Siamo circondati da oggetti, ognuno dei quali rappresenta una spesa, occupa spazio e affolla le nostre vite rendendole caotiche e affaticandoci mentalmente. L’economia basata sull’iscrizione – una branca della rental economy che trae ispirazione dai modelli di fruizione applicati dalle grandi piattaforme di streaming come Netflix e Spotify – ci può aiutare a cambiare questa situazione, poiché consente di superare il modello fondato sul possesso di beni sempre più numerosi, che comportano un notevole impatto ambientale, sia per quanto riguarda la fase di produzione che quella dello smaltimento finale; si può recuperare in questo modo un approccio condiviso ai consumi, ai beni e ai servizi passando, quindi, dall’acquisto all’uso.
Mobilità accessibile e in condivisione: il futuro delle Smart City
Un primo passo del passaggio dall’acquisto all’uso è avvenuto per effetto del ruolo sempre più significativo occupato nella nostra società dal mondo digitale, che ci ha abituati alla smaterializzazione, aiutandoci, per certi versi, a smettere di pensare al possesso fisico delle cose di cui usufruiamo ogni giorno, a partire dai prodotti culturali come libri e film.
Un altro esempio è la diffusione, in parallelo, anche di servizi che permettono di affittare abiti, in particolare quelli eleganti, che spesso vengono indossati solo un paio di volte in occasione di eventi importanti; il risparmio, anche in questo caso, è sia economico sia di impatto ambientale.
Tutto è accessibile con qualche click e con qualche rapida sottoscrizione online: questa stessa facilità di utilizzo oggi si può trovare anche nel caso di beni di cui si può usufruire in condivisione, a partire dai mezzi di trasporto. Non vale solo per le auto, ma soprattutto per la micromobilità, come biciclette e monopattini, che, grazie a maneggevolezza e rapidità, si prestano particolarmente a essere presi, utilizzati per il tempo necessario, e depositati negli appositi spazi o, nel caso dei servizi in free floating, anche dove capita, senza necessariamente dover cercare una stazione. Questo tipo di condivisione permette di usufruire di mezzi e servizi più facilmente, senza i possibili limiti e le difficoltà che il possesso può determinare; rendono, per esempio, più economico anche l’integrazione di diversi mezzi per un solo spostamento, a seconda delle necessità imposte dalla diversa zona della città che si deve attraversare.
I cambiamenti della mobilità nelle città, dove biciclette e monopattini elettrici a noleggio sono sempre più presenti, forniscono, in questo senso, l’esempio di un modello più equo, innanzitutto sul piano economico, perché i costi del servizio vengono distribuiti diversamente da come accade con l’acquisto di un bene. Tutti, infatti, hanno pari possibilità di accedere ai mezzi in condivisione, non dovendo farsi carico del costo economico iniziale al momento dell’acquisto, che per alcuni può essere un problema; e siccome non tutti, poi, hanno a disposizione uno spazio sicuro, come un garage, in cui riporre la bicicletta, il bike sharing evita anche questa preoccupazione, permettendo a tutti di usufruire del mezzo, a prescindere dalle dimensioni della propria casa o del proprio conto in banca.
Investire nella mobilità condivisa per città più vivibili
Ma la condivisione è anche una modalità di fruizione che contribuisce a rendere più vivibili le città, perché ogni utente del servizio fa la propria parte per diminuire traffico e inquinamento, riducendo il numero complessivo di mezzi che circolano in uno stesso momento, soprattutto quello delle automobili, con una conseguente diminuzione anche dell’inquinamento acustico. Ci permette, così, di renderci conto che tutti possiamo fare la nostra parte per il benessere collettivo.
Inoltre, l’acquisto di un bene è meno sostenibile del noleggio a causa dei consumi legati alla produzione e dei rifiuti che l’oggetto acquistato produrrà. Con la condivisione e il noleggio, infatti, servono meno mezzi per soddisfare le necessità della popolazione, cosa che riduce il dispendio delle materie prime impiegate nella produzione.
Proprio per la facilità con cui questo modello rende accessibili beni e servizi, la rental economy è spesso accusata di perpetuare la stessa visione consumistica, centrata sulle strette necessità di ogni individuo, del capitalismo; eppure, in realtà, si tratta di un modello economico che si fonda su una forma di fiducia negli altri. L’utilizzo di beni in condivisione può aiutarci, infatti, a imparare il rispetto per i beni che non ci appartengono in senso stretto, ma che sono al servizio di tutti, esercitando così un nuovo senso di comunità che rischiamo di perdere.