I dati raccolti dai veicoli smart sono importanti per ottenere informazioni sullo stato di salute della mobilità urbana e offrire soluzioni nell’ottica della sicurezza e manutezione stradale. Ecco come.

L’uso intelligente dei dati raccolti da veicoli connessi può stimolare l’innovazione negli ambienti urbani. In questo approfondimento vedremo in che modo e analizzeremo un esempio pratico virtuoso.

I veicoli connessi sono una risorsa per la mobilità urbana

Entro la fine del 2021, secondo le stime dell’Osservatorio Connected Car & Mobility della School of Management del Politecnico di Milano, il numero di veicoli connessi in Italia ha raggiunto l’ingente cifra di 18,4 milioni, rappresentando quasi la metà del parco automobilistico italiano. Più del 50% di questi veicoli utilizzano scatole nere fornite da alcune compagnie assicurative per raccogliere e registrare i dati relativi alle abitudini di guida dei conducenti, che vengono utilizzati poi per determinare il premio assicurativo. Invece, il 19% di questi veicoli utilizza la connettività SIM.

Indipendentemente dal tipo di connessione utilizzata, questi veicoli possono essere considerati come dei sensori mobili in grado di catturare digitalmente ciò che accade sia all’interno che all’esterno dell’auto. Inoltre, in alcune sperimentazioni più recenti, si è visto come possano interagire con altri veicoli connessi e con elementi smart dell’arredo urbano, come semafori e parcheggi, per migliorare e ottimizzare il traffico stradale.

Nei centri urbani, l’innovazione può convertire un problema in un’opportunità per le autorità locali, che possono sfruttare i mezzi in circolazione per raccogliere dati molto importanti e migliorare la mobilità urbana. Ad esempio, possono fornire un report dettagliato sulle condizioni del manto stradale e della segnaletica, riducendo il rischio di incidenti e prolungando la vita utile delle strade. Dunque, l’utilizzo dei dati raccolti dai veicoli intelligenti può portare a soluzioni innovative per la gestione e la manutenzione del territorio urbano.

È utile approfondire la questione dal punto di vista pratico, perciò prendiamo in considerazione il progetto M-Apperò come esempio.

Il progetto M-Apperò

M-Apperò dimostra come l’uso strategico dei dati possa portare a vantaggi concreti per la comunità. Il progetto in questione è stato realizzato con il supporto di Camera di Commercio di Brescia, Confindustria Brescia e Cluster Lombardo della Mobilità. Per il test in provincia di Brescia sono stati utilizzati 50mila veicoli, con cui è stato possibile mappare il territorio in maniera capillare.

Paolo Cappello, general manager di Air-Connected Mobility (azienda che si è occupata della gestione dei dati sul cloud), ha dichiarato: “Un primo livello di informazioni  arriva dai dati anonimizzati, raccolte da scatole nere che erano state installate originariamente con altre finalità, su flotte aziendali e mezzi di utenti privati che hanno dato un’espressa autorizzazione all’utilizzo dei dati a tale scopo. Questo per me è un uso virtuoso del dato per il progresso delle nostre comunità che si porta dietro l’onere, da parte di chi fa soluzioni come noi, di garantire credibilità sull’utilizzo dei dati“.

I dati racconti vengono poi caricati sul cloud, all’interno di un’infrastruttura informatica denominata “orchestratore”. Qui vengono confrontati, geo-codificati e “ripuliti”, eliminando i duplicati. L’orchestratore e gli algoritmi di AI (l’intelligenza artificiale ha un ruolo fondamentale nella costruzione delle smart city) individuano poi le possibili correlazioni e pattern fra i dati: così vengono chiarite quali sono le azioni prioritarie da effettuare e come pianificarle.

Gli scenari futuri

M-Apperò rimane comunque un progetto aperto, come conferma lo stesso Cappello: “L’obiettivo è di rimanere flessibile all’integrazioni di nuove fonti dati derivati dai nuovi sviluppi tecnologici che ci circondano – semafori e parcheggi intelligenti, veicoli che dialogano tra loro e con il mondo circostante; per sua natura la piattaforma prevede nuove fonti dati nel futuro“.

Le nuove tecnologie tuttavia non potranno prescindere dal feedback di manutentori esperti, che resta fondamentale per appurare l’accuratezza delle informazioni elaborate dal sistema. Su questo punto Cappello è sicuro: “L’obiettivo è quello di lavorare a fianco di manutentori esperti ed amministratori per rendere il processo di monitoraggio e manutenzione della rete viaria più veloce ed accurato, non di sostituire il ruolo del manutentore e del tecnico“.