L’erosione delle coste, lo scioglimento dei ghiacciai alpini, la siccità e i temporali violenti: sono alcuni degli elementi da considerare quando in futuro si pianificheranno le prossime vacanze. Gli effetti del surriscaldamento globale sono ormai evidenti anche in Italia e si ripercuotono sulle strutture, le stagioni e la stessa offerta turistica nazionale. Moveo ha chiesto al Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica dell’Università di Venezia di tracciare alcune indicazioni su come cambierà il turismo in Italia nel prossimo futuro
Il Belpaese è tale perché meta agognata dai turisti di ogni dove. Tutti gli stranieri – o almeno buona parte – sognano di visitare un giorno l’Italia per le sue bellezze artistiche, paesaggistiche, per le sue tradizioni e i suoi prodotti. E queste stesse peculiarità che rendono l’Italia così affascinante sono già interessate dagli effetti dei cambiamenti climatici: che siano coste o montagne, città o campagne, il surriscaldamento globale ha mostrato ancora quest’estate che quando l’asticella del termometro supera certe temperature una vacanza può trasformarsi in un problema, o addirittura un incubo. Erica Mingotto, ricercatrice del Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica dell’Università di Venezia (CISET), spiega come cambierà il turismo in Italia nel prossimo futuro a causa dei cambiamenti climatici.
Come cambierà il clima nel Mediterraneo?
L’Italia è al centro del Mediterraneo, uno degli hotspot climatici del Pianeta ovvero uno dei luoghi più soggetti all’incremento delle temperature: per questo in Italia la temperatura è cresciuta ben oltre la media mondiale negli ultimi due secoli.
«Alcuni effetti sono sotto gli occhi di tutti: nubifragi, temporali, siccità, allagamenti, grandinate. Gli studi dicono che questi fenomeni saranno sempre più intensi, e l’aumento delle temperature pare coinvolgerà in particolare l’Italia. E questi cambiamenti si ripercuoteranno sul turismo»
Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, che ha stilato un report dove descrive anche gli impatti sul turismo derivati dai cambiamenti climatici nel Vecchio continente, ci sono diversi effetti che riguarderanno i paesi nel Mediterraneo. Ad esempio, forte aumento delle ondate di calore, diminuzione delle precipitazioni e della portata dei fiumi, aumento del rischio di siccità e di incendi boschivi, aumento della concorrenza tra i diversi utenti dell’acqua. E poi l’Agenzia cita esplicitamente la diminuzione del turismo estivo e potenziale aumento nelle altre stagioni. Si tratta della questione dello scivolamento stagionale: alcune mete turistiche continueranno ad essere gettonate ma in periodi diversi.
Il concetto di sicurezza della destinazione
Nel prossimo futuro il turista considererà un fattore fino adesso poco valutato:
«Pensiamo alla sicurezza della destinazione: abbiamo visto in quest’estate che i turisti a Rodi come in Sicilia sono stati allontanati per precauzione dai propri hotel. Oltre al senso di insicurezza, si tratta di una vacanza totalmente rovinata. Si può immaginare che questo fattore, questa valutazione inciderà sempre di più sulla scelta della vacanza: il periodo come il luogo diventano elementi da considerare»
Si tratta infatti di valorizzare non solo le bellezze del luogo in sé, ma la loro fruibilità in qualsiasi periodo dell’anno o la loro resilienza ad eventi atmosferici violenti e improvvisi. Per raggiungere questi obiettivi bisogna «combinare l’attrattività della destinazione con la salvaguardia delle risorse che sono oggetto del turismo: sono necessarie azioni di adattamento ai cambiamenti climatici, che siano sia soft, come l’orientamento a certi comportamenti nei turisti, o hard, come la ricostruzione di aree verdi».
Un turismo balneare diverso
L’innalzamento del livello del mare ha aumentato i rischi di alluvione e ha contribuito all’erosione delle coste europee. Dato che l’Italia è una penisola, il tema della crescita media del mar Mediterraneo (stimata intorno a 1 metro entro la fine del secolo) è molto rilevante.
«Per quanto riguarda le coste e il turismo balneare, viste le temperature confortevoli per passare una vacanza, sicuramente la fascia dell’Italia meridionale sarà la più toccata da questi cambiamenti. Per questo assisteremo ad uno scivolamento stagionale, ovvero i mesi che oggi sono subito prima e dopo l’alta stagione saranno i più gettonati»
Insomma, bisognerà lavorare sulle code stagionali. E poi sugli interventi più impegnativi a livello economico, come il ripascimento delle coste, che esigono una spesa pubblica e non dell’operatore privato.
«C’è poi un’altra questione da considerare. In futuro diventeranno competitivi a livello di turismo balneare anche luoghi marittimi nel Nord Europa, a causa del riscaldamento globale. Bisogna immaginarli come competitor e organizzarsi di conseguenza»
Montagne con meno neve
Come l’erosione è una minaccia per le coste, il surriscaldamento lo è per i ghiacciai alpini e tutta l’economia turistica che vi è legata. Secondo il Centro Mediterraneo per i cambiamenti climatici entro il 2050 si registrerà una riduzione complessiva su tutto il territorio nazionale della nevosità. Per dare una dimensione, da -20 a -40 giorni di copertura nevosa all’anno su tutto l’arco alpino. Al momento le proiezioni affermano che la temperatura media dell’arco alpino dovrebbe alzarsi di almeno 1 grado e questo porterà, ad esempio, tutte le stazioni sciistiche del Friuli Venezia Giulia al di sotto della “linea di affidabilità neve” (Lan) e lo stesso avverebbe a circa un terzo delle stazioni sciistiche in Lombardia, Trentino e Piemonte.
«Molte destinazioni a livello montano si stanno muovendo nella direzione giusta. Pensiamo ad esempio agli impianti di risalita che ormai sono impiegati e progettati anche pensando ad una fruibilità estiva, senza neve, dato che adesso la montagna è molto gettonata nei mesi estivi»
In generale, bisogna ripensare il proprio modello di business e la propria offerta turistica in funzione di un clima diverso che cambierà sempre più profondamente i territori originari.
«Le destinazioni a bassa quota potrebbero non avere più precipitazioni nevose e quindi l’innevamento artificiale non sarebbe sufficiente. Anche in questo caso ci potrebbe essere uno scivolamento delle stagioni, come per il turismo balneare ma tutto questo vuol dire investimenti e costi ulteriori. Vuol dire impegno imprenditoriale e grande creatività. E non sempre è possibile trovare soluzioni efficaci»
Sicuramente sarà utile un coordinamento nazionale per monitorare le variazioni della temperatura e indicare anche benchmark o fondi azionabili per una trasformazione resiliente della propria offerta turistica.
«In Italia ogni regione è autonoma a livello turistico, ma dal nazionale può arrivare una guida, una serie di informazioni che inquadrino il contesto del futuro, supportando così le imprese del territorio. E quindi indirizzare gli investimenti nazionali ed europei in progetti “hard”, come il ripascimento delle coste, che sono figli di una visione strategica sul futuro del turismo»