La nuova segnaletica orizzontale dell’incrocio di Corso Monforte a Milano ha scatenato varie polemiche, molte sterili. In realtà, basta guardare verso le città europee che premiano la mobilità in bici per scoprire che è una prassi e che lo scopo degli incroci colorati è tutelare ciclisti e pedoni nelle città particolarmente congestionate.

È recente, ad esempio, la manifestazione “Adesso fermiamo la città”. Un’iniziativa che ha riscontrato migliaia di partecipanti, per fermare una situazione che ha visto dall’inizio del 2023 a Milano 20 vittime della strada, in maggioranza persone a piedi o in bicicletta.

Il nuovo aspetto del suddetto incrocio ha sollevato di nuovo il problema della convivenza tra due antitetiche concezioni di vivere e gestire una città. Da un lato, la visione tradizionale che mette al centro le auto; dall’altro la nuova concezione si muove verso una mobilità sostenibile, ribaltando la prospettiva a favore di pedoni e bici.

L’incrocio di Corso Monforte a Milano: perchè tanto rumore?

Il luogo della “discordia” è l’incrocio a raso tra Corso Monforte, Via Visconti di Modrone e Via San Damiano. Si trova in centro, non lontano da Piazza San Babila e dalla cosiddetta cerchia dei Bastioni. Vale a dire la circonvallazione che delimita la zona a traffico limitato dell’Area C, a sua volta oggetto di ulteriori novità e restrizioni.

Un punto nevralgico, già interessato dalla rinnovata pista ciclabile di Corso Monforte, lunga circa un chilometro. E che costituisce un altro intervento con l’obiettivo di riservare il giusto spazio alla mobilità dolce per favorire la riduzione delle emissioni inquinanti.

Secondo una consuetudine non ancora obbligatoria ma che si sta diffondendo sempre di più, soprattutto all’estero, per questo incrocio si è scelto di delineare ogni corsia di transito per le biciclette e di evidenziare in rosso gli attraversamenti. Inoltre, è stata introdotta una corsia curva in diagonale per permettere ai ciclisti provenienti da Corso Monforte di svoltare in Via San Damiano.

Credits: Stefano Porta/LaPresse

Incroci colorati in Italia: un problema culturale

L’effettiva abbondanza di linee e la scarsa abitudine in Italia a soluzioni di questo tipo, conseguenza di una cultura ancora molto auto-centrica, hanno suscitato reazioni avverse di fronte alla novità milanese, alle quali peraltro molti importanti media nazionali hanno fatto da cassa di risonanza.

Chi contesta la nuova segnaletica di Corso Monforte la ritiene cervellotica. Un labirinto che rischia di trarre in inganno le persone e quindi di generare addirittura una minor sicurezza rispetto a prima. In realtà, secondo il Comune di Milano, basta fare attenzione alla segnaletica specifica per auto, biciclette e pedoni. Oltre che, ovviamente, rispettare sempre le norme del Codice della Strada.

Gli incroci colorati in Italia sono ancora poco diffusi. In ogni caso, lo stesso Codice prevede che, per garantire maggior sicurezza e incentivare l’osservanza delle regole, si possano realizzare piste ciclabili e attraversamenti e piste ciclabili in “pasta scura”. Tale definizione include anche il bitume rosso, autorizzato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Incrocio ciclabile a Melbourne, Australia. Credits: https://www.theage.com.au/

Gli incroci colorati: più sicurezza nelle strade

Mettere in evidenza strisce pedonali e piste ciclabili ha risvolti positivi per la sicurezza stradale ed è una tendenza ormai inevitabile per le città del futuro. Ecosistemi urbani sempre più votati alla sostenibilità, con una pianificazione urbanistica in grado di elevare la qualità della vita degli abitanti.

Secondo un’indagine di Sam Schwartz, studio di New York specializzato in traffico e trasporti, gli incroci colorati contribuiscono a dimezzare gli incidenti che vedono coinvolti ciclisti e pedoni. Inoltre, si riducono del 37% gli incidenti gravi e un aumento del 27% degli automobilisti che rispettano l’obbligo di precedenza ai pedoni sulle strisce.

Evidenziare in maniera cromatica incroci e punti sensibili per il traffico e delineare quante più corsie possibili è la normalità in molti centri urbani all’estero, da Londra a Chicago, da Parigi a Berlino, che sono stati riprogrammati in funzione di una mobilità non più basata esclusivamente sulle automobili. E sono persino diventati occasioni di interventi di street art.