Numeri e analisi sullo stato di salute (spoiler: ottimo) del turismo lento in Italia. Uno studio dell’Agenzia Nazionale del Turismo restituisce una bella immagine del nostro paese anche fuori confine.

Vuoi goderti una vacanza sostenibile, senza pensare al problema dei parcheggi e carburante, assaporando con i tuoi tempi la natura e la bellezza intorno a te? L’Italia è la meta preferita per il turismo lento, un punto di riferimento a livello internazionale. È quanto emerso da uno studio commissionato dall’ENIT, l’Agenzia Nazionale del Turismo, e condotto in collaborazione da Touring Club e da Ipsos, l’azienda specializzata in ricerche di mercato.

Italia, la numero 1 del turismo lento

Intervistando un campione di turisti dall’Italia, dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dalla Germania, è emerso che il nostro paese è la meta più amata, la risposta giusta quando si parla di turismo lento (a piedi o in bicicletta) ed escursionistico. In testa a questa classifica di “italofilia” c’è il Regno Unito (65% del campione analizzato), seguito dai “cugini” d’Oltralpe (51%) e dalla Germania (49%). Sicilia e Toscana le regioni più menzionate nel complesso dei turisti stranieri intervistati.

Curiosità: tutti e tre i paesi hanno incoronato l’Italia, ma sulla “medaglia d’argento” c’è discrepanza. Al secondo posto tra i turisti inglesi c’è infatti la Spagna, la stessa Francia per i francesi e l’Austria per i tedeschi.

Morale della favola: sul resto la si pensi come si vuole, ma l’Italia mette tutti d’accordo.

A collaborare al successo del nostro paese anche la capacità dell’Italia di distinguersi nel panorama del turismo digitale.

I numeri dei cammini in Italia e dei loro siti

Lo studio ENIT ha un’altra importante unicità. È infatti la prima mappatura dei cammini a piedi nel nostro paese. Una mappatura che copre 100 cammini in Italia per un totale di 30 mila km di percorrenza e analizza i servizi offerti, sia in loco che a livello digitale (limitandosi a quelli che hanno siti di informazioni turistiche, che sono 63).

Per quanto riguarda i cammini è emerso che:

  • Il 74% di essi rilascia al turista un documento dell’avvenuto passaggio;
  • Il 69% ha una guida o del materiale informativo in formato cartaceo o digitale;
  • Il 63% ha un ente del terzo settore che lo gestisce;
  • Il 54% è fruibile sia a piedi che in bicicletta;

Osservando i siti, d’altro canto, l’analisi ha rilevato che:

  • Il 75% fornisce informazioni sui servizi disponibili per il turista;
  • Il 74% contiene le informazioni gpx sul tracciato del cammino;
  • Il 73% indica anche le attrazioni presenti sul percorso;
  • Il 61% informa anche sul livello di difficoltà del tracciato;
  • Il 49% è multilingua (con l’inglese a fare la parte del leone, o dei tre leoni in questo caso);
  • Il 34% permette l’acquisto online di pacchetti o visite guidate;
  • Infine, il 25% ha un servizio di alert che segnala deviazioni o eventuali sopraggiunte inagibilità dei cammini.

Voglia di turismo lento, ma si può fare meglio

Con questa indagine ENIT ha anche tracciato un quadro di quanto abbia preso piede l’idea di un turismo più lento, sostenibile ed esperienziale, a misura d’uomo e di territorio, lontano dalle logiche consumistiche di un turismo di massa.

Da quando l’idea di Slow Tourism ha cominciato a prendere piede (circa dagli anni ’90, agli albori del movimento di Slow Food) dei progressi ci sono stati ma, sebbene l’Italia sia la meta preferita per il turismo lento a livello internazionale, i turisti italiani sono quelli che in quota maggiore sembrano più disinteressati a questo modo di viaggiare (23%), seguiti dai tedeschi (21%), dai francesi (18%) e dagli inglesi (15%).

Un occhio al 2025, anno del Giubileo

Si parte comunque da una buona base, in vista anche del prossimo Giubileo che darà ulteriore impulso al turismo lento italiano, in particolare quello legato alla religione.

«È in fase di grande consolidamento il macro trend del turismo lento che attraversa aree rurali, borghi e contribuisce in modo autentico allo sviluppo dei territoriscrive su Linkedin il direttore dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, Luca BruschiIl potenziale di questo settore in espansione è straordinario e giova alla salute psicofisica delle persone. L’auspicio è che sempre più si investa nello sviluppo delle infrastrutture, accoglienza, segnaletica e manutenzione. Senza dimenticare l’accessibilità per una fruizione universale dei cammini. La Spagna ha investito e continua a farlo nel cammino di Santiago come prodotto bandiera nazionale, declinandolo in decine di cammini compostellani che sono collegati alla via Maestra. Anche in Italia abbiamo il “nostro” bellissimo cammino di Santiago, rappresentato dalla Via Francigena: la possiamo considerare una greenway internazionale (in Italia 2.000 km, 11 regioni, oltre 400 comuni), intorno al quale si sviluppa un importante sistema di cammini che attraversano tutta l’Italia. Proprio il Giubileo 2025, ormai alle porte, accenderà i riflettori su questo itinerario culturale europeo che sarà sempre più frequentato da pellegrini, escursionisti e viandanti provenienti da ogni parte del mondo