Un concentrato di storia, meravigliose città d’arte, luoghi imperdibili e bellezze paesaggistiche che includono colline e montagne, laghi e vigne, fanno del Veneto una tra le regioni più interessanti del Belpaese, dove trovi tutto ciò che serve per vivere l’esperienza di una vacanza indimenticabile. In Veneto, inoltre, si trovano alcuni dei borghi più belli d’Italia, posti intrisi di arte e cultura, custodi di antiche tradizioni e storie senza tempo, che rubano il cuore con il loro fascino e ospitalità. I borghi veneti sono un viaggio nel tempo, un’occasione per scoprire i tesori nascosti della regione, i suoi antichi misteri e le sue magiche atmosfere.
Quali sono i borghi più belli d’Italia in Veneto?
Quando si parla del Veneto è inevitabile pensare subito alle magnificenza di uno dei luoghi più belli al mondo, ovvero Venezia, con il suo prestigioso Teatro La Fenice, fondato ben 231 anni fa, o alla romantica e seducente Verona, che ha fatto da sfondo alla storia d’amore tra Romeo e Giulietta, resa immortale da William Shakespeare.
Non possiamo non citare anche l’elegante Padova, dal 2017 Patrimonio dell’Unesco, che nei suoi musei custodisce opere di grande valore artistico, trai cui i dipinti di Giotto, Giorgione, Tintoretto, Tiziano e Tiepolo.
Tuttavia, questi non sono gli unici luoghi della Regione che meritano di essere visitati, soprattutto se vuoi entrare in contatto con l’anima più profonda e autentica del territorio.
Sono i borghi in Veneto, infatti, che offrono ai viaggiatori la possibilità di scoprire le usanze locali e assaporare le emozioni che solo un soggiorno all’insegna della tradizione può dare. Qui, tra strade acciottolate e case in pietra, dove antichi saperi sono tramandati di generazione in generazione e il tempo sembra essersi fermato, la vita scorre lentamente regalandoti l’opportunità di ritrovare il piacere delle cose semplici. Incastonati in paesaggi da sogno, i borghi veneti sono la destinazione perfetta per gli amanti del turismo slow che prediligono luoghi poco affollati e immersi in cornici naturali di stupefacente bellezza.
A questo punto non ci resta altro da fare che condividere l’elenco dei dieci borghi da visitare in Veneto che ti permetteranno di vivere la pura essenza di questa incredibile regione italiana, grazie allo straordinario patrimonio storico, culturale e naturale che li caratterizza, senza dimenticare le specialità gastronomiche che, siamo certi, ti faranno innamorare della cucina veneta.
Il borgo di Arquà Petrarca
Iniziamo il nostro viaggio alla scoperta dei borghi d’Italia in Veneto da Arquà Petrarca che sorge ai piedi del Monte Piccolo e del Monte Ventolone, nei Colli Euganei. Nel piccolo comune in provincia di Padova si trova il Laghetto della Costa, uno dei siti palafitticoli preistorici, dal 2011 nell’elenco del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
Il toponimo deriva dal latino Arquatum o Arquata, che è stato successivamente volgarizzato in Arquade e, infine, in Arquà a cui, nel 1868, fu aggiunto il nome Petrarca, in onore del poeta che vi trascorse gli ultimi anni della sua esistenza. Il borgo di Arquà, soprannominato “la perla dei Colli Euganei”, si articola intorno a piazza Roma, dove trovi il palazzo Contarini, in stile gotico veneziano del XV secolo. Uscendo dalla piazza e percorrendo l’omonima via, incontrerai una casa romanica, impreziosita da elementi gotici e quattrocenteschi, e una piccola dimora con nicchia e affresco che agli inizi del Trecento era la sede di un ospedale per mendicanti. Continuando il percorso, dopo un’altra casa del XIII secolo, arriverai a villa Alessi, di origine trecentesca e restaurata nel 1789. Un altro luogo da non perdere è la chiesa arcipetrale di Santa Maria Assunta dove, in mezzo al sagrato, sorge l’arca in marmo rosso di Verona contenente le spoglie del Petrarca. Naturalmente, per chi visita Arquà tappa obbligata alla casa dell’autore del Canzoniere, edificio immerso nel verde e circondato dagli orti che di cui il celebre scrittore e poeta italiano si occupava personalmente. Non lasciarti sfuggire l’occasione di ammirare anche l’oratorio della Santissima Trinità con la Loggia dei Vicari dalla caratteristica copertura in rame sostenuta da capriate in vetro che riflettendo il sole creano magici giochi di luce. La storia e la cultura non sono certo gli unici motivi che fanno di Arquà Petrarca la meta perfetta per il tuo prossimo viaggio.
Tra i tesori del borgo, infatti, c’è anche un’interessante offerta gastronomica che va esplorata a partire dai bigoli al ragù, ossia spaghettoni fatti a mano con farina e uova, passati in un “torchio” e conditi con ragù di manzo, vitello, maiale, funghi porcini e sugo di pomodoro. E se vuoi provare qualcosa che ti farà venire l’acquolina in bocca, non dimenticarti di assaggiare la giuggiola, un frutto che fa parte dei sapori dimenticati ma qui è ancora ampiamente utilizzato, tanto che le è stata dedicata una festa che si svolge ogni anno a ottobre.
Il borgo di Asolo
Con Asolo ci spostiamo nella provincia di Treviso, tra la pianura veneta e i Colli Asolani. Il nome del borgo, che per la sua posizione panoramica è stata soprannominata da Giosuè Carducci “la città dei cento orizzonti”, deriva dal latino Acelum. Gli studiosi, inoltre, hanno identificato nel nome la radice indoeuropea *ak, ovvero “luogo aguzzo”, in riferimento alla natura collinare del territorio o, più in particolare, al colle su cui sorge la rocca.
Proprio la rocca, che sorge in vetta al monte Ricco e presenta una struttura a poligono irregolare, è il simbolo della città ed è stata edificata tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII secolo. Un altro monumento da non perdere è il Castello, situato nel centro del borgo, nella parte più elevata della zona abitata, che fu dimora di personalità illustri, tra cui la regina di Cipro Caterina Cornaro e l’umanista Pietro Bembo, e oggi ospita il teatro intitolato a Eleonora Duse, una delle più grandi attrici dell’Ottocento e Novecento. La Duse aveva scelto la cittadina come rifugio, un luogo dove poteva trovare pace e serenità dopo l’addio alle scene. La casa della Divina si trova in Via Canova, in corrispondenza della Porta di Santa Caterina, all’interno di un palazzo del Cinquecento che ancora oggi mantiene intatta la sua originale architettura. Sulla facciata è affissa una lapide con un testo scritto da Gabriele D’Annunzio in ricordo della sua musa. Anche gli edifici religiosi di Asolo meritano attenzione. Tra questi ci sono il Duomo, che custodisce al suo interno la bellissima Assunta di Lorenzo Lotto e la splendida Pala dell’Assunta di Jacopo da Ponte, e la piccola chiesa dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, internamente decorata da un ciclo di affreschi, rappresentanti scene tratte dalla vita della santa e dalla Passione di Gesù.
Tra le specialità gastronomiche da assaggiare c’è l’oca arrosto, mentre se fai parte della grande famiglia dei wine lovers, l’Asolo Prosecco DOCG è assolutamente da provare. Questo vino fresco, delicato ed equilibrato, con sentori fruttati, è il risultato della cosiddetta “viticoltura eroica”. Il borgo, inoltre, è una meta d’obbligo per gli amanti dell’oro giallo, ossia l’olio extravergine d’oliva che ad Asolo è certificato DOP dal 2017.
Il borgo di Borghetto
Borghetto è una frazione del comune di Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, e sorge nella valle del fiume Mincio, ai piedi del ponte visconteo, а non lontano dal confine con la provincia di Mantova.
Il toponimo, di origine longobarda che significa “insediamento fortificato”, è il nome del primo abitato sorto nei pressi del punto di guado del fiume Mincio. Il borgo, ogni terzo martedì di giugno, è teatro della Festa del Nodo d’Amore, un evento che culmina nella tavolata da Guinness dei primati sul ponte visconteo dove vengono serviti, a più di 4.000 commensali, i famosi tortellini di Valeggio sul Mincio, un pasta all’uovo ripiena la cui ricetta risalirebbe al Trecento. Considerato un luogo strategico nel corso dei secoli, poiché sorge su una zona di confine, da Borghetto si può imboccare la ciclovia Mantova-Peschiera, un percorso lunga 45 chilometri che si snoda tra le colline moreniche e termina del cuore della pianura padana. Insomma, se le due ruote sono la tua passione e ogni occasione è buona per saltare in sella alla bici, questo è l’itinerario perfetto. Oltre al già citato ponte visconteo, una straordinaria diga fortificata costruita nel XIV secolo e noto anche con il nome di ponte lungo, non mancano altri luoghi di grande interesse storico e culturale, come il Castello Scaligero, dalla singolare torre Tonda, una costruzione a ferro di cavallo risalente al XII secolo, che domina la valle del Mincio e Borghetto, e la piccola chiesa parrocchiale dedicata a san Marco Evangelista, affiancato dalla torre campanaria di epoca scaligera che contiene una delle più antiche campane del veronese risalente all’anno 138.
La cucina tipica è profondamente legata alla tradizione del territorio e di certo i piatti da non perdere sono, oltre ai tortellini, le paste fatte in casa con i ripieni di stagione, la trota ai ferri e il luccio in salsa con la polenta, le carni alla griglia e i bolliti arricchiti dalla salsa pearà. Prima di salutare Borghetto assaggia anche la deliziosa torta delle Rose, un morbido dolce a base di pasta lievitata, ricca di burro e zucchero, arrotolata e disposta nella teglia in modo da farle assumere la forma di un cesto di boccioli di rose, da gustare con le pesche sciroppate. Meritano una menzione anche i vini DOC Custoza, Bardolino e Bardolino Chiaretto, perfetti per accompagnare i piatti offerti da questo meraviglioso angolo del Veneto, e le grappe della zona.
Il borgo di Cison di Valmarino
Punto di partenza ideale per splendide passeggiate ed escursioni, anche a cavallo o in bici, nella cornice prealpina della Vallata Trevigiana, l’antico borgo di Cison di Valmario è uno dei luoghi di produzione del Prosecco DOCG.
L’origine probabile, ma non certa, del nome di questo piccolo comune deriva della provincia di Treviso, deriva dal latino caesum, che significa “tagliato”, e fa riferimento all’opera di bonifica del territorio da parte dei monaci cistercensi. A guardia del borgo c’è Castello Brandolini, chiamato nel medioevo Castrum Costae, un complesso fortificato del XII secolo che oggi ospita un hotel e un ristorante. Ma è il centro storico il vero gioiello di Cison di Valmarino, con la sua deliziosa piazza Roma, su cui si affacciano palazzo Barbi, Villa Veneta, oggi sede del Comune, e la Loggia, costruita a metà Seicento per ospitarvi il tribunale e ora sede del teatro. Imperdibile anche la chiesa arcipretale di Santa Maria Assunta, meraviglioso esempio di edificio settecentesco caratterizzato da una doppio facciata: quella dell’ingresso principale, posta a ovest, abbellita da tre statue ottocentesche raffiguranti Fede, Speranza e Carità, e quella a est, che si affaccia su piazza Roma, con al centro la statua del patrono San Giovanni Battista e ai lati, disposte in coppia, Prudenza e Giustizia, Fortezza e Temperanza. All’interno la chiesa è un vero e proprio scrigno di tesori di grande valore artistico. Potrai ammirare l’Assunzione della Vergine di Egidio Dall’Oglio, che si trova sulla parete centrale, posta dietro l’altare, un prezioso organo di Gaetano Callido del 1779, gli angeli-scultura dell’altare e i dipinti settecenteschi di un allievo del Piazzetta.
Passeggiare per le strade e i vicoli di questo piccolo borgo veneto è un’esperienza che ti regalerà grandi emozioni, ma per renderle davvero indimenticabili devi assaggiare i prodotti del territorio e provare la cucina allo spiedo, una specialità di Cison di Valmarino. Qui le carni vengono servite ben calde e croccanti, accompagnate da contorni vari a base di erbe cotte, fagioli, patate e radicchio di campo.
Il borgo di Follina
Ci spostiamo a Follina, borgo che si trova nell’Alta Marca, più precisamente nel tratto finale della Vallata Trevigiana, e proprio come Cison di Valmario, il territorio è uno dei luoghi di produzione del Prosecco DOCG.
Il nome deriva dalla “follatura” dei panni lana che si diffuse dal XII secolo grazie all’abbondanza di pascoli e corsi d’acqua come il Fulina, toponimo probabilmente legato a Furrina, ninfa romana protettrice delle acque. Da non perdere una visita all’Abbazia di Santa Maria, detta anche di Sanavalle, uno dei migliori esempi di struttura in gotico cistercense del Veneto, che al suo interno conserva un affresco di Francesco da Milano raffigurante la Madonna col Bambino tra due santi e committente, nonché un pregevole crocifisso ligneo di età barocca. Sarebbero stati proprio i monaci dell’Abbazia di Santa Maria a portare a Follina la lavorazione della lana e ad aver sviluppato l’attività di “follatura” dalla quale deriva il nome del paese. Ai piedi dell’edificio religioso si trova inoltre palazzo Barberis, realizzato dal bresciano Francesco Fadda, che dal 1666 ai panni di lana affiancò la produzione di tessuti più raffinati. Oggi, l’unica manifattura che porta avanti una vera e propria tradizione secolare è il Lanificio Poletti, azienda premiata dai marchi della moda che ne utilizzano i tessuti per le loro collezioni, mentre un’altra storica filanda, il Lanificio Andretta, che fu trasformato nel Collegio San Giuseppe, ora è la sede delle attività culturali del Comune.
Non si può visitare Follina senza provare anche le sue specialità gastronomiche, in particolare lo spiedo di carne accompagnato da prodotti del bosco come i funghi, e preceduto da un primo a base di erbette di campo. È inoltre doveroso ricordare che il borgo fa parte del circuito della Primavera del Prosecco, l’importante rassegna che promuove una delle eccellenze italiane.
Il borgo di Malcesine
Siamo sulla sponda veronese dell’alto lago di Garda, a circa 60 chilometri da Verona, in un borgo, quello di Malcesine, che offre numerose opportunità a tutti gli amanti delle attività outdoor. Se gli sport acquatici sono la tua passione qui hai solo l’imbarazzo della scelta: vela, windsurf kite, sup, wing foile, puoi scegliere tra un’ampia gamma di possibilità e goderti la lussureggiante natura che circonda il lago.
All’acqua preferisci la montagna? Nessun problema, Malcesine è un paradiso per gli escursionisti, con sentieri di diversi livelli di difficoltà, dalla semplice passeggiata alle salite più impegnative che conducono ai rifugi dove potrai gustare i prodotti tipici delle malghe, come salumi e formaggi. Se invece quello che stai cercando è un’esperienza adrenalinica, in grado di di lasciarti senza fiato, allora puoi provare il parapendio e il deltaplano che ti regaleranno una vista esclusiva sulle bellezze del lago di Garda. A Malcesine non mancano anche diversi itinerari da percorrere in mountain bike, dove puoi praticare persino downhill. Oppure, puoi optare per la ciclopedonabile che costeggia il lago.
Il borgo ha una storia molto antica: basti pensare che la prima comparsa del toponimo risale al 9 settembre 844. Il termine Manessicelles risulta nel testamento dell’Arcidiacono Pacifico con il significato di “ai sepolcri dei morti” in riferimento al ritrovamento di alcune sepolture in stile etrusco nei dintorni dell’abitato. Tuttavia nel corso dei secoli si sono sviluppate numerose varianti tanto che ancora oggi l’etimologia del toponimo è incerta. Il nome potrebbe infatti derivare da Malae silices o Mala silex, cioè “pietra ostile” o “cattiva pietra”, un rimando alla morfologia del territorio caratterizzata da monti scoscesi che si elevano sul lago, oppure “cattiva strada selciata”. La visita al borgo parte dal Castello Scaligero, che risalirebbe agli ultimi secoli del primo millennio a.C., reso famoso dai disegni e dalle descrizioni fornite da Goethe nella sua opera Viaggio in Italia e al cui interno ospita le sale del Museo di storia naturale del Monte Baldo e del Garda, la Sala delle Galee e l’ex polveriera. Si prosegue con Palazzo dei Capitani, costruito dagli Scaligeri a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, circondato da uno splendido giardino che si affaccia sul lago, e con la Chiesa di Santo Stefano Protomartire, edificata lì dove anticamente esisteva un tempio dedicato alla dea pagana Iside.
Sport, storia, cultura, panorami mozzafiato e bellezze naturali sono gli ingredienti che compongono questo angolo di paradiso, ma non possiamo certo trascurare la gastronomia locale. Un piatto tipico del territorio è la ricca polenta Carbonera preparata con formaggi del Monte Baldo e olio extravergine d’oliva di Malcesine.
Il borgo di Mel di Borgo Valbelluna
Mel è il capoluogo del comune italiano sparso di Borgo Valbelluna, in provincia di Belluno, centro della Valbelluna. Le origini del toponimo sono legate al castello di Zumelle che a sua volta derivato dal termine gemellus (gemello) ad indicare che la roccaforte si contrapponeva alla vicina fortezza di Castelvin che sorgeva a soli 300 metri di distanza e fu distrutta dopo una battaglia. Il castello di Zumelle segna il punto di partenza dell’itinerario alla scoperta di Mel di Borgo Valbelluna.
Simbolo del territorio, considerato il castello meglio conservato di tutta la Valbelluna, è diventato un parco tematico, nel quale si possono visitare il villaggio medievale, gli ambienti di rievocazione e la casa torre, con al suo interno la bottega dello speziale, la camera da letto medievale, il banchetto e la cucina. Si prosegue poi nello scriptorium, nella Chiesa di San Lorenzo, nella zona museale e nella rimessa militare, ma non può mancare una capatina all’antica cripta e una sosta nel salone “arti e mestieri”. Il tour termina nello shop medievale. I nobili palazzi che impreziosiscono il centro di Mel risalgono invece all’epoca del dominio della Serenissima Repubblica di Venezia: stiamo parlando della secentesca villa Luzzati, di villa Granelli e di villa Migliorini che con la sua ampia facciata e i camini slanciati richiama la struttura della villa veneziana del Cinquecento. Altri tre edifici molto importanti sono il cinquecentesco palazzo Zorzi, oggi sede del Municipio, che noti di fronte alla secentesca villa Fulcis con l’attiguo palazzo Fulcis, il secentesco palazzo delle Contesse che al suo interno ospita il Museo Archeologico, e palazzo Barbuio, il più antico di tutti, poiché il corpo centrale risale al XIV secolo. Il centro storico di Mel è uno dei più interessanti della provincia di Belluno e nella piazza centrale si trova la chiesa arcipretale di Santa Maria Annunziata di epoca barocca a cui, come avrai modo di vedere, manca il campanile crollato per un incendio nel ‘700 e mai più ricostruito.
Grande protagoniste della tavola del borgo sono le numerose varietà di mela, ingrediente principale dei deliziosi Zumeloti e della golosa Zumela, dolci dai sapori semplici ma gustosi che riscaldano il cuore.
Il borgo di Montagnana
Montagnana dista circa 51 chilometri da Padova e si trova nella parte sud-occidentale della provincia. Oltre ad essere uno dei borghi più belli d’Italia in Veneto è una delle località Spighe Verdi, un riconoscimento nazionale conferito dalla FEE Italia (Foundation for Environmental Education) a quei paesi che promuovono uno sviluppo rurale sostenibile.
Il toponimo Motta Aeniana deriva da motta, che in latino indica una piccola altura, e Aeniana, in riferimento a una mansio (stazione di posta).
Luogo di partenza ideale da cui raggiungere i centri d’arte e cultura del Veneto, Montagnana è circondato da mura rafforzate da 24 torri esagonali con merlatura guelfa e quattro aperture in corrispondenza delle porte fortificate di Castello di San Zeno, Rocca degli Alberi, porta Nova o di Vicenza e porta XX Settembre. Ti consigliamo di non lasciarti scappare una visita a Villa Pisani, progettata nel 1552 da Andrea Palladio, al cui interno sono conservate statue di Alessandro Vittoria, e al castello di San Zeno, sede del Museo Civico Antonio Giacomelli, dellla Biblioteca Civica e del Centro Studi sui Castelli. Se raggiungi la piazza centrale del borgo, puoi ammirare il Duomo, dalle forme tardo-gotiche impreziosite dal portale in marmo bianco e da aggiunte rinascimentali, che custodisce la Trasfigurazione di Paolo Veronese, tre tavole di Giovanni Buonconsiglio, detto il Marescalco, e una grande tela votiva di grande valore che raffigura la battaglia di Lepanto. Le pareti sono abbellite da raffinate decorazioni e affreschi, tra cui quello del catino absidale del Buonconsiglio, la Giuditta e il David, attribuiti al Giorgione. Sulla piazza si affacciano anche eleganti edifici, come palazzo Zanella, palazzo Valeri di gusto settecentesco, il Monte di Pietà e palazzo della Loggia. Da non trascurare anche la trecentesca chiesa di San Francesco, che conserva un organo Callido del Settecento, e la Rocca degli Alberi, a cui Poste Italiane ha dedicato un francobollo che fa parte della raccolta “Castelli d’Italia”.
Oltre alle sue bellezze artistiche e storiche, Montagnana è anche un’ottima meta gastronomica: non perderti, in particolare, il prosciutto crudo dolce, lavorato e stagionato secondo la tradizione, dal gusto dolce e morbido dovuto alla sapiente dosatura di sale, e la rinomata pasta e fasòi (pasta e fagioli) con il battuto di lardo.
Il borgo di Portobuffolé
Con Portobuffolé, o Portobuffolè, ci avviciniamo al termine di questo viaggio tra le strade dei borghi da visitare in Veneto. Situato al confine con il Friuli-Venezia Giulia, tra i pochi comuni della provincia di Treviso ad estendersi su entrambe le rive del fiume Livenza, Portobuffolé si trova a circa 50 km da Treviso e più o meno 15 km da Pordenone.
I Romani avevano battezzato questo luogo con il nome di Septimum de Liquentia perché distante sette miglia da Oderzo (Opitergium), ma intorno al Mille cominciò a comparire Portus Buvoledi o Bufoledi, che non deriva da “bufalo”, come comunemente si pensa, bensì dal latino medievale bova che significa “canale”. Secondo alcuni studiosi, invece, l’origine del toponimo è legata alle “bufaline”, barche usate per il trasporto delle merci via fiume.
Per entrare nel borgo devi attraversare il ponte che immetteva alla Porta Trevisana, distrutta nel 1918, e da qui arrivi subito a una piazza Beccaro, una graziosa e piccola piazza circondata da bei palazzi, per poi raggiungere in poco tempo casa Gaia, una meravigliosa dimora del trecento, abbellita da bifore arricchite di colonnine sottili ed eleganti con capitelli a fior di loto, in cui visse fino alla morte, avvenuta nel 1311, la celebre poetessa italiana Gaia da Camino. Altri monumenti e luoghi d’interesse da non perdere sono la torre Comunale del X secolo, l’ultima che resta delle sette antiche torri del castello, alta 28 metri e costruita in laterizio, la casa ai piedi della torre, un tempo il palazzo del Governo, che tra due finestrini ovali reca ancora la scritta “Fatta dalle fondamenta il 9 marzo 1187” e il Duomo che secondo la tradizione sarebbe stato ricavato nel XV secolo dalla sinagoga della comunità ebraica di Portobuffolé e al cui interno puoi ammirare da vicino un crocefisso ligneo del Quattrocento di scuola tedesca, un pregiato altare ligneo in radica rossa e uno splendido organo della casa Callido di Venezia con 472 canne di zinco e stagno. Un luogo suggestivo e ricco di storia che non lascia indifferente è il Museo della Civiltà Contadina, dove sono conservati numerosi suppellettili e attrezzature che raccontano il mondo rurale e le attività praticate in passato, come filatura, tessitura e lavorazione del legno.
Infine, per concludere in bellezza di questo viaggio tra le strade e le piazze del borgo, non puoi non provare i piatti della tradizione, come gli gnocchetti al sugo d’anatra, il rognone di vitello, il risotto al piccione, il baccalà, la trippa e, soprattutto, la zuppa matta, un’antica ricetta contadina a base di zucca, pane, latte e funghi. Tutto accompagnato dagli ottimi vini rossi dell’Alto Livenza.
Il borgo di San Giorgio di Valpolicella
Eccoci giunti alla fine del nostro tour tra i borghi più belli d’Italia in Veneto. L’ultimo è quello di San Giorgio di Valpolicella, una frazione del comune di Sant’Ambrogio di Valpolicella, in provincia di Verona, dove si producono gli straordinari vini DOC e DOCG della denominazione Valpolicella: Amarone e Recioto, Valpolicella, Valpolicella Superiore e Ripasso.
Il borgo è conosciuto anche con il nome di San Giorgio Ingannapoltron, ovvero “inganna i pigri”, per via della salita che bisogna affrontare per raggiungere il borgo. Questo toponimo risalirebbe al Medioevo e secondo alcuni studiosi deriverebbe da Ganne, nome pre-romano che significa “mucchio di pietre” o “località rocciosa e pietrosa” in riferimento al fatto che il paese, sin dall’antichità, è legato ad un’intensa attività di estrazione e lavorazione di marmo pregiato. Il simbolo indiscusso di San Giorgio è la Pieve, un antico luogo di culto, tra i più interessanti esempi di architettura romanica presenti nella provincia di Verona, che sarebbe stato costruito su un luogo precedentemente adibito al culto pagano e risalente all’VIII secolo o addirittura al VII. Ricostruita in gran parte attorno all’XI secolo, la Pieve di San Giorgio di Valpolicella conserva al suo interno affreschi del XII e XIII secolo e un antico ciborio di grande pregio risalente all’epoca longobarda e precisamente al periodo del regno di Liutprando. Inoltre, contiguo alla Pieve sorge intatto il Chiostro del XII secolo, oltre ad un piccolo Museo che conserva numerosi reperti preistorici, dell’età del bronzo e del ferro e dell’età romana trovati nel paese e nei suoi dintorni. E se ami stare a contatto con la natura e goderti le bellezze paesaggistiche della Valpolicella, allora puoi goderti una rilassante passeggiata su sentieri che ricalcano antichi percorsi, tra vigneti e alberi fioriti.
La semplicità è una delle migliori qualità di questo luogo, dove si possono ancora provare i sapori semplici e genuini della tradizione, senza per questo rinunciare al gusto. Preparati a prendere appunti perché la lista dei piatti da assaggiare a San Giorgio di Valpolicella è lunga e variegata: minestra di fàe (fave), paparele e fiagadini (tagliatelle in brodo con i fegatini), pasta e fasoi (pasta e fagioli), bigoli con le sardele (sarde), coniglio in umido, lepre in salmì, brasato all’Amarone, tortel con l’erba amara (frittata alle erbe), pissota con l’oio o sulla gradela (focaccia dolce), brassadele (ciambelle dolci) e nadalin (dolce alle mandorle).