In Italia la partita delle colonnine di ricarica per auto elettriche finanziate dai fondi PNRR inizia in salita. Non sono state infatti assegnate le risorse per i primi 2500 punti nelle superstrade, meglio invece nelle città. Ma la situazione è ancora aperta.
L’allarme sul rischio flop per il bando era già stato lanciato nelle scorse settimane da Motus-E. Secondo l’associazione che ha come obiettivo accelerare la transizione verso la mobilità elettrica, troppo urgente la scadenza del 30 giugno 2023 e poco chiari i criteri di ammissione: queste le critiche mosse.
Tuttavia, i contributi – a fondo perduto – non sono ancora svaniti. Si tratta di 150 milioni (su 277 complessivi) per le strade extraurbane a scorrimento veloce, dei quali l’Unione Europea potrebbe concedere il riutilizzo, stando al parere del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, in piena trattativa con Bruxelles.
Colonnine di ricarica PNRR: cosa prevedeva il bando
Gli avvisi pubblicati a maggio dal Ministero presieduto da Gilberto Pichetto Fratin erano finalizzati a realizzare infrastrutture di ricarica elettrica in superstrade e centri urbani, nell’ambito della misura PNRR per lo sviluppo della mobilità elettrica. I bandi in questione non riguardavano le autostrade.
Questo primo bando ammontava a 277 milioni di euro complessivi, di cui 150 milioni per le stazioni di ricarica nelle superstrade e i restanti 127 milioni di euro per le città. Il numero totale delle colonnine stimate era rispettivamente circa 2500 e 4000.
Per quanto riguarda l’investimento complessivo della UE per l’Italia, le risorse totali in ballo sono 741,32 milioni di euro per installare 21.255 colonnine entro il 30 giugno 2026. L’obiettivo, ovviamente, fornire una consistente propulsione alla mobilità elettrica nel paese.
La situazione dei fondi per le colonnine di ricarica
In seguito alla scadenza del 30 giugno, non sono state ammesse alle colonnine di ricarica PNRR in superstrada le società partecipanti in Campania, Friuli-Venezia Giulia, Trentino e Veneto. Le stesse aziende hanno criticato il bando, accusando eccessivi paletti burocratici, soprattutto in fatto di procedure autorizzative, oltre ai troppo stretti limiti temporali.
È andata meglio per i contributi relativi alle nuove colonnine in aree urbane. In questo caso gli operatori – principalmente Be Charge (Gruppo Eni) ed Enel X Way – sono riusciti ad aggiudicarsi le risorse. Tuttavia alcune regioni – Calabria, Sardegna e parte della Sicilia – ne rimarranno per ora scoperte.
Si è trattato, comunque, soltanto della prima gara. Per le successive opportunità, i soggetti interessati auspicano condizioni migliori. Lo stesso Ministero dell’Ambiente si è detto convinto che si potranno recuperare i fondi entro il 2024 e muoversi tutti insieme per incrementare la diffusione della auto elettriche in Italia.
La rete di ricarica in Italia
Ma qual è la situazione attuale della rete di ricarica in Italia? Alla fine di marzo 2023, secondo il quarto rapporto di Motus-E sulle infrastrutture di ricarica a uso pubblico in Italia, il totale dei punti ammontava a 41.173, di cui 22.107 colonnine e 15.262 location. In crescita le nuove installazioni: in media 340 punti a settimana nel primo trimestre dell’anno, per un totale di 4.401.
Un sistema sicuramente in crescita, triplicato dal 2019 al 2022. Le auto elettriche in Italia ad oggi sono circa 170.000 e quindi c’è un punto di ricarica ogni 5 veicoli. Tuttavia, in rapporto al numero di abitanti, l’Italia è tra gli ultimi paesi europei. Anche le stazioni di ricarica in autostrada sono inferiori ai livelli continentali.
Inoltre, il 23% delle infrastrutture non risulta utilizzabile per mancato allacciamento alla rete elettrica. Da migliorare anche l’omogeneità: oltre la metà delle colonnine è al nord (57%), mentre al centro e al sud-isole la percentuale si ferma rispettivamente a 22% e 21%.