Uomini e donne si spostano con esigenze diverse. Quelle delle donne però spesso sono trascurate. Cos’è la gender mobility e cosa c’è da migliorare.
Esistono una mobilità maschile e una mobilità femminile? Sì. Come in tanti ambiti, la diversità degli stili di vita tra uomini e donne si riflettono anche negli spostamenti. E, come in tanti ambiti, purtroppo la mobilità femminile viene spesso lasciata indietro.
Cosa vuol dire confrontare le mobilità
La gender mobility deriva anche dal fatto che i compiti sono ripartiti tra uomini e donne ancora secondo gli stereotipi che demandano alla donna la cura della famiglia e all’uomo principalmente il lavoro. Secondo l’Atlante Europeo della Mobilità redatto nel 2021 dalla fondazione tedesca Heinrich-Böll-Stiftung, prendendo in esame gli uomini e le donne in età compresa tra i 30 e i 39 anni, gli uomini compiono il 50% dei loro spostamenti per lavoro contro il 30% delle donne che, dal canto loro, effettuano il 20% dei loro viaggi (1 su 5) per l’organizzazione della vita familiare, come ad esempio portare i figli al parco o a scuola.
Quando si parla di lavoro va precisato che si parla di lavoro retribuito, il che non rende sempre agevole classificare i dati visto che le donne rispetto agli uomini spesso risultano sottopagate e sono più soggette a situazioni di lavoro non retribuito. Spesso le donne sono anche coloro che effettuano più viaggi in uno, ad esempio passano a prendere i figli a scuola nel pomeriggio e poi vanno a fare spesa prima di tornare a casa. Insomma, spesso le donne hanno una mobilità più complessa.
Donna al volante, manca una rappresentante
Nonostante ciò, spesso mancano soluzioni. Una mobilità più complessa dovrebbe essere affiancata da servizi multimodalità di trasporto pubblico (che infatti le donne utilizzano in maniera molto più consistente rispetto agli uomini). Tuttavia, le donne si spostano più a piedi e utilizzano meno i mezzi in sharing. Una delle ragioni potrebbe essere il peso dei veicoli a batteria elettrica, che finisce per diventare una vera e propria barriera di genere. Monopattini ed e-bike diventano quindi prerogative maschili.
Inoltre, le donne sono prese meno in considerazione nel settore trasporti. Il World Economic Forum 2023 ha sottolineato come le specifiche di comfort e sicurezza delle auto prendano come primo riferimento i guidatori, che sono per lo più uomini (e se c’è un uomo in macchina è più probabile che le donne stiano in auto come passeggeri). Gli stessi crush test sono spesso condotti con manichini che riprendono le caratteristiche fisiche di un uomo normotipo.
Oltre la gender mobility
Donne in minoranza, sulla strada, nel lavoro, nel management. C’è chi si sta muovendo comunque per invertire il trend. A novembre scorso l’Unione Europea ha infatti approvato un regolamento senza precedenti per richiedere di portare la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione delle società al 40%, incluso quindi il settore della mobilità. In alcuni casi sono le compagnie stesse che si muovono autonomamente per l’inclusione di genere. Ad esempio la Ford che negli scorsi anni ha comunicato di aver aumentato il reclutamento e la formazione di donne ingegnere.