Benvenuti a Istanbul, città cosmopolita divisa tra Asia ed Europa, patria di gatti felici e storie millenarie. Cosa fare e cosa vedere in un weekend nella città più popolosa e vivace della Turchia? Come diceva Umberto Eco, «c’è solo una cosa da fare per conoscere bene Istanbul: girare da soli, a piedi, e smarrirsi». La nostra intenzione è precisamente questa: accompagnarvi a passeggio – o noleggiando una comoda e-bike – tra i vicoli e i monumenti meno conosciuti di questa spettacolare e caotica città, per perderci tra mille sfumature di colori e ritrovarci solo quando cala il sole, sulle note della preghiera del muezzin che aleggia tra i minareti. Scopriremo luoghi che esulano dai tour ordinari, perfetti per tutti coloro che fremono di addentrarsi per due giorni nei luoghi più curiosi e nascosti dell’antica Costantinopoli. Borsa in spalla e occhiali da sole, dunque: partiamo subito alla scoperta della Istanbul segreta, per quello che sarà forse uno dei weekend più memorabili della vostra vita.
A circa due ore e mezzo di volo da Milano si raggiunge quella che è la città più culturalmente variopinta d’Europa, ma anche dell’Asia: a cavallo tra i due continenti, Istanbul si porta con sé millenni di storia che raccontano la moltitudine di tradizioni, culture e architetture delle popolazioni cristiane e islamiche che un tempo la dominarono.
Fondata dai coloni greci di Megara nel 659 a.C. con il nome di Bisanzio, venne conquistata dall’imperatore romano Costantino quasi 700 anni dopo, che la ribattezzò con il nome di Costantinopoli. Per quasi mille anni fu la fervida capitale dell’Impero Romano D’Oriente, fino a quando, nel 1453, fu assediata dagli Ottomani. Questa popolazione le diede il nome definitivo con cui tutti la conosciamo oggi, anche se venne ufficializzato solo a partire dal 1923, dopo la nascita della Repubblica di Turchia.
Trascorrere un weekend tra le vie meno conosciute di Istanbul vi renderà eccitati testimoni di questo susseguirsi di dominazioni, regalandovi un’indimenticabile esperienza tra luoghi, edifici e storie quasi sconosciuti al turismo di massa. Allo stesso modo, riuscirete ad assaporare l’atmosfera della Istanbul più autentica, che si ritrova nei sorrisi nascosti di chi la abita, negli sguardi attenti delle centinaia di gatti che popolano le strade e negli inebrianti profumi degli autentici piatti locali che raccontano di viaggi lontani. Avete già voglia di essere lì, vero? Non aspettiamo oltre: partiamo subito.
Cosa vedere in un weekend a Istanbul?
Iniziamo il weekend nella parte europea della città, dal famoso quartiere Sultanahmet, conosciuto in tutto il mondo per essere il luogo che ospita Hagia Sofia, Palazzo Topkapi e la Moschea Blu. Non ci soffermeremo, però, a descrivere questi edifici conosciutissimi in tutto il mondo: ci divertiremo ad addentrarci, invece, tra stradine invase dai gatti e luoghi meno vissuti dai turisti, per poi trasferirci a Fatih, Fener e Balat, i quartieri dell’antica Costantinopoli in cui gustare insoliti ma deliziosi sapori locali. Il secondo giorno visiteremo i quartieri di Galata e Harbiye alla scoperta dei posti e delle architetture più inusuali, per terminare nel quartiere Kadıköy, il più artistico della parte asiatica.
Appena arrivati a Istanbul, potrete scegliere se noleggiare un’e-bike per spostarvi in autonomia tra i vicoli della città, oppure utilizzare la vasta rete dell’efficientissimo trasporto pubblico urbano. Vista la costante crescita del cicloturismo in Italia, per visitare senza pensieri anche la capitale turca consigliamo di optare per la prima opzione, noleggiando un’e-bike nei vari punti disponibili della città. In questo modo la vostra visita inizierà subito nel migliore dei modi, perché vi sposterete agilmente tra vicoli e strade senza problemi di traffico, e contribuirete alla riduzione di emissioni nocive nell’ambiente urbano. Pronti per partire?
I gatti di Istanbul, un tesoro da rispettare
Una delle prime cose che noterete appena arrivati a Istanbul saranno le decine di gatti a spasso per le vie e nei locali della città. Per gli abitanti di Istanbul, questi felini che sonnecchiano beatamente o che scrutano sornioni le migliaia di persone che ogni giorno si riversano in strada, sono un tesoro da amare e rispettare: si dice, infatti, che siano loro i veri padroni della città. Se amate i gatti, sarete felici di vederli mangiare nelle ciotole o riposarsi nelle tante cuccette in giro per parchi e marciapiedi, perché i passanti li nutrono e li coccolano direttamente in strada. Li troverete all’interno di caffè, moschee e palazzi, e forse anche nel vostro hotel. Un antico proverbio turco recita: «se hai ucciso un gatto, devi costruire una moschea per essere perdonato da Dio», a testimoniare il forte attaccamento della popolazione per i propri amici di strada. I prossimi a cui potrebbero affezionarsi potreste essere proprio voi!
Qualcuno di voi avrà sicuramente sentito parlare di Tombili (in turco significa “animale paffuto”), il gatto-simbolo di Istanbul diventato famoso in tutto il mondo per una foto che lo ritrae seduto, con la zampa anteriore appoggiata su un gradino, come se fosse un braccio. Adesso Tombili non c’è più, ma gli abitanti del quartiere Ziverbey gli hanno voluto rendere omaggio installando, nel suo luogo preferito, una statua che lo raffigura esattamente in quella famosa posizione.
Anche Gli è famosa quanto Tombili: stiamo parlando di una gatta tigrata, con gli occhi leggermente strabici, che è stata considerata per 16 anni la custode assoluta della Basilica di Santa Sofia. Amava gironzolare cautamente tra i piedi delle migliaia di turisti che entravano nella moschea e sonnecchiare nell’omphalos, un’area della moschea un tempo riservata alle incoronazioni. Non è difficile immaginare che Gli divenne ben presto un’autentica attrazione, tanto che il museo turco le dedicò anche una pagina Instagram.
La tomba sul tetto della moschea
Il vostro weekend inizia dal quartiere Sultanahmet, precisamente in via Ikbal, dove incontrerete una moschea bianca dalla cupola nera, che presenta una protuberanza sul primo livello del tetto, tra il timpano che sostiene la cupola e il muro. Si tratta della tomba di Sinan Bey, lo scriba del sultano Bavezid II che commissionò la costruzione della moschea. Perché la sua tomba si trova sul tetto? La leggenda narra che, quando Sinan Bey morì, venne sepolto nel giardino della moschea, ma il giorno dopo il suo corpo fu trovato riverso sul tetto. I fedeli lo seppellirono di nuovo, ma il giorno successivo venne ancora rinvenuto sul tetto. Questo fatto, che terrorizzò la popolazione, si verificò anche una terza volta: l’Imam della moschea e i suoi fedeli gridarono al miracolo. Si decise quindi di costruire una specie di sarcofago sul tetto della moschea, nell’esatto punto in cui il corpo venne ritrovato per tre volte, dove far riposare per sempre il corpo di Sinan. Da lì il corpo non si mosse più e riposa, finalmente in pace, da oltre cinque secoli.
Anche Palazzo Topkapi, la dimora del Sultano, nasconde al suo interno un aneddoto sconosciuto ai più. Nel suo cortile è collocata quella che è chiamata la “Fontana del Boia”, in cui i tagliatori di teste dell’impero ottomano erano soliti lavare i loro macabri strumenti. È interessante sapere che, a quei tempi, i boia erano perlopiù reclutati tra i giardinieri, che avevano l’abitudine di pulire i propri attrezzi nelle fontane dei giardini che curavano. Nel caso della fontana di Palazzo Topkapi, questa venne spostata nel 1889 dal giardino alla Bab-i Humayun, la “Porta Superiore Suprema” del Palazzo in occasione della visita dell’imperatore tedesco Guglielmo II. Il Sultano Abdulhamid II non desiderava, infatti, che la vista della fontana in giardino turbasse l’imperatore. Fu ricollocata nel suo posto originario solo nel 1930 per volere di Halil Bey, il direttore del Museo delle Antichità.
Sultanahmet, si sa, è molto turistico. A fine mattinata, se avete appetito e volete evitare la confusione, vi consigliamo di prenotare un tavolo al Fasuli Lokantalari. Qui troverete quasi esclusivamente famiglie locali e potrete assaggiare a poco prezzo i deliziosi fagioli cotti nel sugo di carne, la tradizionale modalità di cottura del Mar Nero.
Un tramonto con vista sul Mar di Marmara
Da Sultanahmet vi sposterete nel quartiere Eminönü, dove un tempo sorgeva l’acropoli, precisamente in Piazza Beyazit. Qui vi aspetta la Torre di Beyazit, anche chiamata Torre Seraskier in onore del gran visir ottomano. Non si corre il rischio di incontrare molti turisti, perché non è un luogo contemplato dai soliti tour, proprio come volevamo. La torre è stata costruita in pietra nel 1828 al posto dell’originale, che era in legno, sul progetto di Senekerim Balyan. L’altezza di 85 metri rendeva possibile, all’epoca, gli avvistamenti degli incendi e oggi è aperta ai visitatori solo il venerdì pomeriggio.
Aspettate l’ora del tramonto e poi salite la chiocciola di 180 gradini che porta alla cima: potrete godere di una favolosa vista panoramica della città, ammirando la luce crepuscolare che si staglia sul cielo blu sopra il Mar di Marmara. Oggi la Torre possiede un impianto di illuminazione visibile anche da lontano che indica, con diversi colori, le varie condizioni meteo: rosso per neve, blu per tempo soleggiato, verde per pioggia e giallo per nebbia.
La magia del mercato sotterraneo di Fatih
È vero che la Torre di Beyazit si trova nel quartiere di Eminönü, ma questo territorio fa parte del distretto centrale di Fatih che si sviluppa nel promontorio affacciato al porto antico, nella parte europea della città. Quindi non sarà un problema spostarvi, anche a piedi, dalla Torre al complesso religioso di Zeyrek, situato nel cuore di Fatih, dove potrete ammirare la moschea che è stata, un tempo, la chiesa bizantina di Cristo Pantocratore. Continuando la passeggiata tra le vie del quartiere vi imbatterete nelle caratteristiche casette ottomane in legno e nei numerosi banchetti del Mercato delle donne, che si trova vicino all’imponente acquedotto di Valente. Una volta arrivati qui, tra colorate bancarelle e frenetici ambulanti, sarà piacevole fare una sosta in un bar all’aperto per assaggiare il tè turco servito nei tipici bicchieri a forma di tulipano.
Questa piccola pausa ristoratrice vi darà la giusta energia per spingervi verso la Moschea di Fatih, dedicata al sultano Maometto II conosciuto come “Il grande conquistatore”. Avrete la possibilità di visitarla con calma, ammirando il marmo bianco che avvolge il cortile esterno e gli eleganti decori delle pareti interne senza attendere molto tempo nel fare la fila, perché la moschea non fa parte dei soliti tour proposti per i turisti.
Rimanendo all’interno di Fatih, proseguirete alla volta della Moschea Bodrum Camii (Moschea della Cisterna), che fu eretta dove un tempo sorgevano due chiese: quella superiore, convertita mezzo secolo fa in moschea, e quella inferiore, che possedeva una cisterna sotterranea e che oggi è un curioso mercato che non vede mai la luce del sole. Qui potrete toccare con mano la quotidianità degli ambulanti e della gente locale, che sicuramente vi fermerà con un sorriso per tentare di vendervi colorati vestiti o luccicanti monili, ma anche di scambiare allegramente quattro chiacchiere.
Fatih è famoso anche per la sua grande tradizione culinaria: per la presenza di molti immigrati dell’est della Turchia, è ricca di chioschi in cui gustare tanti sapori diversi. Se amate provare le specialità locali, vi consigliamo di assaggiare assolutamente i panini a base di pide (il tipico pane lievitato), i sarma (deliziosi involtini di riso avvolti in foglie di vite) e i köfte (le polpettine speziate di manzo e agnello).
Tra i vicoli colorati e le chiese in ferro di Fener
Fatih confina ad ovest con il quartiere Fener, che è la terza tappa del nostro weekend. Cosa vedere di insolito, qui? La prima cosa che noterete sarà sicuramente l’abbigliamento integralista di chi vi abita: le donne hanno il volto coperto dal velo e gli uomini indossano lunghe tuniche. Le vie sono costellate da antiche case colorate, molte delle quali abbandonate e in rovina, abitate solo dai gatti che sonnecchiano tra i mattoni. Tante etnie si sono succedute a Fener in tempi passati, di cui ancora oggi potrete vedere le tracce. L’occasione è perfetta per visitare da subito la zona più vivace del quartiere, tra via Yildrim e via Vodin, e scattare foto davanti alle variopinte gradinate, oppure, salendo via Camci Cesmesi, fare una sosta ammirando i coloratissimi cancelli.
Dopo esservi rifatti gli occhi con questa esplosione di colori, la prossima tappa sarà il Rum Lisesi, il Liceo Greco Ortodosso, definito “il quinto castello più grande d’Europa” per la sua particolare e imponente architettura a mattoni rossi.
Proseguendo tra le vie di Fener, vi capiterà di passare davanti al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, sede della Chiesa ortodossa e il più importante luogo di culto, appunto, degli ortodossi. Gli interni sono dorati, e in fondo alla navata sinistra potrete ammirare un frammento della colonna della flagellazione di Gesù. L’ultima attrazione a cui dedicherete la vostra attenzione a Fener è la Chiesa di Sveti Stefan Kilisesi (la Chiesa di Santo Stefano), che sorge sul Corno D’Oro ed è l’unica chiesa al mondo ad avere una struttura portante in metallo. Si racconta che il metallo fu portato da Vienna via mare, e, una volta arrivato a Istanbul, assemblato in sole 24 ore.
Relax al bagno turco di Balat
L’antico quartiere ebraico di Balat si trova nella parte occidentale del lato europeo di Istanbul, proprio sopra Fener. Qui riuscirete a respirare il fascino della vita quotidiana di chi ci abita da sempre, tra l’allegro vociare dei bambini e il chiasso delle attività commerciali. Passeggerete in mezzo a case variopinte e scorci caratteristici per arrivare alla sinagoga di Ahrida, la più antica sinagoga di Istanbul in stile barocco risalente al XV secolo che è stata ristrutturata più volte dopo essere stata gravemente danneggiata dai terremoti. Di particolare rilevanza è il pulpito a forma di nave, che simboleggia l’Arca di Noè.
Avete due ore a disposizione? Potete scegliere se rilassarvi al Mustafa Pasa Bath, uno dei più antichi bagni turchi del quartiere, oppure gironzolare spensierati tra le antichità del Mercato Balat, dove è possibile trovare vinili, radio, giradischi, fotografie e vestiti vintage in ottimo stato.
L’Hotel Pera Palas e il tappeto di Ataturk
Se avete voglia di oltrepassare il Corno D’Oro e dirigervi verso Galata, dopo aver visitato la famosa Torre di Galata dirigetevi verso l’Hotel Pera Palas, un antico albergo costruito nel 1892 per ospitare i passeggeri dell’Orient Express e ritenuto l’hotel europeo più antico della Turchia. In questo hotel, oggi visitabile liberamente, aleggia la leggenda del tappeto di Ataturk, il primo Presidente della Repubblica di Turchia. Si narra che uno sconosciuto maharaja avesse regalato ad Ataturk un tappeto da preghiera, con ricamato un orologio da 20 centimetri di diametro. In occasione del centenario della nascita di Ataturk, nel 1981, una stanza del Pera Palas fu trasformata in un’esposizione degli effetti personali del Presidente, tra cui il tappeto del maharaja. Fu in quel momento che tutti si accorsero della posizione delle lancette dell’orologio: segnavano le 9.07, l’ora esatta della morte di Ataturk.
Dopo la visita all’hotel, fermatevi per la pausa pranzo: il ponte è il luogo perfetto per gustare a poco prezzo i balik ekmek, i tipici panini ripieni di pesce, rucola e cipolla preparati nei banchetti dei pescatori.
Se amate invece lo street food turco, fermatevi in uno dei tanti chioschetti per assaggiare il döner kebab e il dürüm kebab, i caratteristici panini o piadine con carne di agnello e manzo. Gli amanti del dolce non potranno invece visitare Galata senza fare una gustosa tappa alla pasticceria Karakoy Gulluoglu, che si dice abbia le migliori baklava di Istanbul, dei prelibati dolci turchi preparati con frutta secca.
Il Quartiere Harbiye e il Museo Militare
Dopo esservi fermati per la tappa rifocillatrice, potrete continuare il vostro tour alla scoperta di un altro luogo insolito: il Museo Militare di Istanbul, in cui potrete ripercorrere mille anni di storia militare della Turchia. Rimane abbastanza lontano da Galata, precisamente nel quartiere di Harbiye, per cui sarà ragionevole spostarsi in metro. Una volta arrivati, gli appassionati non potranno farsi sfuggire la catena bizantina, che riempie un’intera sala del museo. Si tratta, però, solamente di una parte dell’enorme catena che fu installata nel 1493 all’entrata del Corno D’Oro per impedire l’accesso alla flotta ottomana. È davvero una lavorazione imponente, se pensiamo che un solo anello della catena è lungo circa 50 centimetri e pesa tra i 10 e i 20 chili. È giunta l’ora del pranzo? Scegliete il ristorantino all’aperto che vi piace di più e ordinate il kazan dibi, il tipico budino a base di petto di pollo. Non ve ne pentirete!
Il distretto Kadıköy, tra sapori autentici e street art
Dal Museo Militare, se vi avanza ancora qualche ora, potrete imbarcarvi per arrivare alla parte asiatica di Istanbul, precisamente al distretto Kadıköy. Vi accorgerete subito che anche qui i turisti scarseggiano, ma è senz’altro un aspetto positivo perché riuscirete a respirare l’atmosfera più antica e vivace della città. Qui potrete seguire alla lettera il consiglio di Umberto Eco e perdervi nei vialetti, mescolandovi alla gente del posto e ammirando i numerosi edifici in stile ottomano, molti dei quali ospitano caffè, pub e ristoranti. Se amate i frutti di mare, a Kadıköy gusterete i migliori della città, accompagnati da un alcol turco aromatizzato all’anice, chiamato raki-balik.
Dopo la sosta per il pranzo, divertitevi a scoprire murales di ogni tipo e dimensione tra le vie del quartiere: le case e i vicoli di Kadıköy nascondono, infatti, tanti colorati graffiti e diverse forme di street art, che rendono le sue strade dei meravigliosi musei all’aperto. Una tappa obbligata, per continuare il vostro giro alla scoperta della Istanbul più segreta, è la bellissima sinagoga Ezger, costruita nel XIX secolo, che è stata convertita nel 2003 nel Café Restaurant Safiye Sultan, in cui, per rispetto della sacralità dell’edificio, non si servono alcolici ma si potrà comunque gustare un vero caffè turco o l’ottimo nar suyu, il succo di melograno spremuto al momento.
Proseguite poi verso il quartiere Moda, una zona ricca di caffè all’aperto e ristorantini, dove è d’obbligo provare i gustosi lokum (i tipici dolcetti gelatinosi) della famosa Asuman Patisserie. Prima di rientrare in hotel e pensare al ritorno in Italia, perché non fare una rilassante tappa in uno dei bagni turchi dislocati nel quartiere? Potete scegliere Azizye Hamamı, lo stabilimento balneare terapeutico più antico e conosciuto della città.
Dopo aver visitato i luoghi più inusuali di Istanbul e aver assaggiato i suoi mille sapori, il weekend è ormai terminato ed è ora di rientrare. Avrete però ben compreso che, anche se il tempo a disposizione è poco, ci sarà solo l’imbarazzo della scelta su cosa fare e cosa vedere a Istanbul per passare due giornate indimenticabili, evitando di seguire i soliti circuiti turistici. Quello che più importa, adesso, è acquistare subito il volo per il prossimo weekend.