Guida assistita, assistenza tecnica, nuove esperienze d’acquisto: lo sviluppo tecnologico nell’automotive non conosce interruzioni ed entro il 2035 un terzo delle vetture in circolazione sarà in grado di muoversi in piena autonomia. Gli investitori ci credono e gli automobilisti si convincono sempre di più. 

È uno degli scenari più rappresentativi delle pellicole che, già decenni fa, immaginavano il futuro. Automobili in grado di muoversi da sole, senza bisogno dell’intervento umano: passeggeri e non autisti. C’erano anche quelle che volavano, liberandosi così del confine fisico della strada attanagliata dal traffico, dai pedoni e dalla frenesia della vita urbana. Un mondo, questo, che non si è (ancora?) materializzato. Mentre il primo è ormai tra noi.

L’applicazione dell’intelligenza artificiale al comparto dell’automotive è un dato consolidato, ma è anche soltanto agli inizi e la guida autonoma è l’ultima tappa di un viaggio lungo, ma veloce. Basti pensare che secondo il portale Statista.com, nel 2025 il 63,6% delle automobili in circolazione disporrà di un primo livello di guida autonoma, che comprende le funzioni di sterzo o frenata. Mentre il 34% del parco macchine sarà composto da veicoli capaci sia di sterzare che di frenare automaticamente procedendo fino ai 60 km/h. 

A conti fatti, nove automobili su dieci avranno un sistema di assistenza particolarmente avanzato. E nel corso dei successivi dieci anni lo scenario evolverà ulteriormente stando alle previsioni del centro studi di McKinsey che pronostica per il 2035 una flotta composta per oltre un terzo (37%) da vetture di livello 4: vale a dire in grado di muoversi in piena autonomia. 

Produzione e assistenza

Nulla di cui sorprendersi e non solo perché lo sviluppo tecnologico nell’automotive è un dato di fatto, già presentato al pubblico dall’informazione e dalle case produttrici coinvolte, ma anche perché le proiezioni della società di consulenza FutureBridge indicano che la penetrazione dell’Intelligenza artificiale nell’industria automobilistica è destinata a passare dal 5/10% del 2015 al 95/98% nel 2030, con una decisa impennata registrata a partire dal 2020. 

Cosa ricade esattamente sotto il termine Intelligenza artificiale quando parliamo di macchine? Interessa il processo di produzione, il trasporto e i servizi. l’AI infatti interviene sia nella fase di progettazione e nella supply chain sia nel prevedere le adeguate manutenzioni, oltre che nel monitoraggio della guida piuttosto che nella valutazione dei rischi durante la marcia. 

Assiste i tecnici impegnati nell’assemblaggio dei pezzi e dei componenti, attraverso robot e strutture che consentono di migliorare la qualità del prodotto finale, contribuendo a tagliare i tempi e a rafforzare la sicurezza sul luogo di lavoro.  

Accompagna gli autisti, avvertendoli in caso di pericoli e ostacoli, rendendo l’esperienza di guida più attenta e, al contempo, meno stressante, specie in alcune fasi come quelle di sorpasso e parcheggio. L’autopilota è giusto la ciliegina sulla torta che risulterà indigesta a qualche purista, ma il suo destino sembra simile a quello del cambio automatico, che finisce per essere apprezzato anche da chi si dichiara profondamente legato a quello manuale. Se le prestazioni non ne risentono, adeguarsi non è poi così difficile. 

L’intelligenza artificiale sta poi trovando sempre più applicazione nel sistema assicurativo per offrire ai clienti soluzioni immediate e su misura, elaborando i dati storici degli utenti e rispondendo rapidamente alle loro esigenze, tenendo conto per esempio della abitudini, del chilometraggio e delle singole predisposizioni. 

Un’accelerata nei ricavi 

Tradotto in ricavi, l’impatto è notevole. McKinsey prevede per il 2035 tra i 170 e i 230 miliardi di dollari derivanti dalla vendita di automobili di livello 4 (high driving automation), la fetta più consistente dei 400 miliardi generati complessivamente dalla combinazione dei sistemi avanzati di assistenza e di guida autonoma. 

Per rendere ancora più chiaro il volume di affari legato all’Intelligenza artificiale applicata all’automotive, i ricavi stimati per il 2030 ammontano ad un massimo di 225 miliardi, di cui 120 da veicoli con una automazione parziale e 70 da vetture con un’automazione più avanzata. Solo 25 miliardi provengono da quella elevata. 

Le risorse schierate sul campo per arrivare a questi obiettivi si rafforzano sempre di più. MarketsAndMarkets ha calcolato che erano pari a 2,3 miliardi di dollari nel 2022 e saliranno a 7 miliardi nel 2027, con un tasso composto di crescita annuale (CAGR) del 24% (il CAGR rappresenta la crescita percentuale media di una grandezza come gli investimenti in un lasso di tempo). 

Coinvolge realtà consolidate nell’ambito tecnologico e di sviluppo: da Nvidia ad Alphabet (la holding a cui fa capo Google), da IBM a Microsoft. E poi ci sono le grandi marche come Tesla, BMW, Audi, Ford, Stellantis, Honda, Volvo, Mitsubishi e Hyundai. 

Va poi preso in considerazione il segmento della Realtà aumentata (Augmented Reality, AV), valore aggiunto di un’esperienza immersiva. L’AV allarga i confini di quella fisica con elementi grafici ( dati, indicazioni) attraverso i display all’interno di un abitacolo o, nei casi più avanzati, il parabrezza, nell’intento di affiancare l’autista durante il viaggio, senza distrarlo, ma fornendogli indicazioni a portata di mano e rapidamente fruibili.

Al pari dell’AI, è impiegata nei cicli di progettazione e produzione e nelle fasi di riparazione, sempre con l’intento di aiutare gli addetti e i designer nelle loro attività per assicurare qualità e efficacia degli interventi. C’è quindi il lato vendita in cui l’AR potenzia l’experience nello show room per sottolineare le prestazioni del veicolo e i suoi gadget. 

La società Precedence Research ipotizza un mercato di oltre 900 miliardi di dollari per il 2032, dai 40 miliardi del 2022: un CAGR del 40,3%, con una significativa propulsione tra il Nord America e l’Asia. 

L’interesse di aziende e investitori c’è, quello dei consumatori deve ancora prendere i giri giusti. Posti di fronte all’opzione di una guida pienamente autonoma, solo il 26% degli autisti risponde positivamente e i dubbi maggiori riguardano prima di tutto la sicurezza (64%), quindi la necessità di testare in prima persona (46%), mentre come terza ragione della titubanza diffusa c’è l’assenza di particolari regolamentazioni che, al contrario, dovrebbero essere introdotte (43%).

Eppure sembrava tutto solo fantascienza cinematografica per catturare la curiosità degli spettatori, quando sul grande schermo venivano proiettate le immagini di auto senza piloti al volante. Poi la realtà ha dimostrato di essere un’altra e si è affacciata alla nostra porta.