Trasformare un divieto in un’opportunità: è questa la sfida del disegno di legge “Norme per lo sviluppo delle Città 30 e l’aumento della sicurezza stradale nei centri abitati” che propone il limite di 30 km orari come strumento strategico per la rigenerazione urbana.
Il disegno di legge, presentato in Parlamento il 26 luglio 2023, vede un fronte di promotori ampio e compatto che comprende diverse associazioni, tra le quali Legambiente, FIAB, Kyoto Club, Asvis e Fondazione Michele Scarponi. L’idea di fondo è quella di realizzare una legge quadro nazionale per ripensare le città e gli agglomerati urbani, anche attraverso una corretta implementazione del modello delle Città 30.
La proposta di legge si articola in 18 articoli che hanno come focus non soltanto la riduzione del limite di velocità, ma anche una nuova pianificazione della rete viaria e maggiore educazione stradale.
Limite 30 km: non è solo una questione di velocità
Il limite di 30 km/h s’inserisce, come anticipato, in una legge quadro di ben più ampia portata che mira a capovolgere la prospettiva rispetto alle norme del codice della strada sui limiti di velocità urbani. In sintesi, al posto dei 50 km/h validi come regola generale in città la norma diventano i 30 km/h, eccetto gli assi stradali classificati di scorrimento veloce, con almeno 2 corsie per senso, dove sono mantenuti i 50 km/h.
Per realizzare un cambiamento così radicale si guarda fuori dai confini nazionali e in particolare agli esempi dei seguenti Paesi:
- Spagna: in tutti i centri urbani si assiste alla riduzione della velocità con l’estensione del limite di 30 km/h;
- Inghilterra: è in vigore la gerarchia delle responsabilità che prevede che gli utenti della strada siano responsabili in proporzione alla potenzialità di arrecare danno agli altri;
- Francia: viene promossa la cultura della mobilità sostenibile e sicura attraverso i principali media di comunicazione, compresi gli spot tv.
L’aspetto dell’educazione e dell’informazione ricopre un ruolo importante nel disegno di legge in Italia: educare al rispetto dei limiti significa formare cittadini capaci di muoversi in modalità alternativa non perché costretti, ma perché consapevoli che tale modalità è più sicura e più sostenibile.
I fondamenti della proposta di legge per i 30 km/h in città
L’assunto che sostiene la proposta di legge per il limite di 30 km orari in città è il seguente: la limitazione non incide negativamente sulla libera e celere circolazione di cose e persone.
Secondo l’Osservatorio sulle abitudini alla guida di UnipolSai la velocità media all’interno delle città è di 29,4 km/h, ma scende fino a meno di 8 km/h nelle ore di punta, secondo quanto riferisce il libro bianco dei trasporti di Confcommercio. I dati confermano che l’auto privata non è il mezzo più veloce e neanche il più sicuro nei centri urbani.
Sicurezza e sostenibilità sono quindi due facce della stessa medaglia: il presente della mobilità è quello intermodale, come dimostrano le nuove offerte di pacchetti che integrano in un’unica app la possibilità di pagamento di parcheggio dell’auto, unitamente al noleggio dei mezzi di micromobilità elettrica. L’intermodalità tra vari mezzi di trasporto è la risposta alla richiesta urgente di riduzione del tasso di motorizzazione e delle sue conseguenze: congestione del traffico e aumento degli agenti inquinanti.
Città 30 in Italia e in Europa: risultati incoraggianti
Le strade italiane registrano un morto ogni tre ore e un ferito ogni 2,5 minuti e il 50% delle vittime si annoverano tra pedoni e ciclisti, le categorie più a rischio. Le metropoli del Vecchio Continente dimostrano che invertire la tendenza è possibile e che abbassare il limite della velocità aiuta. Laddove sono state introdotte le Città 30 si è assistito a un drastico calo degli incidenti stradali. Ecco qualche dato:
- Londra (UK): dopo l’approvazione dei 20 mph di limite, le morti sulle strade si sono ridotte del 25% e gli investimenti dei pedoni sono scesi del 63%;
- Bruxelles (Belgio): a un anno dall’inaugurazione della Città 30 km/h (gennaio 2021), gli incidenti sono diminuiti del 28% e i morti e feriti gravi del 50%;
- Edimburgo (Scozia): l’abbassamento del limite di velocità a 20 mph ha permesso di tagliare del 40% il numero degli incidenti e del 33% il numero di feriti.
Anche in Italia diverse le città hanno avviato i percorsi per diventare Città 30: Bergamo, Torino, Milano, Bologna, Cesana e Olbia si sono portate avanti in conformità al Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030 (PNSS). La sfida è adesso quella di pianificare interventi strutturali, non limitati alla segnaletica stradale, e di monitorare passo passo i prossimi risultati.