Con la presa di coscienza della necessaria tutela dell’ambiente che ci circonda e una crisi economica che ha posto l’accento su un necessario risparmio energetico, sempre più vitale per una oculata gestione familiare, il Carsharing, il Ridesharing e il Carpooling sono diventati utili mezzi di trasporto quotidiani sulle quattro ruote per tanti tipi di utenti, dai turisti ai lavoratori agli studenti.

La difficoltà per chi ancora deve approcciarsi a questi tre servizi sorge a volte nel comprenderne la differenza. Che poi in fin dei conti, differenza non è. Si tratta sempre di viaggiare in un’automobile condividendo il tragitto o il mezzo di trasporto.

Ma cosa significano questi tre termini inglesi, in cosa si distinguono questi tre tipi di servizi, che sono entrati a far parte del nostro linguaggio e della nostra vita quotidiana?

Il Carsharing: un pratico noleggio urbano a breve termine

Se proprio vogliamo essere sintetici  e molto chiari, il significato è semplicemente condivisione di un’auto a pagamento. In questo caso non si condivide un passaggio in un auto di proprietà privata, ma si tratta di un vero e proprio noleggio generalmente di breve termine, che si svolge in contesti urbani, attraverso la prenotazione di un veicolo disponibile, di cui si è responsabili anche di eventuali danni subiti durante il tempo di noleggio.

Questo tipo di servizio nasce con due principali finalità:

  • Limitare il più possibile le emissioni diminuendo l’inquinamento ambientale causato dalla circolazione dei veicoli;
  • Abbattere il costi di gestione, manutenzione e carburante dell’autoveicolo.

Il Carpooling: un vero trasporto di cortesia in cui dividere i costi

Rispettando la stessa voglia di sintesi e di semplicità di cui sopra, Carpooling significa un viaggio condiviso su un’auto di proprietà privata, non aziendale come nel  Carsharing, volto a ridurre i costi di spostamento. E’ un vero e proprio trasporto di cortesia, che non prevede un guadagno per il conducente dell’auto, ma una spartizione dei costi. Un uso condiviso di veicoli privati tra due o più persone che devono percorrere uno stesso itinerario, o parte di esso, senza finalità di lucro. Questo tipo di condivisione di autoveicoli è particolarmente diffusa negli ambienti universitari e aziendali.

E’ quindi la prima forma di mobilità sostenibile, anche perché, oltre a consentire un risparmio in termini economici, riduce il numero di auto in circolazione. Si riducono anche tutti gli effetti negativi, come l’inquinamento e i danni alla salute, la congestione stradale e i costi per nuove infrastrutture.

Il Ridesharing: un trasporto on demand su auto privata

Si tratta di un trasporto on demand” cioè su richiesta, di terzi nei confronti di un privato che,  dietro retribuzione, fornisce un servizio simile al servizio taxi con un’automobile di sua proprietà.

E’ una specie di servizio commerciale che opera in aree urbane, che prevede un’app attraverso la quale gli utenti prenotano e pagano in anticipo il tragitto senza maggiorazioni causate da altre variabili come tempo di percorrenza o bagagli.

Grazie alle app di Ridesharing l’utilizzo del veicolo tra i diversi utenti è ottimizzato in tempo reale abbattendo così i costi della singola corsa.