Alcune innovative startup si stanno impegnando per la cattura e riutilizzo del carbonio. Ma ci sono pro e contro, illustrati dagli esperti.

Secondo il professor Emanuele Martelli, docente di Sistemi per l’Energia e l’Ambiente presso il Politecnico di Milano, «la CO2 non è un inquinante direttamente nocivo per la salute umana, come invece lo sono il monossido di carbonio, gli ossidi di azoto ed il particolato. Ma è un gas serra. Dunque maggiore è la concentrazione di CO2 nell’atmosfera e maggiore è l’effetto serra ed il potenziale impatto in termini di riscaldamento globale».

Ed è partendo da questa premessa che molte startup si stanno impegnando sempre di più nella cattura e trasformazione del carbonio. Obiettivo: ridurre l’impatto ambientale dell’industria. Non a caso, stanno ricevendo ingenti finanziamenti da parte di investitori appartenenti a industrie petrolifere, del gas e chimiche, interessate a ridurre le emissioni o ad acquisire startup interessanti.

Tuttavia, al netto dei grandi vantaggi portati dal riuso del carbonio trasformato, sono anche diverse le criticità emerse. Entriamo più nel dettaglio.

Cattura e stoccaggio della CO2: come funziona

Il processo di trasformazione del carbonio sta diventando sempre più diffuso e prevede la cattura del carbonio dall’atmosfera o dalle fabbriche, seguita dalla sua trasformazione in un solido o un liquido.

Negli ultimi due anni, il settore ha registrato un forte aumento degli investimenti. Secondo PitchBook, le aziende del settore hanno raccolto oltre 10,5 miliardi di dollari dai venture capitalist nei primi tre trimestri del 2022, di cui più di 3,5 miliardi di dollari sono stati investiti nella gestione del carbonio.

Una delle principali startup del settore è Rubi, realtà che sta cercando di cambiare l’industria della moda utilizzando materiale tessile ricavato dalla C02 catturata. Il suo obiettivo è dunque molto ambizioso: prendere il carbonio dall’atmosfera e trasformarlo in un prodotto tessile, così come gli alberi trasformano la CO2 in prodotti solidi. Il sistema utilizzato si ispira alla natura, raccogliendo il gas dalle aziende manifatturiere e utilizzando gli enzimi per favorire le reazioni chimiche necessarie. Rubi ha già raccolto 4,4 milioni di dollari dagli investitori a inizio dell’anno scorso e ha ottenuto una donazione di un quarto di milione di dollari dalla National Science Foundation.

«L’idea della cattura della CO2 è quella di utilizzare processi di separazione gas già noti nell’industria chimica per separare la CO2 dal flusso di prodotti di combustione“, spiega Emanuele Martelli. “Una volta separata (o “catturata”), viene poi o sequestrata in siti di stoccaggio permanenti (Carbon capture and storage, CCS, con stoccaggio in siti quali i giacimenti esauriti di gas o altre formazioni geologiche profonde) oppure riutilizzata per fabbricare altri prodotti contenenti carbonio (Carbon capture and utilization, CCU) quali cemento, plastiche e biocombustibili; oppure può essere sottoposta in parte all’una ed in parte all’altra delle due operazioni (sequestro e utilizzo, CCUS)».

I limiti della cattura e stoccaggio CO2: scalabilità, impatto ambientale e costi

Come dicevamo, non ci sono solo pro nell’utilizzo di questa tecnologia. Il primo ostacolo significativo che si incontra nel processo di produzione è la scalabilità. All’interno dei laboratori di Rubi viene prodotto abbastanza materiale sia per i test che per la fase di prototipo, ma la commercializzazione è un altro discorso. Il processo di scalabilità infatti richiede un aumento ingente dei volumi di produzione.

La sfida è quella di essere più rapidi di quanto i brand già non lo siano. La speranza di Rubi è di poter raggiungere la commercializzazione su larga scala entro il 2024, compiendo ulteriori progressi. Ma i limiti non sono finiti qui: tempi per i test e costi sono due aspetti con cui fare i conti. Nonostante ciò, Rubi ritiene di poter lanciare sul mercato materiali tessili sostenibili allo stesso prezzo degli altri.

Infine, c’è da valutare l’impatto ambientale di questi processi, che richiedono un grande consumo energetico e di acqua.