Ridurre il numero e soprattutto la gravità degli incidenti, rendere lo spazio urbano più vivibile e permettere ai cittadini di muoversi anche a piedi o in bicicletta in tutta sicurezza. Sono questi i principali obiettivi di «Città 30», il progetto simbolo di una rivoluzione culturale che trasforma la mobilità e le aree urbane rendendole più inclusive e meno pericolose. No, non si riduce tutto a una semplice riduzione del limite di velocità. Si tratta, infatti, di un intervento decisamente più ampio e complesso e noi ti spieghiamo perché e quali sono i vantaggi di una città a «Zona 30». 

Che cos’è una «Città 30»?

Con tutta probabilità nelle scorse settimane ti sarà capitato di imbatterti in articoli di giornale o servizi giornalistici che parlano di «Città 30», ovvero una metropoli in cui il limite di velocità passa da 50 a 30 km/h, ad esclusione di alcune arterie di grande scorrimento in cui si continuerà a viaggiare a 50 km/h. Gli obiettivi sono molteplici: riqualificare l’ambiente urbano, migliorare la sicurezza stradale, ridurre il numero di incidenti e consentire ai cittadini di muoversi in sicurezza a piedi o in bicicletta.

Stiamo quindi parlando di un intervento infrastrutturale che vuole rendere lo spazio urbano più vivibile e inclusivo, ma anche di un nuovo approccio alla mobilità che si pone l’obiettivo di creare una città capace di mettere al centro i suoi cittadini, con un occhio di riguardo alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente. In altre parole, l’istituzione di una «Zona 30» secondo il Codice della Strada significa riequilibrare lo spazio pubblico, riducendo le aree per la circolazione delle auto a favore di quelle riservate alle piste ciclabili e ai percorsi pedonali, favorendo anche la creazione di aree adibite a scopi sociali.

È bene ricordare che la creazione di zone 30 è un intervento promosso dall’Unione Europea. Si tratta, infatti, di una misura richiesta direttamente dal Parlamento europeo che nella risoluzione approvata il 6 ottobre 2021 invita gli Stati membri a introdurre limiti di velocità di 30 km/h nelle zone residenziali e nelle zone con un numero elevato di ciclisti e di pedoni.

Al fine di promuovere l’uso sicuro della strada è anche necessario prevedere maggiori investimenti sui sistemi di controllo di velocità, applicare sanzioni più rigide e puntare sull’applicazione del principio della “tolleranza zero” per la guida in stato di ebbrezza visto che l’alcol è implicato nel 25% circa della totalità dei decessi sulle strade.

Quali sono i vantaggi di una «Città 30»?

Cominciamo da qui: no, «Città 30» non è una misura che renderà i tragitti più lunghi. In realtà, è vero il contrario: un limite di velocità di 30 km/h migliora il flusso del traffico, permette a chi può e vuole di scegliere mezzi alternati all’auto, come i monopattini elettrici o le biciclette, per spostarsi in un modo sicuro ed efficiente, riduce il rischio di incidenti sia per i pedoni che per i ciclisti, abbatte l’inquinamento acustico e quello atmosferico, e contribuisce a creare un ambiente migliore per tutti, aumentando la qualità della vita.

I vantaggi di un cambiamento del tessuto urbano, possibile grazie alle Zone 30, sono illustrati nella guida Città 30 – Il Vademecum, un documento scientifico redatto dagli esperti delle associazioni per la mobilità sostenibile e messo a disposizione delle amministrazioni pubbliche con l’obiettivo di aprire tavoli di progettazione sulla sicurezza stradale e sulla qualità della mobilità urbana e dello spazio pubblico nelle città italiane.

Ecco quali sono i motivi che spiegano perché la «Città 30» è un elemento indispensabile nell’evoluzione e nell’organizzazione della mobilità cittadina:

Migliorare la sicurezza stradale

Il 55% dei morti nelle nostre città è dovuto a sole tre cause: eccesso di velocità, mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti e guida distratta. Il 73% degli incidenti avviene su strade urbane, mentre il 44% delle vittime perde la vita in incidenti in città. Un dato che, secondo gli esperti, ci allontana dall’Europa, dove la media è il 39%, mentre nella maggior parte dei casi è al disotto del 32%.

Migliorare la mobilità sostenibile

Il 77,6% di tutti gli spostamenti avviene in ambito urbano e di questi il 36% è inferiore a 2 km. Per queste distanze non vi è dubbio che gli spostamenti in bicicletta e talvolta anche quelli a piedi sono la soluzione migliore. Una riduzione della velocità aumenta la sicurezza, il comfort e quindi incoraggia anche l’uso delle due ruote, riducendo gli spostamenti in auto a quelli strettamente necessari. Inoltre, porta a una maggiore diversificazione delle componenti modali del trasporto e alla loro integrazione.

Migliorare la fluidità della circolazione

Garantire una velocità media costante fluidifica il traffico molto di più rispetto a continui stop and go che sono una fonte di stress per gli automobilisti e possono rappresentare un pericolo per gli utenti vulnerabili, come pedoni e ciclisti.

Ridurre i costi economici, sociali e ambientali

Le Zone 30 portano a decongestionare i centri urbani e a ridurre la componente motorizzata privata. Se guardiamo ai costi dell’incidentalità e utilizziamo la nuova parametrizzazione di ACI, ISTAT e Ministeri interessati, noteremo che il costo sociale degli incidenti 2021 è di € 14,6 miliardi, di cui 9,15 sono a carico delle strade urbane. Un dimezzamento dell’incidentalità porterebbe a un risparmio di € 4,6 miliardi annui. La riduzione del limite di velocità nelle aree urbane a 30 km/h, inoltre, riduce il rumore e l’inquinamento dell’aria.

Migliorare il livello di qualità della vita dei cittadini

Gli esperti delle associazioni che hanno redatto Città 30 – Il Vademecum, sottolineano che per parlare di qualità della vita bisogna ripensare al concetto di città. Zone 30 non vuol dire solo ridurre il limite di velocità, ma adattare l’intero contesto urbano a una diversa concezione di uso dello stesso. Per dirla con parole diverse, le “Città 30” non disincentivano l’uso delle automobili perché i tempi di percorrenza rimangono pressoché gli stessi. È più corretto dire che incentivano la mobilità attiva e l’uso dei mezzi pubblici.

Promuovere l’uso dei velocipedi

Con l’attivazione delle Zone 30 tutte le forme di mobilità diverse dalle auto diventano più appetibili e facilmente utilizzabili: dai mezzi pubblici, alle biciclette, passando per monopattini elettrici e fino allo scooter sharing. Così le città tornano ai loro cittadini e lo spazio pubblico diventa una fonte di ricchezza collettiva.

La sicurezza stradale e il PNSS 2030

Le «Città 30», si legge nel vademecum, sono del tutto coerenti con quanto ha espressamente previsto il nuovo Piano Nazionale della Sicurezza Stradale 2030 (PNSS), approvato dal CIPESS su proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Un ulteriore strumento che ci aiuta a comprendere i benefici delle «Città 30» sono le infografiche create da Strada per Tutti in collaborazione con Milano in Bicicletta, che trovi qui di seguito.

Quali sono le «Zone 30» in Italia e in Europa?

Lo scorso 9 gennaio, il Consiglio comunale di Milano ha approvato un ordine del giorno che invita il sindaco a istituire il limite di velocità in ambito urbano a 30 chilometri orari a partire dal 1° gennaio 2024. Il concetto di «Zona 30», già in vigore in alcune aree della metropoli lombarda, sarà così esteso in tutto il comune, rendendo Milano una città più sana, attrattiva, dove le persone hanno probabilità di rimanere feriti in incidenti stradali.

Milano non è però la prima città in Italia e in Europa ad applicare il concetto di «Città 30». In realtà, se andiamo indietro negli anni, scopriamo che a Cesena l’introduzione della «Zona 30» è attiva già dalla fine degli anni Novanta e i benefici sono sotto gli occhi di tutti: basti pensare che nel 2019 i feriti dovuti agli incidenti stradali sono stati 383, mentre nel 1998, anno in cui è stato adottato il limite di velocità a 30 km/h, erano 700.

Oggi in Italia, oltre la capitale meneghina, a proporre progetti Zone 30 ci sono anche Bologna, con il piano «Bologna Città 30», che entrerà in vigore a partire da giugno 2023, e Torino, che a partire dal 1° gennaio 2024, applicherà il limite a 30 km/h alle strade “senza diritto di precedenza”. Ad Olbia, invece, l’istituzione del limite di 30 km orari nelle vie del centro abitato risale al 1° giugno 2021.

Lo scenario europeo è altrettanto ricco di esempi. Parigi e Bruxelles hanno imposto il limite urbano di 30 chilometri orario rispettivamente da agosto del 2021 e da gennaio del 2021. Dopo il primo anno di sperimentazione i risultati hanno mostrato un aumento del rispetto dei limiti di velocità, un numero di decessi causati da incidenti stradali più che dimezzati e una riduzione significativa dei feriti gravi.

Che cos'è una «Città 30»?
Altre città europee che hanno fatto scelte per promuovere il concetto di «Città 30» sono:

Graz

Ha introdotto i 30 km/h su tutte le strade secondarie, che rappresentano l’80% dell’intera rete stradale, e davanti a scuole e ospedali. Il modello di limite di velocità di 30 km/h di Graz è una parte essenziale del progetto “Mobilità dolce”, che mira a promuovere la mobilità attiva, cioè andare in bicicletta e a piedi, e a limitare il trasporto individuale motorizzato.

Grenoble

Il limite di velocità a 30 km/h limita il rischio di collisioni riducendo la distanza di arresto delle auto da 29 m a 13 m, ampliando l’angolo di visibilità verso gli spazi laterali da cui possono sopraggiungere pedoni e i ciclisti, e diminuendo notevolmente la gravità degli impatti in caso di incidente.

Helsinki

Negli anni Novanta la capitale finlandese registrava in media 20-30 decessi di pedoni dovuti al trasporto stradale ogni anno. Venti anni dopo, nel 2010, la media era di 7. Nel 2019 è stato introdotto il limite di velocità a 30 km/h e per la prima volta, la città ha registrato un anno senza pedoni morti per incidenti stradali.

Valencia

Oggi ha il 73% delle strade con limite sotto i 30 chilometri orari. Inoltre, predilige la distribuzione delle merci nel last mile con mezzi ecologici elettrici o a pedali.

Zurigo

Il limite di velocità di 30 km/h ha fatto registrare una netta riduzione della velocità e quindi una sensibile riduzione del rumore.

Lille

Da quando, nel 2019, la città francese ha introdotto la «Zona 30», i ciclisti sono aumentati del cinquanta per cento.

Bilbao

Nella città spagnola, da settembre 2020, grazie all’introduzione della «Zona 30» gli ossidi di azoto e il PM10 sono calati nell’ordine del dieci per cento, mentre gli spostamenti in bicicletta sono cresciuti di sei volte.