Per raggiungere l’obiettivo europeo di ridurre del 55% le emissioni nette di gas a effetto serra è necessario applicare efficaci piani di decarbonizzazione. L’Italia si rivela il fanalino di coda dell’UE e, secondo uno studio, dovrebbe lavorare 8 volte più velocemente per colmare il gap entro il 2030.

Nonostante il ritardo dell’Italia rispetto alla tabella di marcia, l’Europa nel suo complesso si sta impegnando per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Per quanto riguarda la mobilità, tra i principali settori legati alla transizione ecologica, la sostenibilità delle auto ibride e le auto elettriche ha spinto aziende e governi a investire su questi strumenti. In realtà l‘immatricolazione delle elettriche è calata dell’8,9% nell’ultimo anno, ma i motivi potrebbero essere svariati, compreso il tipo di target dei veicoli BEV.

La crisi geopolitica che sta coinvolgendo il mondo, e la conseguente crisi delle società, non ha fermato il mercato delle tecnologie low carbon che, secondo la Zero Carbon Policy Agenda 2023 della School of Management del Politecnico di Milano, ha registrato una crescita rispetto al 2021, aumentando del 12,6%.

L’UE è pienamente consapevole dell’importanza di una decarbonizzazione energetica veloce, ma i tempi sono stretti e sono necessari maggiori sforzi.

Perché la decarbonizzazione è importante per la transizione ecologica?

La decarbonizzazione, che altro non è se non la riduzione dell’immissione di carbonio nell’atmosfera attraverso processi di conversione dei sistemi economici e produttivi, è l’elemento principale che vuole impiegare l’UE per arrivare alla carbon neutrality prevista dall’Accordo di Parigi.

Le attività umane producono eccessive quantità di CO2 nell’aria, e queste sono le primarie responsabili del riscaldamento globale. Il cambiamento climatico sta portando numerose conseguenze che impattano fortemente sull’economia del mondo:

  • Perdita di produttività;
  • Aumento di malattie e mortalità;
  • Innalzamento dei mari che danneggia e rende inutilizzabili terreni agricoli;
  • Calo del turismo.

Secondo un report di Deloitte, nei prossimi anni, se non si applicheranno efficacemente politiche di transizione green, i paesi potrebbero subire una perdita annua di PIL del 7,6%.

Il percorso verso la sostenibilità non è semplice e gli investimenti attualmente sono molto costosi, ma il mondo non può fare altrimenti e si sta dirigendo verso quei turning point che permetteranno ai benefici di superare i costi.

Decarbonizzazione e futuro: quali sono i piani dell’Europa?

Tutte le potenze mondiali stanno attuando numerosi piani di conversione green per controllare gli effetti dannosi del cambiamento climatico.

In particolare, l’UE si è posta degli obiettivi precisi per raggiungere le zero emissioni attraverso il piano denominato Green Deal, che ha lo scopo di:

  • Realizzare sistemi energetici interconnessi, capaci di sostenere le fonti di energia rinnovabili;
  • Decarbonizzare il settore del gas;
  • Sviluppare le fonti di energia sostenibile come l’eolica;
  • Sensibilizzare e responsabilizzare i consumatori in merito allo spreco di energia;
  • Promuovere le nuove tecnologie green.

Da menzionare anche il pacchetto “Pronti per il 55%”, che prevede una serie di proposte volte ad aggiornare le normative europee in modo che si allineino all’obiettivo zero emissioni. L’iniziativa vuole garantire una transizione ecologica equa, supportare l’innovazione e la sana competitività, e sostenere la posizione di leader nella lotta al cambiamento climatico dell’Unione Europea.

Decarbonizzazione in Italia: a che punto siamo?

Secondo il report dei ricercatori della School of Management del Politecnico di Milano, rispetto allo scorso anno l’Italia ha rallentato il suo piano di decarbonizzazione, arrivando ad accumulare un debito di 125 milioni di tonnellate di CO2 da eliminare entro i tempi previsti dai progetti europei.

Nonostante l’impegno per ridurre le emissioni (meno 33% dal 2005) e le iniziative per promuovere la mobilità green, come la diffusione dei servizi di ricarica per auto elettriche, il Belpaese presenta delle criticità che gli impediscono di mettersi in pari con il resto dell’UE. Da menzionare, ad esempio, la burocrazia complicata, l’attuale situazione geopolitica mondiale, i malumori legati al Green Deal e i processi troppo lenti per l’efficientamento energetico.

Tra i settori coinvolti più in crisi vi sono l’edilizia e i trasporti, che producono rispettivamente emissioni del 23% e del 33% maggiori rispetto ai limiti consigliati per raggiungere l’obiettivo del piano UE.

Unica nota positiva è rappresentata dai settori dell’industria e della gestione dei rifiuti, che tengono il passo con gli altri paesi. Gli investimenti per la mobilità sostenibile e per le energie rinnovabili non mancano, ma l’Italia deve ancora lavorare molto per attuare efficacemente il processo di decarbonizzazione.