L’impiego della robotica e delle intelligenze artificiali per rendere possibili le performance degli atleti paralimpici è un grande laboratorio tecnologico per rivoluzionare non solo il mondo sportivo ma anche la ricerca medica, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di protesi, gli interventi per la mobilità articolare e il potenziamento degli strumenti per le persone con disabilità.
Le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, possono rivelarsi molto utili per persone con disabilità o per le persone normodotate che necessitano di un intervento medico – soprattutto per quanto riguarda protesi e mobilità articolare. Questo è particolarmente evidente in campo sportivo, dove a guidare la ricerca sono spesso le innovazioni dedicate agli atleti paralimpici, che permettono loro di ottenere prestazioni sempre più elevate.
Il ruolo delle nuove tecnologie nella medicina e nello sport
La robotica e l’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando sempre più la tecnologia delle protesi con interventi di precisione attuati attraverso dispositivi di navigazione avanzata, che permettono di ottenere il massimo della funzionalità dai pazienti, minori tempi di recupero e minor deterioramento delle protesi negli anni. Grazie alle nuove tecnologie, poi, i pazienti vengono monitorati anche in fase post-operatoria e riabilitativa, grazie a un’applicazione mobile che mantiene costante il collegamento tra chirurgo e paziente, proponendo video di esercizi, articoli informativi e questionari per facilitare il percorso riabilitativo e aiutare il medico a monitorare i vari progressi o eventuali regressioni.
Negli ultimi anni la tecnologia e la ricerca scientifica hanno inoltre contribuito all’ideazione di materiali adatti alla pratica sportiva agonistica. Per esempio, per rendere più accessibili gli sport alle persone non vedenti o con disabilità visive, il progetto lindtrack (Guiding system for visually impaired for running on a track), finanziato dall’Unione Europea, ha sviluppato una tecnologia all’avanguardia che permette agli atleti non vedenti e ipovedenti di correre senza assistenza. Il sistema di guida, sicuro e semplice da utilizzare, consente alle persone con disabilità visiva di correre in modo continuo e senza assistenza su una pista di atletica di 400 metri, accompagnando simultaneamente 10 persone non vedenti e 20 persone vedenti presenti sulla pista, evitando il rischio che si scontrino.
Per quanto riguarda le carrozzine, invece, la ricerca si sta concentrando sul dinamismo e sull’aderenza dei mezzi al terreno, in modo da ottenere il massimo della velocità, dell’agilità e della sicurezza. Sono un esempio le carrozzine da calcio, presentate a settembre 2019 alla Rehacare, la fiera di Dusseldorf dedicata a protesi e ausili per disabili, che vanno a sostituire protesi e stampelle, grazie ai paraurti anteriori in grado di gestire la palla ed effettuare passaggi, o le tavole da paddle con carrozzina ancorata, che evitano il rischio rovesciamento e permettono di pagaiare tranquillamente in mare.
C’è poi la Buggy bike, la prima bicicletta al mondo in grado di affrontare i pendii più impervi in discesa, con quattro ruote adatte alle esigenze di persone con limitate capacità motorie. Esiste anche la ebuggy, bici dotata di propulsione elettrica per salite e ripide discese. Infine le mani robotiche di ultima generazione presentate sempre alla Rehacare 2019, collegandosi all’arto amputato, si muovono con estrema naturalezza seguendo i movimenti dei muscoli sani dell’individuo o eseguendo azioni preimpostate attivate da smartphone.
Nonostante i grandi passi avanti, lo sport per le persone disabili resta un’attività proibitiva. In Italia, infatti, su oltre 3 milioni di persone che convivono con una disabilità grave, meno del 10% lo pratica, a fronte del 60% della popolazione senza disabilità. Una percentuale molto più bassa degli Usa e dei Paesi del Nord Europa. “Svolgere attività sportive e attività sociali migliora di molto la qualità della vita percepita dai disabili. Il 75% dei disabili che praticano sport dicono di essere soddisfatti della loro vita. Soltanto il 2% di quelli che non praticano sport sono soddisfatti”, ha affermato Maurizio Franzini, presidente di Istat.
Il mondo paralimpico come laboratorio dei progressi tecnologici
Oggi gli atleti con disabilità fisiche hanno la possibilità di gareggiare in quasi tutte le discipline. Un risultato straordinario, merito dell’innovazione tecnologica che unisce i grandi progressi nel settore della biomeccanica con l’utilizzo di materiali altamente performanti (come leghe di alluminio ad alta resistenza, fibre di carbonio, leghe di titanio e kevlar). Dal controllo mentale degli arti alla stampa 3D, passando per le braccia robotiche, i supporti a disposizione degli atleti paralimpici sono sempre di più e sempre più sofisticati. Per questo, il mondo paralimpico è considerato un enorme laboratorio dove vengono testati i progressi delle tecnologie e rafforzato il binomio uomo-macchina. Nel contesto sportivo, però, la tecnologia non ha mai lo scopo di migliorare le prestazioni degli atleti, ma soltanto di renderle possibili. È il caso di grandi atleti come Bebe Vio, Giusy Versace e Alex Zanardi.
Oggi, anche grazie alle nuove tecnologie e alla ricerca, coltivare una passione sportiva per le persone disabili non rappresenta più un sogno irrealizzabile, ma un obiettivo sempre più realistico da raggiungere. I successi e le performance eccezionali degli atleti paralimpici ne sono un chiaro esempio.