetto è composto da circa duecento edifici, detti cellule, che occupano un’area di circa 13.000 metri quadrati, ed è attraversato da strade, dall’evidente richiamo francese, chiamate rue. Da Ricetto di Candelo si gode una vista panoramica sull’intero comprensorio delle Prealpi biellesi, a nord, e verso la Riserva naturale orientata delle Baragge, in direzione sud. Meta turistica dall’atmosfera particolarmente affascinante, destinazione perfetta per una gita fuori porta a Torino, da cui dista poco più di 70 chilometri, il borgo ospita durante tutto l’anno manifestazioni di diversa natura che vanno dalla degustazioni di vini ai concerti, dai mercati di prodotti tipici ai laboratori creativi di artigianato ospitati dentro le cellule, che oggi non sono più adibite ad abitazione, ma vengono utilizzate dai proprietari come ritrovo per il fine settimana o sedi per attività enogastronomiche e culturali. Oltre alle varie botteghe d’arte, ti consigliamo di visitare il Centro documentazione dei Ricetti in Europa, il Museo del paesaggio naturale e storico della vitivinicoltura e il Piccolo Museo delle cose di Cucina e Pasticceria che non solo raccoglie centinaia di oggetti, macchinari ed attrezzature di uso popolare o professionale, ma ospita anche il centro studi sulla cultura gastronomica locale e piemontese, con la sua importante biblioteca ed emeroteca tematica a disposizione di studiosi od appassionati. Dal ricetto, scendendo lungo il tratto erboso che costeggia la torre di sud-ovest, puoi raggiunge la Chiesa di Santa Maria attraverso un viottolo che costeggia la roggia Marchesa, il canale che dalla metà del Cinquecento dà acqua alle campagne circostanti e alle risaie del Vercellese.
Il prodotto tipico del borgo? La paletta, un salume costituito dalla scapola di suino sgrassata e refilata, salata e massaggiata manualmente e prodotta, secondo tradizione, in limitate quantità.
Il borgo di Rosazza
Con Rosazza siamo ancora in provincia di Biella, in uno dei principali centri dell’alta Valle Cervo. Il nome di questo piccolissimo borgo, che conta circa 100 abitanti, si collega a Rusascia, il torrente che scorre ai piedi del borgo, insieme al Cervo. Alla confluenza dei due corsi d’acqua si trova il paese, un inno ai due elementi che lo caratterizzano: l’acqua e la pietra.
La particolare bellezza del borgo si deve alla realizzazione del singolare progetto architettonico di Federico Rosazza Pistolet che nella seconda metà dell’Ottocento finanziò la costruzione di edifici ed infrastrutture su cui compaiono numerosi elementi e simboli legati alla massoneria e all’occultismo. Questi edifici, piazze e vie, avvolti da fascino e mistero che incantano ogni visitatore, sono valsi al borgo biellese la nomea di “Comune più misterioso d’Italia“. I principali luoghi d’interesse del borgo sono la Chiesa parrocchiale, costruita nel 1876 ed espressione di vari stili, dal lombardo al romanico, dal rinascimentale al bizantino e fino all’arabo, anche questa ricca di simbologie cristiane, esoteriche e massoniche, la Piazzetta del Municipio, con la casa municipale che sorge sopra ad un elegante portico ed è unita alla torre ghibellina da un arco in sienite grigia e rossastra, e le Fontane Parlanti, che si incontrano percorrendo stradine, mulattiere e scalinate, su cui sono incisi messaggi per i viandanti, che invitano a bere l’acqua fresca, cristallina e leggerissima.
La specialità imperdibile del borgo? La polenta concia, piatto tipico delle Alpi Biellesi, preparata con farina gialla arricchita dalla toma locale e dal burro degli alpeggi. Raggiunge la sua eccellenza se cucinata nei paioli di rame su fuoco a legna.
Il borgo di Garbagna
Ci spostiamo a Garbagna, piccolo borgo in provincia di Alessandria, sulle colline tortonesi a destra del torrente Scrivia, dove ancora oggi si può ammirare ciò che resta delle mura romane fatte costruire dall’imperatore Costanzo III per arginare le incursioni barbariche.
Paese di origine medievale, il cui toponimo deriva dal latino garbus, che significa “cespuglio”, Garbagna è il centro più importante della Val Grue e le prime notizie sul borgo compaiono su un antico diploma del re d’Italia, Ugo di Provenza, di stirpe carolingia, da cui si evince che il re conferisce il paese, del comitato tortonese, al conte Elisiardo, anch’egli provenzale. Cuore del paese è la splendida Piazza Doria, dedicata al principe Doria, signore di Genova e di Garbagna, su cui si affacciano il palazzo Doria e l’oratorio di San Rocco, con la meravigliosa facciata affrescata da Giovan Battista Carlone. La piazza ogni anno, a giugno, ospita uno degli appuntamenti da non perdere nel territorio tortonese, vale a dire la Sagra della Ciliegia di Garbagna, un prodotto tipico del territorio, nota con il nome di “Bella di Garbagna” e oggi presidio Slow Food. Meritano una visita anche la Chiesa di San Giovanni Battista Decollato, al cui interno si trovano importanti opere d’arte, come la tela ‘Il Battesimo di Cristo’, di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, e il prezioso organo seicentesco, e il Castello, edificato nel IX secolo, di cui sono restano la torre di avvistamento, la porta d’ingresso e la cinta muraria. Ti consigliamo anche la passeggiata nel bosco, lunga circa 2 Km, che dal borgo porta al Santuario trecentesco della Madonna del Lago protagonista di una leggenda ancora viva oggi: si racconta che in questo luogo, la Madonna apparve ad una pastorella muta e la miracolò con il dono della parola.
Oltre alla già citata “Bella di Garbagna” tra i prodotti della zona da non perdere ci sono il gustoso salame nobile del Giarolo, le castagnette, dolci fatti di zucchero, bianco d’uovo e mandorle tritate, e la deliziosa torta di riso, a base di sfoglia. latte e, ovviamente, riso.
Il borgo di Volpedo
Concludiamo il nostro tour alla scoperta dei borghi più belli d’Italia in Piemonte con Volpedo, il cui nome, molto probabilmente, ti suona familiare. Sì, Volpedo è proprio quel luogo famoso per avere dato i natali al pittore Giuseppe Pellizza, autore del celeberrimo Il quarto stato, divenuto simbolo della questione operaia, a partire dall’XIX secolo.
Il toponimo del comune in provincia di Alessandria deriva dal latino vicus, che significa, villaggio, ed è attestato nel X sec. come vicopicolo, ossia ossia piccolo villaggio, e nel sec. XII come Vicus Pecudis, villaggio degli armenti (da dapecus, pecora, bestiame). Volpedo fa parte dell’Unione di Comuni Comunità Collinare Basso Grue Curone e il nucleo storico sorge su una collinetta sulla sponda destra del torrente, attorno alla quale vennero costruite le mura del castrum. Il principale monumento del borgo, da cui ti consigliamo di iniziare la visita, è senza dubbio la Pieve Romanica, al cui interno si trovano alcuni pregevoli affreschi. Da vedere c’è anche l’ottocentesca parrocchiale di San Pietro Apostolo, che custodisce un San Luigino, opera di Giuseppe Pellizza da Volpedo, e naturalmente la casa natale e lo studio di Pellizza, che si trovano all’estremità del paese, verso il cimitero, dove sono conservati strumenti di lavoro, oggetti personali, libri e anche alcune opere dell’artista. Dall’arte figurativa a quella della tavola, se passi da Volpedo non puoi non assaggiare gli gnocchi di patate quarantine con tartufo, la terrina di coniglio o di lepre e la deliziosa bavarese alle pesche gialle di Volpedo su salsa di fragole di Volpedo.