La transizione verso la mobilità sostenibile passa anche dalla diffusione di strumenti innovativi come le green box. È questa in estrema sintesi la conclusione della ricerca del Politecnico di Milano, presentata durante il forum “The Urban Mobility Council”.

Il forum, promosso dal Gruppo Unipol con il Patrocinio della Commissione Europea, quest’anno è stato dedicato ad energie, industrie e infrastrutture per la mobilità a zero emissioni.

In particolare, sono state analizzate le abitudini alla guida su un campione di alcune province italiane, per capire in quale modo i dati provenienti dai dispositivi innovativi possono essere utilizzati nell’ottica di un passaggio alla mobilità elettrica privata.

Cosa sono le green box?

Le green box sono l’evoluzione della scatola nera, come spiega il direttore del Dipartimento Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, Sergio Savaresi: “Le moderne tecnologie telematiche consentono di passare dal concetto di black box a quello di green box, uno strumento in grado di classificare l’impatto ambientale di ciascun veicolo”.

Rispetto alla sua antenata, la green box calcola in modo preciso l’impronta ecologica degli autoveicoli e supera il concetto di appartenenza alla classe Euro.

A cosa servono le green box?

La possibilità di verificare l’impatto ambientale di ogni vettura, in base all’utilizzo, apre nuovi scenari nella pianificazione della mobilità urbana MAAS e anche nella riorganizzazione delle politiche del traffico e delle ZTL.

I piani di mobilità ottimizzati, infatti, andrebbero a vantaggio sia dell’ambiente sia dei cittadini/utenti. L’analisi puntuale dei dati ricavati dall’installazione di dispositivi GPS o connessi, da un lato favorirebbe la riduzione delle emissioni, supportando progetti come NetZeroCities, dall’altro non andrebbe a discapito della libera circolazione.

Lo studio del Politecnico di Milano evidenzia che, grazie all’analisi dei dati raccolti dalle green box, i veicoli non elettrici, o comunque non immediatamente elettrificabili, potrebbero circolare anche nelle ZTL, a certe condizioni, se l’impatto fosse monitorato e controllato dai nuovi dispositivi telematici sostitutivi della black box.

I dati sull’elettrificabilità in Italia

Lo studio realizzato dal Politecnico di Milano, presentato al forum The Urban Mobility Council, ha preso in considerazione i dati di movimento ricavati dalle scatole nere installate sui veicoli dei clienti Unipol nelle provincie di Bari, Brescia e Roma. In totale il campione si basa su 360 milioni di spostamenti relativi a oltre 226.000 veicoli.

La ricerca ha definito un E-Private Mobility Index, ovvero la percentuale di veicoli tradizionali, con motore endotermico, che può essere effettivamente sostituita da veicoli elettrici in Italia. L’elettrificabilità di automobili ad uso privato non è uniforme sul territorio nazionale:

  • 17% nella provincia di Roma;
  • 28% nella provincia di Brescia;
  • 42% nella provincia Bari.

I motivi di tale difformità sono da ascrivere alla diversa estensione geografica, ai servizi presenti sul territorio e, ovviamente, alle abitudini di guida della popolazione. L’E-Private Mobility Index è inversamente proporzionale ai km percorsi: più sono i chilometri percorsi, meno le auto elettriche/elettrificabili.

Green box e abitudini di guida

L’elaborazione dei dati telematici delle black box installate nelle province considerate ha portato alcuni interessanti risultati anche per la salvaguardia delle abitudini di guida degli italiani:

  • il 30% dei mezzi a motore endotermico potrebbe essere sostituito subito da auto elettriche senza intaccare le abitudini di guida;
  • il restante 70% di veicoli non immediatamente elettrificabili in Italia potrebbe continuare a circolare anche nelle zone a traffico limitato, se si tenessero in considerazione i dati rilevati dalle green box.

In particolare, le condizioni per una circolazione libera e sostenibile anche dei mezzi non elettrici riguardano i km percorsi, la velocità, le brusche accelerazioni/frenate: lo studio, infatti, conferma che una vettura ecologico, in classe Euro elevata, guidata senza perizia, genera un impatto ambientale maggiore rispetto a un’automobile più datata guidata in modo green.