Innovazione, digitale, intermobilità e auto elettriche: questi e altri sono i trend e le previsioni della mobilità nel 2023 e nei prossimi anni.

Citando le parole di Nicola Neri, amministratore delegato di Ipsos Italia intervenuto durante la prima giornata dei Wired Trends 2023, “i trends sono come una fotografia: servono a capire cosa succede nella nostra società civile, quali sono le trasformazioni, come cambiano i mercati, gli atteggiamenti e le paure delle persone“. Tramite i dati emersi dal report Global Trends Study 2023 redatto dalla società di ricerca francese, è possibile fare alcune previsioni in particolari sugli sviluppi futuri della mobilità.

Trend mobilità 2023: i dati

Chiara Ferrari, lead di Ipsos Public Affairs, ha commentato così alcuni numeri raccolti anche grazie all’Osservatorio sulla mobilità di Legambiente: “La mobilità è un diritto elementare: questi dati dovrebbero servire ai policy maker per ragionare sugli interventi che devono essere messi in atto. Le grandi aree metropolitane sono un laboratorio su cui possiamo sperimentare e da cui possiamo imparare“.

E i dati in questione raccontano la situazione delle maggiori città italiane, raffrontate con quelle europee. Ad esempio, la percentuale di piste ciclabili sul totale della rete stradale a Torino e Milano raggiunge il 6-7%, a Roma il 2,3% e a Napoli l’1,5%, mentre ad Amsterdam arriva al 26%. La percentuale di suolo occupato dal traffico in Italia ha una media del 35%.

Per quanto concerne i servizi di Maas (Mobility as a service), ovvero la piattaforma digitale per la pianificazione degli spostamenti, che consente di accedere a vari servizi di sharing e trasporto pubblico, solo il 18% dei cittadini milanesi e napoletani ne è a conoscenza, mentre a Torino si arriva al 13% e a Roma al 16%. In tutta la penisola il 37% del totale ritiene che il modo di vivere i trasporti cambierà inevitabilmente.

Innovazione del trasporto pubblico e intermobilità

Insomma, c’è un percorso da fare e per vincere le sfide del futuro sarà necessario puntare molto su alcuni fattori: uno di questi è il digitale, elemento fondamentale per innovare il trasporto pubblico. Con una parola d’ordine: flessibilità. Lo conferma Gabriele Grea, docente di economia e gestione della mobilità urbana e di smart city, mobilità intelligente e sostenibile alla Bocconi nell’ambito nel master in Economia e management delle infrastrutture e trasporti (Memit): “Il lavoro è legato agli spostamenti, dobbiamo fare i conti con una mobilità sempre più difficile da ‘matchare’ con i servizi fondamentali. Ci si muove con orari e per motivazioni differenti. In questo contesto è inevitabile che il sistema tradizionale pensato per flussi tradizionali debba essere rivisto. Dobbiamo fiancheggiare questo cambiamento, in termini di maggiore flessibilità“.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Lidia Signor, combined mobility and Maas manager dell’Associazione internazionale per il trasporto pubblico (Uitp): “Gli impiegati oggi hanno maggiore flessibilità. Poi ci sono anche i lavoratori essenziali, che continuano tuttora a muoversi. Ci sono diversi tipi di passeggeri, le ore di punta cambiano, si smussano. La mobilità è cambiata: ci sono nuove sfide. Dobbiamo adattare l’offerta alla domanda. I costi sono più elevati: un’utenza minore rispetto a prima della pandemia significa meno gente che paga il biglietto. Inoltre, bisogna anche tenere conto del fatto che non esiste solo la pandemia, ci sono varie crisi che deve affrontare il trasporto pubblico, come quella dell’energia“.

E nell’ottica di un cambiamento virtuoso, l’intermobilità avrà un ruolo molto importante. Lo ha spiegato Ivo Roberto Casetta, consigliere delegato di Fnm group: “Noi stiamo lavorando sull’intermobilità, lo sharing e ai nostri hub di smart mobility. La nostra azienda parteciperà al masterplan Bovisa – Goccia di Renzo Piano, che comprenderà un mix di servizi pubblici e car sharing per la stazione di Bovisa. Sarà possibile costruire un servizio che mette in contatto tutte le reti possibili: lo sharing condiviso con trasporto pubblico lo incentiverà anche in termini di facilità d’uso. Verranno anche pensati servizi collaterali, come la connessione internet sul treno per lavorare in modalità smart working“.

Il futuro dell’automotive con lo stop alle auto inquinanti

La scorsa settimana il Parlamento Euopeo ha deciso per lo stop, a partire dal 2035, alle automobili e furgoni inquinanti, a benzina e a diesel, di nuova immatricolazione. Un provvedimento volto ad azzerare l’emissione di CO2, che spiana la strada ai veicoli elettrici.

Michele Crisci, managing director di Volvo Car Italia, ha commentato questa decisione: “Dodici anni sono più che sufficienti per passare totalmente all’elettrico. Per l’Italia questo significa una riconversione industriale senza precedenti. C’è che dice che ci sarà un grande rischio di disoccupazione. Come Volvo noi perderemo probabilmente diversi fornitori, basti pensare, per esempio, alle aziende che producono marmitte“.

L’azienda ha da poco introdotto sul mercato alcune vetture a ricarica bidirezionale, in grado di restituire l’elettricità all’interno del proprio sistema. L’obiettivo è dunque di assecondare uno dei grandi trend mobilità 2023, ovvero il divieto della produzione di veicoli inquinanti a benzina e a diesel, per favorire la mobilità sostenibile. Non solo le vetture elettriche, ma anche quelle solari potranno diventare sempre più diffuse.