La gestione dei rifiuti è una questione fondamentale per concretizzare il modello sostenibile di economia circolare. Complessivamente, nell’Unione Europea si producono ogni anno circa 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti, con una lieve crescita dal 2018 al 2021 della quantità media prodotta per abitante. Nonostante ciò, riciclaggio e compostaggio sono migliorati, così come è diminuito l’impiego delle discariche.

La corretta gestione dei rifiuti ha un forte impatto sul benessere del pianeta e sulla salute delle persone e, come riportano i dati Eurostat, nel giro di pochi anni si è arrivati a riciclare o compostare il 49,6% di tutti i rifiuti urbani all’interno dell’UE, e a diminuire la percentuale di scarti riservati alle discariche (dal 24% del 2017 al 18% del 2020).

Grazie ai precisi obiettivi posti per la transizione ecologica, e alla sensibilizzazione in tutti settori a un comportamento sostenibile, attraverso, ad esempio, manifestazioni importanti come il CSR Expo 2023, oggi l’Europa presenta risultati decisamente positivi.

Gestione dei rifiuti: come si è evoluta la normativa europea?

I risultati ottenuti dall’Unione Europea rappresentano il frutto di tanti anni di sforzi e lavoro comunitario. La prima importante norma riguardante questa tematica è la Direttiva 2008/98/CE, e risale al 19 novembre 2008.

Il documento aveva lo scopo di definire un quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti all’interno dell’Unione e presentava una serie di punti chiave che sono diventati la base delle normative successive, ovvero:

  • Descrizione di una gerarchia dei rifiuti;
  • Introduzione del concetto di responsabilità estesa del produttore;
  • Chiarimenti in merito alla gestione dei rifiuti (da farsi senza creare pericolo o disturbo);
  • Obbligo per i paesi di istituire piani per il trattamento dei rifiuti;
  • Introduzione degli obiettivi di riciclaggio e recupero;
  • Conferma in merito ai soggetti che si devono occupare dei costi di gestione dei rifiuti, ovvero coloro che causano inquinamento.

Nel 2018 la direttiva è stata aggiornata (Direttiva UE 2018/851) e inserita all’interno del pacchetto di misure per l’economia circolare. Tra i suoi punti, sono da menzionare alcuni obiettivi a breve termine:

  • Entro il 2025 bisognerà arrivare a riciclare al 55% i rifiuti urbani in peso;
  • Entro il 1° gennaio 2025 sarà necessario istituire la raccolta differenziata dei materiali tessili e dei rifiuti pericolosi prodotti dai privati;
  • Entro il 31 dicembre 2023 sarà necessario garantire che i rifiuti organici siano raccolti separatamente o riciclati alla fonte.

Obiettivi europei per la gestione dei rifiuti: qual è la situazione attuale?

Negli anni i paesi europei si sono basati sulle misure della normativa ma hanno gestito i rifiuti in maniera differente l’uno dall’altro. Un esempio interessante è quello della Germania, che da anni porta avanti con successo il progetto Pfand. Il Pfand si applica alle bottiglie di vetro o di plastica e alle lattine di alluminio. Ogni volta in cui un consumatore acquisti un prodotto in queste confezioni, gli viene addebitato un importo variabile che, dopo lo smaltimento negli appositi contenitori, viene restituito con varie modalità.

Nonostante gli esempi positivi, l’8 giugno 2023 la Commissione Europea e l’European Enviroment Agency hanno pubblicato un report aggiornato con la segnalazione dei 18 paesi che sono molto indietro in merito agli obiettivi di riciclo prefissati per il 2025:

  • Estonia;
  • Finlandia;
  • Francia;
  • Irlanda;
  • Lettonia;
  • Portogallo,
  • Spagna;
  • Svezia;
  • Bulgaria;
  • Croazia;
  • Cipro;
  • Grecia;
  • Ungheria;
  • Lituania;
  • Malta;
  • Polonia;
  • Romania;
  • Slovacchia.

Nella relazione, la Commissione Europea invita questi paesi a ridurre i rifiuti non riciclabili, a gestire meglio la raccolta differenziata, ad aumentare il riutilizzo e a migliorare la sensibilizzazione della popolazione all’argomento.

L’Italia è tra i paesi virtuosi che raggiungeranno gli obiettivi entro il 2025

L’Italia si pone tra i 9 paesi virtuosi che, secondo le previsioni della Commissione Europea, riusciranno a raggiungere gli obiettivi entro il 2025.

Secondo i dati raccolti dall’Eurostat nel 2020, il nostro paese è posizionato al settimo posto tra gli stati membri dell’Unione e mostra un tasso di riciclaggio pari a 51,4%, leggermente superiore rispetto alla media europea.

Il riciclaggio di carta, vetro, plastica e legno è anch’esso, a livello nazionale, sopra la media europea.

A livello regionale vi sono invece significative differenze, che però rivelano delle percentuali accettabili, se non ottime. Ad esempio, il Veneto riporta un tasso di riciclaggio pari a 76,2%, mentre è da menzionare il lavoro fatto dalla Basilicata, che è passata da un tasso di riciclo del 13,3% a uno del 62,7%.

I dati ISPRA, invece, riportano informazioni in merito al numero e alla tipologia di impianti presenti nel territorio italiano dal 2015 al 2021. Il numero è passato da 634 a 657, con un 45% costituito da impianti di compostaggio, molti dei quali presenti in Veneto e Lombardia.

Il divario tra le regioni in merito alla gestione dei rifiuti è certamaente una criticità che deve essere risolta. A tal proposito, si pensa di utilizzare i fondi Pnrr e creare due plafond, da destinare per il 60% alle regioni del Centro-Sud e per il 40% a quelle del Nord, al fine di effettuare degli interventi mirati da completare entro il 2026.