È possibile rendere le città più sicure per pedoni e ciclisti? Trasformarle in luoghi in cui la circolazione automobilistica possa coesistere in armonia con la mobilità dolce? Sono esigenze sempre più avvertite, ma la realtà sembra ogni giorno molto problematica.
La situazione, in particolare, si è fatta critica a Milano, metropoli che pur gode di una buona reputazione in fatto di efficienza del trasporto pubblico e attenzione verso i temi più attuali di mobilità innovativa e sostenibile.
Tanto che i cittadini sono scesi in strada per chiedere a gran voce interventi che limitino il traffico e diano respiro, in tutti i sensi, a chi sceglie di andare a piedi o sui pedali.
Città più sicure: la manifestazione a Milano
Dall’inizio del 2023, nel capoluogo lombardo 20 persone hanno perso la vita lungo le strade. Di queste, 8 erano pedoni e 5 ciclisti. L’ultima vittima, una donna di 75 anni, ha scatenato le proteste a favore di una mobilità sostenibile e responsabile.
Così il 21 settembre, con lo slogan “Adesso fermiamo la città”, migliaia di manifestanti, in bicicletta e non solo, hanno bloccato quattro incroci nevralgici lungo la circonvallazione dei Bastioni, la cintura che delimita la zona a traffico limitato del centro.
Secondo le cronache non sono mancati, oltre alla prevedibile congestione, momenti di tensione con automobilisti e motociclisti, tra litigi verbali e tentativi di scontro. Un quadro che, in ogni caso, offre la misura di quanto sia difficile la convivenza tra quelle che ormai sono due concezioni radicalmente opposte di vivere una città.
Milano e non solo: cosa rende pericolosa una città?
Quanto accaduto a Milano è emblematico di una situazione comune a molte altre città italiane, grandi e meno grandi. Garantire la sicurezza a pedoni e ciclisti è un’urgenza cruciale, se si vuol proseguire verso una maggiore riduzione delle emissioni inquinanti.
Quali sono le cause che rendono pericolose le strade per i cosiddetti “utenti deboli”? All’eccesso di velocità da parte degli automobilisti, si aggiunge un crescente livello di distrazione, dovuta soprattutto all’uso del cellulare al volante. Ma questo vale anche per chi cammina o pedala tenendo gli occhi sullo schermo.
Su un piano più ampio, quindi, sta alle amministrazioni locali gestire urbanistica e viabilità in modo da decongestionare le aree urbane. La necessità è quella di superare un modello di mobilità basato unicamente sulle automobili, che genera insostenibili costi ambientali ed espone a gravi pericoli chi vuole muoversi in altro modo.
Le soluzioni per città più sicure e vivibili
I cittadini che hanno manifestato a Milano sono portatori di richieste precise, con l’obiettivo di dare alla città un “ritmo giusto” che si traduca in maggior sicurezza per ciclisti e pedoni, “prima della velocità e del profitto a ogni costo”.
Le loro istanze corrispondono in buona parte a quelle che sono riconosciute come le soluzioni più indicate. Come ad esempio il modello della Città 30, l’estensione di aree pedonali e piste ciclabili, il ripristino delle domeniche a piedi e controlli più stringenti contro il parcheggio selvaggio.
A rendere le città più sicure possono contribuire anche le amministrazioni e le aziende. Le prime attraverso la progettazione di Smart City, in grado di fornire dati sulle abitudini di automobilisti, ciclisti e pedoni per pianificare al meglio la circolazione; le seconde implementando sempre più avanzati sistemi ADAS (Advanced Driver Assistance System) sui veicoli.
Per concludere con Milano, qualcosa si muove: dal 1° ottobre 2023 è vietato l’accesso alla ZTL Area B per i veicoli pesanti M3 e N3 (superiori a 12 tonnellate, trasporto passeggeri e merci) privi di dispositivo per il monitoraggio dell’angolo cieco. Tra un anno il divieto sarà esteso ai veicoli M2 e N2 (tra 3,5 e 12 tonnellate).