L’Europa continua la sua lotta al cambiamento climatico e lo fa concentrandosi anche sui gas fluorurati, utilizzati nei sistemi di refrigerazione e non solo. Gli F-Gas sono tra i maggiori responsabili dell’effetto serra e dell’esaurimento dello strato di ozono.
Dopo l’adozione degli emendamenti al Regolamento F-Gas, il Parlamento europeo è pronto a negoziare con i Paesi membri la riduzione -fino all’eliminazione completa- dei gas fluorurati.
Cosa sono gli F-Gas
Gli F-Gas, o gas fluorurati, sono dei gas presenti in vari dispositivi e impianti, come quelli di refrigerazione, condizionamento e pompe di calore.
Recenti dati indicano gli F-Gas responsabili di circa il 2,5% di emissioni totali di gas ad effetto serra, che potrebbe non sembrare molto se non fosse per la loro alta potenza e persistenza unite alla capacità di intrappolare il calore nell’atmosfera in maniera più efficace anche della CO2.
Gli F-GAs si dividono in diversi tipi, tra cui:
- Idrofluorocarburi (HFC);
- Perfluorocarburi (PFC);
- Esafluoruro di zolfo (SF6).
Negli anni ’80 sono stati vietati i clorofluorocarburi (CFC) e gli idroclorofluorocarburi (HCFC) dal Protocollo di Montreal a causa del loro potere altamente inquinante per tutelare lo strato di ozono nell’atmosfera. Il Protocollo è stato poi successivamente modificato nel 2016 cercando di ridurre ulteriormente le emissioni con l’emendamento Kigali, dal nome della capitale del Ruanda dove venne raggiunto l’accordo.
Il Regolamento (UE) n. 517/2014 si focalizza soprattutto sulla limitazione dei gas fluorurati ad effetto serra (GHG).
Il regolamento per la gestione dei gas fluorurati
Nota anche come Regolamento europeo sugli sfidanti ai gas fluorurati, la normativa è entrata in vigore il 1° gennaio 2015, presentando alcuni punti chiave ben precisi:
- La riduzione progressiva dell’uso dei gas fluorurati nell’UE attraverso l’implementazione di quote di emissione, che stabiliscono i limiti massimi di gas che possono essere messi sul mercato o utilizzati in determinate applicazioni.
- Il divieto di uso dei gas in alcune applicazioni, specie quelle ad alto potenziale di riscaldamento globale (GWP), come alcuni tipi di apparecchiature di refrigerazione o condizionamento d’aria.
- Certificazioni e formazione per chi lavora con gas fluorurati.
- Monitoraggio e reporting delle aziende che producono, importano, esportano o utilizzano gas fluorurati.
- L’etichettatura dei prodotti contenenti tali gas.
- Procedure di recupero e riciclo dei gas fluorurati.
- Incentivi per alternative a basso GWP.
Lo scorso marzo il Parlamento europeo ha adottato alcuni emendamenti per velocizzare il raggiungimento degli obiettivi climatici fissati nel green deal attraverso:
- La riduzione progressiva degli idrofluorocarburi (HFC) dal 2039 fino alla loro totale eliminazione nella produzione e consumo entro il 2050;
- Il rafforzamento dei requisiti per la regolazione dei prodotti che contengono gas fluorurati affinché si proceda alla loro graduale eliminazione e alla sostituzione con le alternative disponibili;
- L’estensione dell’attività di formazione e certificazione sui refrigeranti alternativi;
- Il miglioramento del controllo sul commercio illegale degli F-Gas.
L’approvazione finale del testo potrebbe arrivare già questo autunno ma sono ancora molti gli aspetti da valutare e le singole situazioni nazionali sono piuttosto complesse.
Riduzione degli F-Gas: tempistiche troppo strette?
Dunque è arrivato il momento di una stretta ulteriore sull’uso degli F-Gas, ma i vari settori industriali chiedono più tempo per effettuare i cambiamenti richiesti.
Ad esempio, l’’Epee, European Partnership for Energy and the Environment, che rappresenta l’insieme di tutti i gruppi industriali nel settore della refrigerazione, aria condizionata e pompe di calore in Europa, ha già manifestato le sue perplessità sul provvedimento sostenendo che l’utilizzo degli F-Gas abbia un impatto minimo sull’ambiente rispetto, ad esempio, alla già citata anidride carbonica.
La scadenza del 2039 per la riduzione appare come troppo vicina , senza contare il tempo necessario per introdurre a pieno regime l’utilizzo dei gas proposti dall’UE in sostituzione degli F-Gas (tra cui ammoniaca e propano).
La situazione in Italia
In Italia, per operare con i gas fluorurati esiste il Registro Nazionale, la banca dati che raccoglie le informazioni relative alla vendita di tali gas, le apparecchiature e tutte le attività di installazione, manutenzione, riparazione e smaltimento delle stesse.
La legislazione italiana è già piuttosto rigida sul loro trattamento e l’applicazione del Regolamento UE così com’è rischierebbe di mettere in sofferenza tutto il settore della climatizzazione industriale e domestica.
Ad esempio, bisogna considerare che i gas alternativi proposti dall’UE sono facilmente infiammabili e vietati in Italia sia nel comparto commerciale sia nel comparto residenziale
In più, diverse sono anche le caratteristiche degli impianti dovute alle differenze climatiche: il numero degli apparecchi di refrigeramento in Italia è superiore rispetto ai Paesi del Nord d’Europa e per la maggioranza sono impianti autonomi, in contrapposizione con quelli centralizzati dei Paesi nordici.
Un’ulteriore contraddizione nasce dall’attuazione del Piano RePowerEU che prevede proprio l’installazione di impianti di riscaldamento a pompa di calore con alimentazione elettrica a svantaggio dei sistemi alimentati a gas. Provvedimento questo che comprende il doppio intento di rendersi più autonomi dal gas russo e incentivare l’uso di fonti rinnovabili di produzione di energia elettrica. Peccato che nell’88% degli impianti a pompa di calore in Italia si utilizzino proprio gli F-Gas. Impianti che, a questo punto, potrebbero diventare, nei prossimi anni, fuori norma.
Lotta al cambiamento climatico: un progetto ampio
Se da un lato l’inquinamento atmosferico in Europa è diminuito, dall’altro il cambiamento climatico è un realtà che l’UE sta affrontando su più piani: il Regolamento sugli F-Gas, i piani di decarbonizzazione, gli incentivi al passaggio alle auto a ricarica elettrica sono solo alcuni esempi.
Ma non sono solo le istituzioni a impegnarsi: numerose start-up stanno sviluppando sistemi di stoccaggio dell’anidride carbonica, gas serra per eccellenza. E anche al di fuori dell’Europa non mancano progetti ambiziosi, come la decisione delle Hawaii di azzerare le proprie emissioni di CO2.