La buona notizia è che in Europa il carico sanitario europeo attribuibile all’inquinamento atmosferico è diminuito dal 1990: vuol dire che l’aria delle nostre città è meno inquinata. Ma questo non è ancora sufficiente per affrontare il problema degli oltre duecentomila decessi in Europa legati alla contaminazione dell’aria. È questo tipo di inquinamento ancora oggi il più grande rischio ambientale per la salute in Europa, come spiega la scienziata della Commissione europea Elisabetta Vignati.
La rivista inglese “The Lancet” pubblica periodicamente i risultati del suo Global Burden of Disease, un programma di ricerca che coinvolge 145 Paesi per valutare l’impatto dei fattori di rischio e delle malattie sui tassi di disabilità e decessi. L’ultima edizione ha mostrato un risultato davvero positivo: in Europa il carico sanitario riferito all’inquinamento atmosferico è diminuito dal 1990 al 2019. Recentemente era emersa una polemica su Milano considerata come la città più inquinata al mondo, ma la notizia era errata come abbiamo raccontato. Allora qual è davvero lo stato dell’aria in Europa e nelle nostre città? Moveo lo ha chiesto ad una rappresentante italiana del Joint Research Center (JRC): Elisabetta Vignati, Head of Unit della Commissione europea. Nell’ambito della tutela dell’aria dall’inquinamento, il JRC sostiene con le sue attività tecnico-scientifiche lo sviluppo e l’implementazione delle politiche europee per il miglioramento della qualità dell’aria. Lo fa in modi diversi, ad esempio supportando le autorità locali a comprendere le sorgenti dell’inquinamento, sviluppando strumenti di monitoraggio e supportando le autorità a progettare azioni che mirano anche a migliorare la qualità dell’aria.
Una buona notizia: l’aria in Europa è migliorata
Anche se il problema è ben lontano dall’essere risolto, l’aria in Europa è meno ricca di contaminanti atmosferici: insomma, è più pulita. «L’inquinamento atmosferico è diminuito negli ultimi decenni grazie alla legislazione europea, all’azione coordinata all’interno dell’Unione, nonché al coordinamento con le autorità a livello nazionale, regionale e locale – spiega Vignati – E attraverso la cooperazione internazionale». Quali misure normative sono risultate più efficaci contro la contaminazione atmosferica?
«Tre sono i pilastri dell’intervento dell’Unione europea. Il primo riguarda gli standard di qualità dell’aria per 12 inquinanti atmosferici dove sono fissati i livelli limite di concentrazione degli inquinanti per proteggere la salute e l’ambiente. Il secondo pilastro riguarda gli obblighi nazionali di riduzione delle emissioni di inquinanti necessari per raggiungere livelli di concentrazione nell’atmosfera che non causino danni alla salute o all’ambiente. Infine, il terzo pilastro stabilisce gli standard di emissione per le principali fonti di inquinamento e lo fa a livello di Unione Europea, un esempio sono gli standard EURO per i veicoli a motore, altri si applicano alle emissioni di navi, impianti industriali…Questa architettura consente adattamenti ai nuovi sviluppi scientifici, tecnologici e politici e ai cambiamenti nel tempo»
Meno inquinanti, ma il problema resta grave
Davvero l’aria in Europa è diventata più pulita negli ultimi trent’anni?
«Negli ultimi decenni, le emissioni dei principali inquinanti atmosferici sono diminuite nell’Unione europea, anche se a velocità diverse. Tuttavia, le emissioni di ammoniaca, che provengono principalmente dal settore agricolo, sono rimaste sostanzialmente invariate se non aumentate in alcuni Stati membri. Inoltre, l’esposizione negli ambienti urbani rimane elevata e la maggior parte della popolazione dell’Unione europea vive in città e paesi»
Bisogna ricordare che oggi nel mondo circa 6,7 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico. E la situazione in Europa resta allarmante:
«Ogni anno circa 238.000 morti premature sono attribuibili al particolato fine nell’Unione europea, 49.000 al biossido di azoto e 24.000 all’esposizione acuta all’ozono secondo le stime dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA)»
Inquinata Milano? Sì, ma meno di Cremona e Padova
Ci chiediamo spesso quanto siano davvero inquinate le nostre città a livello atmosferico. Dopo aver chiarito che Milano, per quanto ancora molto contaminata, non sia il centro urbano più inquinato al mondo, i dati del Agenzia Europea dell’ambiente (AEA) mostrano come non sia neanche il più inquinato d’Italia.
«Secondo i dati sottomessi dall’Italia all’AEA e soprattutto se si guarda alle concentrazioni del particolato atmosferico fine (PM2.5) nel periodo 2021-2022 si vede che Cremona, Padova e Vicenza sono le tre città italiane con le più alte concentrazioni. Le tre città si collocano al 372°, 367°, 362° posto, rispettivamente, su 375 nella lista della città europee riportate dall’Agenzia che le ordina dalle più pulite alle più inquinate. Considerando la stessa classifica Milano risulta essere al 349° posto, con concentrazioni di particolato fine simili ad altre città italiane come Pavia, Torino, Treviso e alcune città polacche come Radom e Wloclavek»
Anche in questa area del Paese la situazione generale è migliorata negli ultimi decenni?
«I dati pubblicati dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) della Lombardia mostrano una diminuzione delle concentrazioni per gli ossidi di azoto, che venivano misurati già negli anni ’80. Anche il particolato fine mostra un declino delle sue concentrazioni, mentre l’ozono ha un andamento più costante. Le fonti che maggiormente contribuiscono ai livelli degli inquinanti sono stati identificati nel settore residenziale, nel trasporto, nell’industria ma anche nell’agricoltura, e nonostante più del 40% delle sorgenti sono dentro la città stessa, un contributo importante viene da fuori, in particolare dalla Pianura Padana»
La situazione dell’Est Europa e il pericolo dell’ozono
Se dovessimo pensare a dove e in quali momenti si registrano le situazioni più critiche o più virtuose in termini di inquinamento atmosferico nel nostro continente?
«Secondo alcuni dati, le concentrazioni del particolato fine siano più alte in alcune zone del nostro continente. Queste zone si estendono prevalentemente lungo la Pianura Padana, la Polonia, la Slovacchia, l’Ungheria e Romania, mentre le concentrazioni più basse si osservano in Finlandia, Danimarca, Irlanda e in alcune parti di Svezia e Spagna. Per il biossido di azoto la situazione europea è più omogenea, ma si osservano più altri livelli in città come ad esempio Parigi, Madrid, Barcellona, ma anche Milano, Roma, Torino e Napoli. Infine l’ozono, che ha effetti negativi sulla nostra salute, in particolare sul sistema respiratorio, ha i suoi massimi valori durante la stagione calda ed in particolare nel centro e sud Europa».