Quello della sostenibilità è un tema caldo che sta spingendo molti paesi a sperimentare soluzioni nuove per preservare la salute del pianeta. Le comunità energetiche rinnovabili (CER) rappresentano una modalità di gestione autonoma di energia green che coinvolge gruppi di persone consapevoli e capaci di contribuire, nel loro piccolo, a creare un futuro migliore.
Nello specifico, con comunità energetica rinnovabile si fa riferimento a un’associazione, composta da amministrazioni pubbliche locali, PMI, attività commerciali o semplici cittadini, in grado di produrre e condividere su scala locale e in autonomia energia a basso impatto ambientale.
La Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE) dimostra come l’Europa si sia messa subito in gioco rispetto all’utilizzo delle fonti rinnovabili, e oggi è possibile assistere a numerosi esempi di amministrazione green e comunità sostenibili, come l’ecoquartiere di Parigi e il quartiere galleggiante di Amsterdam. Buoni esempi di come applicare i principi di una smart city
Come sono gestite queste comunità energetiche rinnovabili? Chi può farne parte?
Come si creano le comunità energetiche rinnovabili?
L’associazione è un fenomeno giuridico presente sia nell’articolo 18 della Costituzione, sia nel Codice Civile (dall’articolo 14 in poi). Per questo motivo, quando si costituisce una comunità energetica rinnovabile, è fondamentale seguire gli stessi passaggi richiesti per la creazione di una qualsiasi associazione:
- Ricerca e riunione dei soci fondatori;
- Definizione della mission;
- Scelta della tipologia giuridica;
- Redazione dell’atto costitutivo e dello statuto;
- Deposizione di atto costitutivo e statuto presso l’Ufficio territoriale dell’Agenzia dell’Entrate;
- Iscrizione al registro regionale.
Le comunità energetiche rinnovabili sono no profit e per questo spesso i soci fondatori scelgono di costituire una cooperativa o un altro gruppo con riconoscimento della personalità giuridica.
Una volta fondata l’associazione, i membri della comunità procedono con l’individuazione della zona dove installare l’impianto di produzione di energia green. Naturalmente quest’area è situata in prossimità dei consumatori finali (ad esempio un impianto fotovoltaico sul tetto di un’azienda).
Come funzionano le comunità energetiche rinnovabili?
Il funzionamento delle comunità è molto semplice. Una volta montato l’impianto, che può essere acquistato con la partecipazione di tutti i membri del gruppo, da un solo socio o addirittura da un soggetto terzo, è necessario fare istanza al Gestore dei Servizi Energetici per ottenere gli incentivi dedicati all’energia green condivisa.
Gli impianti utilizzabili possono essere nuovi oppure già esistenti, purché siano adeguati o eventualmente potenziati.
Per quanto riguarda invece gli incentivi, essi non coprono il 100% dell’energia prodotta e condivisa. Eventuali eccedenze in genere vengono immagazzinate in sistemi di accumulo. Le eccedenze, inoltre, sono riconosciute nel loro valore economico, il cui ricavo viene ripartito tra i soci secondo le modalità previste dal contratto privato della comunità.
Quali sono i vantaggi portati dalle comunità energetiche rinnovabili?
Come per molte soluzioni legate all’energia green, ad esempio le auto a energia solare, tra i molteplici vantaggi da menzionare vi è sicuramente il risparmio economico prolungato negli anni, a fronte di un investimento iniziale che può essere importante ma che viene in genere compensato nel tempo.
Infatti l’energia sostenibile condivisa permette ai membri dell’associazione di produrre reddito energetico e di risparmiare in bolletta.
Un secondo beneficio è legato alla salute del pianeta. L’impatto ambientale dell’energia green è decisamente minore rispetto a quello di una fonte non rinnovabile e più inquinante.
Infine bisogna menzionare il vantaggio sociale, poiché le comunità energetiche rinnovabili consentono a più soggetti di raggrupparsi, aiutarsi a vicenda e raggiungere insieme una scopo positivo prefissato.
Comunità energetiche rinnovabili in Italia: ecco cosa sapere
Anche l’Italia, grazie all’articolo 42-bis del Decreto Milleproroghe 162/2019, ha introdotto la possibilità di costituire comunità energetiche rinnovabili, a patto di rispondere alle seguenti condizioni:
- La partecipazione di persone fisiche o giuridiche dev’essere aperta e volontaria;
- Lo scopo delle comunità dev’essere quello di fornire benefici ambientali, economici o sociali ai propri membri;
- Gli impianti impiegati devono avere una potenza complessiva inferiore ai 200 kW e devono essere stati attivati successivamente al 1° marzo 2020. Recentemente, tra i requisiti è stato aggiunto che è possibile avere impianti con potenza complessiva fino a 1 MW con connessione alla rete elettrica attraverso la stessa cabina primaria (D. Lgs n.199, 8 novembre 2021);
- I rapporti di condivisione dell’energia all’interno dell’associazione devono essere regolati da un contratto di diritto privato.
Attraverso il supporto del nostro paese alle comunità energetiche rinnovabili, in un prossimo futuro sempre più persone potranno abbattere il caro bollette attraverso la produzione e la condivisione di energia green.