Nel mondo della tecnologia, la guida autonoma è spesso vista come il futuro del trasporto. Veicoli in grado di navigare senza intervento umano rappresentano un enorme salto in avanti nella mobilità e nella sicurezza stradale. Tuttavia, mentre gli ingegneri stanno affinando i sistemi per far sì che queste auto possano “vedere” e “capire” il mondo intorno a loro, emerge una sfida ancora più grande e complessa: quella culturale.

Oltre la tecnologia

In pochi anni l’industria tecnologica e automobilistica ha fatto progressi straordinari nel campo dei sensori, dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico. Siamo arrivati a un punto in cui, tecnicamente, le auto autonome possono guidare in modo più sicuro degli esseri umani nella maggior parte delle condizioni. Ma, mentre la sfida tecnologica non è così lontana dall’essere completamente risolta, è forse nella cultura e nel percepito collettivo che risiede il vero “ostacolo”.

Uno dei temi più caldi quando si parla di guida autonoma è la responsabilità legale. In caso di incidente, di chi è la colpa? È dell “conducente” o meglio del “proprietario”, che non stava effettivamente guidando? È dell’azienda che ha sviluppato il software? O è forse un problema intrinseco della tecnologia stessa? Queste domande richiedono risposte nuove e innovative, che vadano oltre i limiti dei sistemi legali attuali.

Per far sì che la guida autonoma diventi una realtà su larga scala, è fondamentale cambiare la mentalità culturale. È quanto mai opportuno sensibilizzare e condurre le persone a sviluppare una maggiore fiducia verso la tecnologia, pari se non superiore a quella riposta nei confronti degli esseri umani al volante. Questo cambiamento non avverrà dall’oggi al domani e richiede un dialogo aperto tra i costruttori di auto, gli sviluppatori di software, i legislatori e il pubblico.

Il “male minore” e i valori incorporati nell’AI

Un problema ancora più spinoso emerge quando consideriamo che, in un futuro non troppo lontano, le auto autonome dovranno “convivere” con veicoli guidati da umani. In queste circostanze, l’auto potrebbe trovarsi a dover fare una scelta sul “male minore” in situazioni estreme. Questo apre un vero e proprio vaso di Pandora in merito a questioni etiche: l’AI dovrebbe “sacrificare” una persona più anziana per salvarne una più giovane? O dovrebbe valutare altri criteri come lo stato economico, il contributo sociale o, perché no, anche il numero di follower sui social media?

Queste non sono domande ipotetiche, ma dilemmi reali che gli sviluppatori devono affrontare mentre progettano i sistemi decisionali delle auto autonome. E qui sta il punto: chi ha la responsabilità ultima su queste decisioni? Gli ingegneri? I filosofi? I legislatori? Probabilmente un mix di tutti questi.

Effetti collaterali: oltre il bene e il male

Mentre la promessa di meno incidenti stradali e, quindi, di meno morti e feriti è una delle motivazioni principali dietro la spinta verso la guida autonoma, ci sono anche effetti secondari che potrebbero non essere immediatamente evidenti.

Prendiamo per esempio la questione degli organi per trapianti. La riduzione degli incidenti stradali potrebbe effettivamente portare a una diminuzione della disponibilità di organi. In un paese come gli Stati Uniti, dove una quota rilevante di organi proviene da incidenti stradali, l’impatto potrebbe essere notevole e creare nuove sfide per il sistema sanitario. Per questo è altrettanto importante, ad esempio, continuare a investire in modo consistente nel settore degli organi sintetici.

Evoluzione con responsabilità

Mentre l’idea di poter viaggiare senza preoccuparsi di guidare è allettante, si apre anche la porta a comportamenti potenzialmente irresponsabili. Ad esempio, sapendo di non dover guidare, le persone potrebbero essere più inclini ad un uso eccessivo di alcool o droghe.

Questa percezione di “sicurezza” potrebbe portare a un aumento del consumo di sostanze, credendo erroneamente che la guida autonoma elimini tutti i rischi associati. In realtà, l’abuso di alcool e droghe ha comunque conseguenze negative su salute e sicurezza, indipendentemente dalla guida.

Va anche considerato che in un’auto ci sono spesso più persone. Un passeggero ubriaco o sotto effetto di droghe potrebbe comunque rappresentare un rischio, ad esempio interferendo con il sistema di guida autonoma o causando altre forme di distrazione o pericolo.

In questo contesto, è evidente che le leggi attuali che regolamentano l’uso di alcool e droghe su strada potrebbero necessitare di una revisione per adattarsi a questo nuovo panorama.

Inclusività

Nel dibattito sulla guida autonoma, un aspetto che spesso viene trascurato è l’inclusività. L’accesso alle nuove tecnologie non dovrebbe essere un lusso riservato a pochi. Al contrario, la guida autonoma offre un’opportunità unica per aumentare la mobilità di gruppi di persone che attualmente hanno limitato accesso ai trasporti.

Pensiamo agli anziani, alle persone con disabilità o a chi vive in aree scarsamente servite dai trasporti pubblici. Per questi gruppi, l’avvento della guida autonoma potrebbe significare una ritrovata libertà, riducendo l’isolamento e facilitando l’accesso a servizi essenziali come la sanità.

Ovviamente, per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale che i costi associati alla guida autonoma siano accessibili. Ciò potrebbe essere facilitato da modelli di business incentrati sulla condivisione e sostenuti da politiche pubbliche che incentivino l’accesso equo.

Non lasciare nessuno indietro

Se gestita correttamente, la guida autonoma potrebbe essere una forza trainante a sostegno dell’equità sociale, garantendo che i benefici della tecnologia siano distribuiti con maggiore sensibilità nella società. Per raggiungere questo traguardo, è fondamentale che l’inclusività sia parte integrante del processo sin dall’inizio.

L’incrocio di tecnologie: un ecosistema per la guida autonoma sostenibile

Mentre l’avvento della guida autonoma è entusiasmante, è fondamentale considerare che i suoi benefici potenziali potrebbero essere amplificati o mitigati dall’interazione con altre tecnologie e tendenze sociali. In altre parole, la guida autonoma non è una soluzione isolata, ma parte di un ecosistema tecnologico più ampio e articolato.

Elettricità come imperativo

Prendiamo, per esempio, il tema dell’inquinamento. Se la flotta di veicoli autonomi fosse alimentata da combustibili fossili, si risolverebbe un problema solo per aggravarne un altro.

Se l’auto autonoma è comoda e accessibile, la gente potrebbe preferirla ad altri mezzi di trasporto più ecologici come treni, bus o biciclette. Inoltre le auto potrebbero essere inviate a fare commissioni senza occupanti come andare a prendere la spesa o i bambini a scuola, moltiplicando i chilometri percorsi. Pertanto, l’elettrificazione è un passo fondamentale per garantire che la guida autonoma sia una forza positiva per l’ambiente.

Sharing is caring

Allo stesso modo, se ogni individuo avesse la propria auto autonoma, il risultato potrebbe essere un aumento del traffico, non una diminuzione. Qui entra in gioco l’importanza della condivisione. Sistemi di trasporto condiviso, possibilmente integrati con altre forme di mobilità come treni e biciclette, potrebbero essere la chiave per massimizzare i benefici della guida autonoma con grande impatto sulla vivibilità urbana: meno traffico, più parcheggi, meno inquinamento, meno incidenti.

Un cambiamento sistemico

Quello che diventa chiaro è che per ottenere i migliori risultati possibili, c’è bisogno di un approccio sistemico che tenga conto di vari fattori abilitanti. La guida autonoma deve essere vista come un tassello di un mosaico più grande che include sostenibilità, efficienza e integrazione sociale.

Un futuro di possibilità: reimmaginare città e mobilità

Mentre la guida autonoma presenta sfide e dilemmi etici, offre anche un potenziale straordinario per un futuro più sostenibile e inclusivo. Immaginate città dove le strade sono libere da ingorghi e dove gli spazi di parcheggio sono trasformati in parchi e aree di svago. Immaginate un mondo in cui l’automobile non è più un bene statico, ma un servizio dinamico che può essere condiviso e adattato alle esigenze individuali.

La tecnologia di guida autonoma potrebbe fungere da catalizzatore per una nuova ondata di creatività nel design urbano e nella pianificazione della mobilità. Dalle auto trasformate in uffici mobili ai veicoli che si trasformano in moduli abitativi, le possibilità sono pressoché infinite.

Conditio sine qua non per realizzare questo futuro ottimistico, è fondamentale che la guida autonoma sia inclusiva. Dal rendere la mobilità accessibile a persone di tutte le età e condizioni, all’elaborazione di modelli economici che rendano la tecnologia accessibile, l’inclusività deve essere al centro del nostro pensiero.

Le sfide sono molte, ma il potenziale è enorme. Con il giusto mix di tecnologia, politica e volontà collettiva, possiamo usare la guida autonoma come uno strumento per costruire un mondo migliore.