I borghi italiani sono un patrimonio culturale e paesaggistico inestimabile. Arroccati sulle montagne, affacciati sul mare o immersi nella campagna, questi piccoli centri offrono al visitatore un’esperienza unica fatta di tradizioni, folklore, buon cibo e vino pregiato. Ognuno di essi custodisce gelosamente tesori d’arte e storia che meritano di essere scoperti. Perché non partire allora per un viaggio alla scoperta dei dieci borghi più belli d’Italia di cui probabilmente non hai mai sentito parlare?
Visitare i borghi d’Italia: un viaggio nel cuore del Belpaese
I borghi italiani sono un patrimonio culturale e paesaggistico dal valore inestimabile. Sono sparsi in tutto il territorio nazionale e rappresentano una delle principali attrazioni turistiche del nostro Paese. Ognuno di essi è un vero e proprio tesoro da scoprire, con caratteristiche diverse che vanno dal mare alle montagne, passando per i laghi e i centri storici ricchi di arte e tradizioni.
Perché visitarli? Perché ogni borgo è un luogo unico, ricco di storia e di bellezze naturali che incantano chiunque li visiti. Immergersi nella tranquillità dei migliori borghi italiani significa entrare in contatto con la vera essenza del nostro Paese, un’esperienza unica e irripetibile. Qualsiasi sia la tua destinazione, ti aspettano panorami suggestivi, antiche tradizioni, folklore, buon vino e ottimo cibo. Insomma, tutto ciò che rende l’Italia una delle destinazioni turistiche più apprezzate al mondo.
Quando si parla dei borghi più belli d’Italia fare una classifica è davvero difficile perché ognuno di essi ha qualcosa di speciale che lo rende unico. Tuttavia abbiamo provato a stilare una lista dei dieci borghi italiani che, secondo noi, meritano di essere visitati almeno una volta nella vita.
Asolo in Veneto
Asolo è un piccolo borgo veneto situato nella provincia di Treviso. La sua posizione elevata è probabilmente alla base dell’origine del nome: in epoca romana, infatti, il primo insediamento era noto con il nome latino Acelum, dalla radice indoeuropea *ak, che significa “luogo aguzzo” in riferimento alla natura collinare del territorio.
Nel corso dei secoli il borgo è stato abitato da diversi personaggi illustri, tra cui Caterina Corner, la regina di Cipro, che qui trascorse gli ultimi anni della sua vita nel castello-fortezza medievale situato nella parte più elevata della zona abitata. Da non perdere la Rocca di Asolo o Rocca Braida, una fortezza situata a circa 300 metri di altitudine, sul Monte Ricco, che offre uno splendido panorama sul borgo e sulla vallata circostante.
Merita una visita anche il Duomo al cui interno si può ammirare la Pala di Asolo del pittore Lorenzo Lotto, tra i principali esponenti del Rinascimento veneziano.
Asolo ha sempre attirato un gran numero di artisti e scrittori, soprattutto stranieri, tra i quali il poeta e drammaturgo Robert Browing, lo scrittore Henry James, la viaggiatrice e scrittrice Freya Madeleine Stark e l’attrice teatrale Eleonora Duse. Inoltre, è stata definita “la città dei 100 orizzonti” dal poeta e scrittore Giosuè Carducci per la sovrapposizione dei profili collinari che affascina chi guarda verso nord. Oggi il borgo è un luogo ideale per una vacanza all’insegna del relax e della buona cucina, senza dimenticare il vino: Asolo è, infatti, una delle zone di produzione del Prosecco DOCG.
Bellano in Lombardia
Bellano è un borgo lombardo che sorge sulla sponda orientale del lago di Como e nell’antichità era attraversato dalla via Spluga, la strada romana che collegava la città di Milano con il passo dello Spluga. Il borgo di Bellano si trova in una bellissima posizione, circondato dalle montagne delle Grigne e dalle acque cristalline del lago.
La storia del borgo di Bellano è molto antica: i primi documenti che lo menzionano risalgono al X secolo, ma si pensa che il borgo sia stato fondato ancora prima. Secondo Sigismondo Boldoni, scrittore e letterato bellanese, le origini del nome Bellano sarebbero da ricercare nell’espressione latina Bellus-Amnis, letteralmente “bello fiume”, probabilmente in riferimento al fiume Pioverna, mentre lo storico Oleg Zastrow farebbe risalire il toponimo Bellano da Bellum-Ano, cioè “luogo di guerra” per via della posizione strategica del borgo tra lago e montagna. Uno dei luoghi più interessanti della città è senza dubbio l’Orrido di Bellano, una gola scavata dal fiume Pioverna circa 15 milioni di anni, il cui nome si deve a Sigismondo Boldoni che la definì un “Orrore di un’orrenda orrendezza”. L’Orrido è un luogo suggestivo e affascinante, che vale sicuramente la pena visitare, accessibile grazie a una passerella ancorata alle pareti rocciose che percorre l’intera gola dotata di impianto d’illuminazione. Da vedere ci sono anche il Museo del Latte e della storia della Muggiasca, con sede in località Vendrogno, il Santuario della Madonna delle Lacrime, in località Lezzeno, la Chiesa dei Santi Nazaro e Celso, edificio in stile tardo romanico, riconosciuto come monumento nazionale, e la Chiesa di Santa Marta, al cui interno è custodito il gruppo ligneo del 1500 dello scultore e intagliatore Giovanni Angelo Del Maino, con nove figure raffiguranti la deposizione.
Dall’arte alla tavola, se visiti Bellano devi provare il pesce in carpione, una ricetta tipica della zona dei laghi, e Miascia, la torta a base di pane raffermo e frutta secca.
Montefiore Conca in Emilia Romagna
Montefiore Conca è un piccolo borgo dell’entroterra riminese, in Emilia Romagna e sorge su un colle che domina la vallata. Fu un importante avamposto dei Malatesta, con una rocca che dominava, con la sua imponente mole, tutta la zona circostante. La storia del paese è legata a doppio filo con la famiglia Malatesta: nel 1295, infatti, quando Malatesta da Verucchio, detto il “Mastin Vecchio”, si impadronisce della città di Rimini, Montefiore Conca è uno dei centri che viene posto sotto il suo dominio. Nel 1372 il controllo della signoria passa a Galeotto che poi lo darà al figlio Galeotto Belfiore a cui successe prima Carlo Malatesta, poi il nipote di quest’ultimo, Roberto, e infine Sigismondo Malatesta prima che Montefiore Conca passasse sotto il controllo di Cesare Borgia.
Nel corso dei secoli, il borgo fu sotto il dominio della Repubblica di Venezia, della Repubblica Cisalpina, del Regno italico di Napoleone e della Chiesa prima di entrare a far parte del Regno d’Italia.
Tra i luoghi da visitare c’è sicuramente la suggestiva Rocca Malatestiana, simbolo di Montefiore Conca, situata in una posizione strategica su un’altura a 385 metri che domina il panorama. La fortezza è soprannominata la “rocca degli amanti” perché secondo la leggenda tra le sue stanze vagano le anime di due innamorati: Costanza Malatesta, figlia di Ungaro Malatesta e Violante d’Este, e Ormanno, duca tedesco.
Oltre alla splendida Rocca, merita una visita anche la Chiesa di San Paolo, al cui interno sono conservati un crocifisso in legno di scuola riminese, una Madonna con Bambino e angelo di Bernardino Dolci e la pala della Madonna della Misericordia di Luzio Dolci, la piccola Chiesa dell’ospedale e il Santuario della Madonna di Bonora, immerso nel verde e appena fuori dal borgo. Altre due cose imperdibili di Montefiore Conca sono i passatelli cotti nel brodo di carne e le caldarroste, prodotto principe del territorio, accompagnate da un buon bicchiere di vino novello.
Gradara nelle Marche
Gradara è un piccolo borgo marchigiano situato a pochi chilometri da Pesaro, in provincia di Pesaro Urbino. Il nome deriverebbe dal latino Creataria che significa “creta” o “luogo argilloso” in riferimento alla formazione geologica del territorio.
La Rocca di Gradara è il simbolo di questo magnifico borgo medievale, un castello-fortezza che si erge sul colle al confine tra Marche ed Emilia Romagna e da cui è possibile godere di una vista mozzafiato sulla vallata e fino alla costa adriatica. Il castello, con il suo mastio (torrone principale) che si innalza per 30 metri, dominando l’intera vallata, rappresenta una delle strutture medievali meglio conservate in Italia.
Inoltre, le due cinte murarie che circondano il castello, la più esterna delle quali si estende per quasi 800 metri, la rendono anche una delle più imponenti del Belpaese.
La storia del borgo è legata a quella della famiglia Malatesta, che fece costruire le due cinte di mura erette tra il XIII e il XIV secolo. Gradara però è stata anche uno dei principali teatri degli scontri tra il Papato e le Casate Marchigiane durante il Medioevo: se la contesero infatti i Borgia, i Della Rovere e i Medici.
Quello che forse non sai è che, secondo la leggenda, la rocca ha fatto da sfondo al tragico amore di Paolo e Francesca, cantato da Dante Alighieri nella Divina Commedia.
Oggi il borgo di Gradara è un luogo incantevole, che offre ai visitatori la possibilità di ammirare il castello e le mura medievali, passeggiare per le sue stradine e sostare nei suoi numerosi bar e ristoranti, dove provare i tagliolini alla bomba, piatto tipico del territorio. Insomma, se stai cercando un luogo tranquillo e suggestivo dove trascorrere un weekend fuori città, Gradara è il posto che fa per te.
Trevi in Umbria
Trevi è un piccolo borgo del centro Italia, situato tra Foligno e Spoleto. Il paese sorge sulla cima di un colle ricco di ulivi e da qui si gode di una splendida vista sulla valle sottostante. Quella di Trevi è una storia antica come testimoniato dai reperti risalenti al paleolitico e la “stele di Bovara”, l’epigrafe scoperta negli anni Cinquanta che svela l’esistenza di una cultura precedente alla dominazione romana del territorio. La prima menzione del borgo risale invece all’epoca di Plinio il Vecchio che la chiama Trebiae, la città degli Umbri che si erano stabiliti nei pressi della via Flaminia, snodo strategico dell’epoca, vicini al fiume Clitunno.
A testimonianza del periodo romano restano le mura di cinta del I secolo a.C., sulle quali sono poi state innestate le mura medievali (a cui risalgono, invece, le antiche porte di accesso al borgo: Porta del Bruscito, Porta San Fabiano e l’Arco del Mostaccio).
Con il dominio dei Longobardi, Trevi rientrò all’interno del ducato di Spoleto e in seguito subì il dominio di vari capitani, tra cui quello disastroso dei Trinci di Foligno che durò fino al 1438. In seguito, il borgo passò sotto il controllo della Chiesa fino all’unificazione d’Italia.
Oggi Trevi fa parte dei Borghi più belli d’Italia e dell’associazione nazionale Città dell’Olio, ma è anche città Slow Food. Inoltre, è un ottimo punto di partenza per visitare i vicini paesi di Spello, Montefalco e Bevagna, anche loro inseriti nel circuito Borghi più belli d’Italia.
Che cosa vedere a Trevi? Sicuramente il Duomo di Sant’Emiliano, in stile neoclassico, Villa Fabbri e il parco panoramico, il Complesso museale di San Francesco, che comprende l’Antiquarium, la Pinacoteca, la Chiesa di San Francesco e il Museo della Civiltà dell’Ulivo, E ancora, Palazzo Lucarini, sede del Centro per l’Arte Contemporanea.
Dai tesori dell’arte a quelli della tavola: oltre all’olio, un’altra prelibatezza del territorio è il tartufo, senza dimenticare il Trebbiano, vino dall’aroma inconfondibile. Per scoprire tutto il gusto delle vere ricette della tradizione, ti consigliamo di segnare in agenda il Ristorante L’ulivo, in via Monte Bianco 23, una struttura in pietra incastonata tra gli uliveti delle colline trevane: non te ne pentirai!
Oratino in Molise
Nel XII secolo questo piccolo borgo molisano si chiamava Loretinum, diventato nel XV Ratino, poi Loratino e infine Oratino. Si pensa che dalla radice greca Or sarebbe derivato il latino Oratenus che significa “visibile dappertutto” quindi “luogo panoramico” in riferimento alla posizione della località che sorge su un colle a circa 800 metri di altitudine, nella valle del Biferno. Il primo documento che testimonia l’esistenza del borgo risale al 1251 ed è l’inventario dei beni presenti nelle chiese molisane, tra cui quella di Santa Maria castri Lorateni.
Ti consigliamo di iniziare la tua visita a Oratino dalla Chiesa di Santa Maria Assunta, nel centro storico, risalente alla prima metà del 1200 e più volte ristrutturata nel corso dei secoli, soprattutto dopo il terremoto della seconda metà del Quattrocento. L’edificio conserva nella volta della navata centrale l’Assunzione della Vergine, opera di Ciriaco Brunetti, a cui si aggiunge l’ostensorio d’argento realizzato nel 1838 nella bottega di oreficeria di Isaia Salati, nipote di Ciriaco Brunetti. Sempre nel cuore del borgo, si trova anche il bel Palazzo Ducale, oggi proprietà privata, che nasce nel XIV secolo come castello, ma è stato poi trasformato in residenza gentilizia nel XVIII, con i suoi magnifici portali in pietra.
Il centro storico di Oratino è un vero e proprio gioiello: portali, balconi e balaustre delle dimore gentilizie, così come gli interni delle chiese, sono opera di fabbri, scalpellini, doratori, vetrai e pittori che tra Seicento e Ottocento, grazie al mecenatismo dei duchi Giordano, hanno impreziosito il borgo lasciando un segno indelebile della loro arte.
Ti segnaliamo, inoltre, un’altra chiesa che merita una visita e si trova poco fuori dal borgo. Stiamo parlando di Santa Maria di Loreto, dove sono conservate le statue della Madonna del Rosario, dello scultore seicentesco Carmine Latessa, e quella di Sant’Antonio Abate, di Nicola Giovannitti, datata 1727.
La valle del Biferno è una zona che vanta una grande tradizione gastronomica e se visiti Oratino non puoi non assaggiare la minestra di laganelle (piccole lasagne fatte a mano) e fagioli, oltre al tipico cacio e uova con salsiccia.
Monte Sant’Angelo in Puglia
Monte Sant’Angelo si trova nella parte sud del Gargano, a circa 800 metri di quota e offre una vista impareggiabile a ovest sul Tavoliere e a sud sul golfo di Manfredonia. Il toponimo deriva da Montis Sancti Angeli, cioè monte dell’Angelo, e contiene il riferimento al luogo su cui sorge la città, ossia il monte, e all’Arcangelo San Michele che secondo la leggenda apparve al Vescovo nel 490, 492 e 493 d.C. L’Arcangelo chiese al Vescovo di spodestare il culto pagano della montagna e di dedicare la grotta al culto cristiano, dove fu poi edificato il santuario di San Michele Arcangelo, noto anche come Celeste Basilica e iscritto nelle lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco dal giugno 2011.
Non è tutto: nel 2014 la National Geographic Society ha riconosciuto la Grotta di San Michele Arcangelo come una delle più belle del mondo, inserendola all’ottavo posto della top ten mondiale. Monte Sant’Angelo nel corso dei secoli ha subito varie dominazioni, come quella Longobarda, Saracena, Normanna, Sveva, Angioina e Aragonese fino a quando, nel Settecento, Ferdinando IV la donò al cardinale Ruffo. Successivamente, venne aggregato al Regno d’Italia.
Oltre alla Celeste Basilica, nel piccolo borgo situato nel cuore del Parco Nazionale del Gargano ci sono altri luoghi d’interesse che ti consigliamo di visitare, in particolare il castello normanno, il Battistero di San Giovanni in Tumba e il piccolo tempio di Sant’Apollinaire.
E se il trekking è la tua passione allora mettiti alla prova con il percorso che collega il borgo con l’Abbazia di Pulsano, i cui eremi sono luogo del cuore FAI (Fondo Ambiente Italiano).
Quando si parla della Puglia è impossibile non dedicare spazio anche ai profumi e sapori della tavola, dove spiccano ingredienti semplici, genuini e dal gusto unico. Fare una lista dei piatti da provare è davvero non è un’impresa semplice perché quella pugliese è una cucina ricca e variegata, ma se visiti Monte Sant’Angelo di sicuro non puoi perdere il pancotto, una zuppa di pane con fave, verdure di campo, patate, pomodorini e un filo di olio extravergine, il caciocavallo podolico, prodotto con il latte delle mucche allevate nelle valli che circondano il paese, i taralli salati e quelli ricoperti con lo zucchero bianco in superficie, e poi i dolci: dalle ostie ripiene alle cartellate, dalle paste reali al poperato, passando per i calzoncelli.
Venosa in Basilicata
Venosa, soprannominata “città oraziana” per aver dato i natali al poeta latino Quinto Orazio Flacco, sorge nell’area del Vulture-Melfese, in provincia di Potenza, e sorge su un altopiano compreso tra due valli. Sono diverse le ipotesi sull’origine del nome: per alcuni l’antica Venusia sarebbe stata fondata in onore della dea dell’amore, Venere (in latino, Venus), mentre per altri, il toponimo è legato all’abbondanza e bontà dei suoi vini (Vinosa), oppure alle vene d’acqua di cui è ricca o al clima ventilato che l’accarezza (Ventosa).
Il territorio, come testimoniato dai resti di una necropoli neolitica scoperti in località Toppo d’Aguzzo, nella vicina Rapolla, raccontano che il territorio fu abitato sin dai tempi della preistoria. La maggior parte dei reperti sono esposti al Museo Archeologico Nazionale di Venosa che, insieme all’area archeologica di Notarchirico, è uno dei luoghi imperdibili del borgo. Merita una visita anche il castello Aragonese, la cui costruzione risale al 1470 per volere del duca Pirro del Balzo che lo fece erigere dove sorgeva la vecchia cattedrale di San Felice. Al posto di quest’ultima, poco distante, fu edificata una nuova chiesa dedicata a Sant’Andrea.
Un altro monumento importante è il complesso della Santissima Trinità, un’opera incompiuta e costituita da una chiesa antica, o chiesa vecchia, da segna l’accesso principale, e da una chiesa incompiuta, o chiesa nuova, la cui costruzione non fu mai portata a termine. Sulla collina della Maddalena, in una zona periferica del borgo, si trovano invece le catacombe ebraiche, in uso tra il III e VII secolo, composte da una serie di corridoi lungo i quali si sono ancora visibili le antiche iconografie. Degno di nota è anche l’Anfiteatro Romano costruito tra il I e il II secolo d.C. Visitare Venosa è come sfoglia sfogliare un libro che, pagina dopo pagina, svela le tracce lasciate dalle popolazioni che nel corso dei secoli hanno attraversato il territorio: Sanniti, Romani, Ebrei, Goti, Longobardi, Saraceni, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi e Spagnoli. Secondo la descrizione fornita da un poeta locale, scoprire Venosa è “come incontrare una bella, ricca signora avvolta nel suo scialle di ricordi”.
Dopo aver visitato la città, concediti una sosta in uno dei ristoranti del centro storico per provare un’antica minestra lucana: lagane e ceci. Naturalmente accompagnata da un calice di Aglianico del Vulture, il vino rosso che, secondo Orazio, “Misurato col cervello e bevuto con il cuore, dona alla vita conforto, gioia e fiducia”.
Chianalea in Calabria
Chianalea, ossia Piana delle Galee, nome di un’antica imbarcazione, è il più antico borgo di Scilla, città calabrese situata su un promontorio affacciato sullo stretto di Messina. Il borgo è conosciuto anche con il nome di Acquagrande o Canalea, in riferimento alle piccole case che sorgono direttamente sugli scogli e sono separate le une dalle altre da piccole viuzze simili a canali. Una caratteristica che ha fatto guadagnare alla località il soprannome di “Venezia del Sud”.
Chianalea oltre a far parte della lista dei Borghi più belli d’Italia è stato segnalato dalla CNN come uno dei 20 paesi più belli della penisola ed è percorsa da un’unica strada che la connette da un alto con il porto e dall’altro con la SS18. La spiaggia di questo piccolo borgo marinaro, da cui ammirare spettacolari tramonti sul mare, è formata solo da pochi metri di sabbia, essendo quasi tutta la costa costituita da scogli e rocce. I luoghi più interessanti della piccola “Venezia del Sud” sono Palazzo Scategna, con il suo doppio ordine di balconi in pietra squadrata disposti su tre piani, Villa Zagari, un edificio risalente al 1933, e il castello dei Ruffo, l’antica fortificazione da cui è possibile godere di un meraviglioso panorama che abbraccia le isole Eolie e le coste della Sicilia. Sul fronte gastronomico non perdere i piatti a base di pesce spada, protagonista indiscusso della tavola scillana, cotto al forno, in padella o nel sugo dei maccheroni e sempre accompagnato dal vino locale ottenuto dalle uve zibibbo.
Sadali in Sardegna
A chiudere la nostra personale classifica dei dieci borghi più belli d’Italia è Sadali, località del Sud Sardegna, situata nella subregione storica della Barbagia di Seùlo, a 750 metri di altitudine. Narra la leggenda che il borgo sarebbe stato fondato da un pastore in località Mesu Idda, dove l’uomo avrebbe trovato riparo insieme al suo gregge. Per quanto riguarda le origini del nome, è probabile che Sadali derivi dal fenicio Sad-El che significa “fortezza grande”.
Il territorio su cui sorge il borgo fu abitato sin dal periodo prenuragico e nuragico, lo testimonia la presenza di alcune domus de janas (tombe preistoriche) e dei nuraghi, le antiche costruzioni in pietra di forma tronco conica diffuse in tutta la Sardegna. Nel Medioevo fece parte del giudicato di Cagliari e, successivamente, del giudicato di Gallura prima di passare sotto il diretto controllo della repubblica di Pisa. Subì anche il dominio degli aragonesi nel Trecento. Oggi, il centro storico del borgo si sviluppa intorno all’antica chiesa di San Valentino che risente dei cinque periodi storici e stilistici che ha attraversato: fra la seconda metà del IX secolo e la prima metà del X secolo, fu edificato il nucleo centrale in stile tardo bizantino, mentre durante l’influenza dello stile gotico-aragonese risale alla prima metà del XIV, ed è visibile soprattutto nel portale ogivale. A cavallo tra il 1600 e il 1700 fu aggiunta la prima di una serie di cappelle e infine, nella prima metà del 1900, fu eretto il campanile.
Poco distante si troverai la cascata di San Valentino e, accanto a quest’ultima, un mulino ad acqua settecentesco, utilizzato per oltre duecento anni per la macinazione del grano e oggi visitabile. Seguendo il percorso dell’acqua potrai raggiungere il punto più basso del centro storico, dove si trova Sa Ucca Manna (la grande bocca), una voragine naturale che raccoglie le acque di diverse sorgenti.
In questa piccola e suggestiva località sarda non lasciarti sfuggire l’occasione di provare Is Culurgionis, uno dei piatti simbolo della Barbagia: si tratta di una sorta di raviolo con cuore di patate, menta, aglio e pecorino fresco, la cui forma a mezzaluna è il dovuta alla chiusura dei bordi con le dita.