Secondo la leggenda un colpo di spada dell’Arcangelo Michele tracciò una linea che unisce sette incredibili luoghi di culto dall’Irlanda a Israele, passando per Inghilterra, Francia, Italia e Grecia. Un itinerario che attraversa il tempo, la storia e paesaggi unici al mondo, da percorrere con ogni mezzo e per ogni via, ponte tibetano incluso!
Al largo della costa della penisola di Kerry in Irlanda, sperduti in quella parte di Oceano Atlantico chiamata Mare Celtico, due pinnacoli di roccia appuntita spuntano dalle acque imbronciate, svettando per 218 metri sul livello del mare. Sono gli spuntoni aspri di Skellig Michael, 22 ettari di pietra che compongono uno dei luoghi più enigmatici della terra, custode di leggende, segreti e arcani millenari ancora irrisolti.

Proprio tra queste rocce sferzate dagli elementi della natura, l’Arcangelo Michele sarebbe apparso a San Patrizio per aiutarlo a liberare l’Irlanda dalle forze del male. Da qui il nome in gaelico dell’isola che significa “scheggia o roccia di Michele” e anche la ragione dell’antico monastero costruito sulla sua sommità.
Raggiungibile, non senza pericolo, attraverso una scala a strapiombo sul mare, che s’inerpica per 600 gradini in pietra da tre approdi diversi, l’eremo fu realizzato nel 588 dai monaci devoti a San Michele Arcangelo, sotto la guida di San Fionan.
Dopo varie vicissitudini, intorno al 1100 i 12 monaci che l’abitavano lo abbandonarono definitivamente.

Guardiano delle preziose rovine del monastero e importante rifugio di biodiversità, dal 1996 quest’isola rude e selvaggia è diventata patrimonio Unesco. Tra i suoi scenari irreali sono stati ambientati il pianeta Ahch-To nel film “Star Wars: il risveglio della Forza” e varie scene degli episodi della saga “Star Wars: gli ultimi Jedi” e “Star Wars: l’ascesa di Skywalker”.

Skellig Michael, però, è molto più di un luogo suggestivo: è soprattutto il punto di partenza di un avventuroso viaggio da percorrere con ogni mezzo, noto come la Linea Sacra di San Michele o Via Micaelica.

Sulle orme dell’Arcangelo: la Linea Sacra di San Michele
Narra la leggenda che, nella notte dei tempi, il micidiale fendente di spada scagliato da San Michele Arcangelo per cacciare il Demonio negli Inferi, avrebbe segnato una linea retta che, dall’Irlanda alla Palestina, unisce sette santuari devoti al culto micaelico, attraverso migliaia di chilometri, sei Paesi e due continenti.
La retta è detta Linea Sacra di San Michele o anche Via Micaelica. Spesso in posti impervi da raggiungere, i sette santuari che la puntellano sono: Skellig Michael, St. Michael’s Mount in Cornovaglia, Le Mont Saint Michel in Bretagna, la Sacra di San Michele in Piemonte, il Santuario di Monte Sant’Angelo in Puglia, il Monastero di San Michele Arcangelo di Panormitis nell’isola greca di Symi e, infine, il Monastero di Stella Maris sul Monte Carmelo ad Haifa in Israele.

Nel corso dei secoli la Via Sacra ha suscitato diverse interpretazioni. Alcuni la considerano una “Ley line”, una delle linee che toccano i punti energetici del mondo. Altri la ritengono un monito per i fedeli a seguire la rettitudine. Per altri ancora, invece, la sua corrispondenza con il tramonto del sole nel giorno del solstizio d’estate, indicherebbe il ruolo primario dell’Arcangelo nel giorno del giudizio.
Gli istmi “gemelli” del Santo: Saint Michael’s Mount e Le Mont Saint Michel
Arrivare all’isola di Skellig Michael non è uno scherzo: si può andare solo una volta al giorno durante l’estate in barca e solo su una delle dieci imbarcazioni autorizzate a salpare dai porti di Portmagee, Ballinaskelligs e Cahircivee, con un massimo di 12 persone a bordo e condizioni meteo permettendo. Ma, quando riusciti nell’impresa, il viaggio alla volta delle manifestazioni dell’Arcangelo può dirsi iniziato.
Procedendo lungo la Linea Sacra, la tappa successiva è Saint Michael’s Mount in Cornovaglia.
Si tratta di un’isola tidale, collegata alla terraferma da una stradina acciottolata, percorribile rigorosamente a piedi solo nei momenti di bassa marea. Con l’alta marea, infatti, la strada viene sommersa e l’isolotto diventa una verde collina, raggiungibile con un traghetto da Marazion.

Come la sua omologa francese Le Mont Saint-Michel, l’isola è dedicata a San Michele, che nel 495 apparve a un gruppo di benedettini i quali, in segno di devozione, eressero una chiesa nel luogo della mnifestazione. Trasformata successivamente in fortezza, dell’antica costruzione oggi restano il refettorio e la chiesa.
Raggiungibile in traghetto, treno e/o auto, dall’altra parte della Manica, sulle coste francesi del golfo di Saint-Malo, in Bretagna, si affaccia Le Mont Saint-Michel.

L’isola dalla atmosfere magiche, sulla sommità dei suoi 92 metri slm ospita un’abbazia risalente all’anno 708. Secondo la leggenda fu proprio l’Arcangelo guerriero, capo supremo dell’esercito celeste contro i nemici della Chiesa, a ordinarne la costruzione al vescovo di Avaranches, Oberto.

Dichiarati patrimonio Unesco dal 1979, nei momenti di bassa marea la tenebrosa abbazia romanico-gotica e i luoghi incantati dell’isola sono raggiungibili dalla terraferma a piedi in circa mezz’ora, in bici, col “Passeur”, un’apposita navetta che si prende a Place du Barrage, e persino in calesse.

Il santuario sulla cima del monte: la Sacra di San Michele
A circa mille chilometri a sud dall’isolotto bretone, sull’arco alpino della Val di Susa, in provincia di Torino, in Piemonte, si incontra il primo dei due santuari italiani della Via Micaelica, la Sacra di San Michele.
Costruita a partire dall’anno 1000 da cinque monaci benedettini su volere del vescovo Annuncone, la Sacra di San Michele sorge arroccata a 962 metri di altezza sulla punta del monte Pirchiriano, nelle Alpi Cozie.

Come per Le Mont Saint-Michel, la leggenda racconta che sia stato proprio l’Arcangelo Michele a ordinare al vescovo l’edificazione del tempio sull’aspro sperone roccioso.
Questo luogo ammantato di misticismo arcaico è custode di un forte intreccio tra mito e storia sin dai tempi dei Romani e offre tutte le sue bellezze solo ai più volenterosi: per visitare la chiesa abbaziale è necessario salire 239 scalini in pietra!
L’alone di mistero che si respira all’ombra della severa architettura è tale che Umberto Eco vi ha ambientato il suo capolavoro “Il nome della rosa”.

La Sacra è raggiungibile a piedi e in bicicletta da Torino, percorrendo alcune tratte della Via Francigena, e alcuni sentieri locali che attraversano i boschi. A causa dei dislivelli fino a 600 metri e più, alcuni dei percorsi sono consigliati solo ai più esperti della due ruote.
Inoltre è possibile giungere al monastero medievale attraverso la Ferrata Carlo Giorda, una strada ferrata avventurosa ma non troppo difficile. La via si sviluppa lungo le placche rocciose del versante nord della montagna e include anche un ponte tibetano aereo di 80 metri.

Il culto nella grotta ancestrale: il Santuario di San Michele Arcangelo
Per conquistare il quinto importante santuario della Linea sacra, si può decidere di proseguire dritto per mille chilometri in direzione sud-est o percorrere a piedi o in MTB, in gran parte su strada sterrata, il più lungo Cammino dell’Angelo. La strada, risalente al 708, in parte coincide con la Via Francigena del sud e fa tappa a Castel Sant’Angelo a Roma, con la grande statua dell’Arcangelo Michele che svetta imponente a spada sguainata, per poi proseguire fino a destinazione.
Qualunque sia il tragitto scelto, però, dalle vette torinesi al cuore della terra pugliese il punto di arrivo è sempre il Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo, nel Gargano in Puglia.

L’eremo è stato realizzato all’interno di una enorme caverna calcarea, già luogo di culto dedicato al dio Calcante in età greca e romana. L’antro è poi divenuto centro sacro per la cristianità intorno al 490, a seguito della prima di tre apparizioni di San Michele al vescovo di Siponto, Lorenzo Maiorano. Secondo la tradizione non solo fu lo stesso Arcangelo a consacrarla, e perciò è chiamata anche Celeste Basilica, ma dalle sue pareti rocciose sgorgava la stilla, un’acqua miracolosa capace di curare ogni male.

Il monastero affacciato sull’Egeo: San Michele Arcangelo di Panormitis
Racconta la leggenda che la grande icona di San Michele Arcangelo, ricoperta da foglie d‘argento, non fu portata dai monaci greci e neppure dagli stranieri ma, semplicemente, apparve da sola. E quando qualche sciagurato la rimosse, sempre da sola riapparve al suo posto.
Alta circa due metri, l’effigie è da secoli meta di pellegrinaggio e destinataria di ex voto in forma di piastrine d’argento, con incisi i mali per la cui guarigione si chiede l’intercessione del santo.
Contornata da numerosi affreschi bizantini e da un silenzio sovrannaturale, la rappresentazione dell’Arcangelo è il cuore del monastero di San Michele Arcangelo di Panormitis. Si tratta del più importante luogo di culto dell’arcangelo guerriero (e, ancora prima, guaritore) dei tredici tra chiese e monasteri a lui dedicati sulla piccola isola di Symi, in Grecia

L’isola nel sud del Dodecaneso, il cui nome deriva dalla ninfa Syme, è nota per essere la terra di nascita delle Tre Grazie, figlie di Zeus e di Eurimone e personificazioni della bellezza femminile: Eufrosine (la Gioia), Aglae (lo Splendore) e Talìa (la Prosperità).
Il santuario greco-ortodosso che è vi è custodito risale al 450 e sorge su quello che anticamente era l’insediamento di un tempio dedicato al dio Apollo. Nel 1700 è stato ristrutturato, assumendo le dimensioni attuali con la facciata in stile veneziano e il campanile barocco.

La leggenda – che per alcuni è una realtà – vuole che nelle acque antistanti il monastero giungano da tutto il mondo oggetti devozionali e bottiglie contenenti le preghiere e le richieste rivolte all’Arcangelo Michele.
Symi si può raggiungere in nave da Il Pireo o dalle coste turche di Marmaris, da cui dista solo 5 km, o atterrando a Rodi e prendendo poi un traghetto.
Il santuario dei crociati: il Monastero di Stella Maris
Conosciuto dagli Egizi sin dal XIV secolo a.C., l’ultima tappa del nostro viaggio sulle orme micaeliche si trova sul monte Carmelo, ad Haifa in Israele, all’interno del monastero carmelitano di Stella Maris, eretto sulla grotta del profeta Elia durante l’Impero Romano d’Oriente.

Testimone di oltre mille anni di storia, questo luogo dell’alta Galilea ha visto il susseguirsi dei longobardi nel VII secolo, dei crociati nel XII e degli eremiti di San Broccardo nel XIII. Teatro di sanguinosi scontri della campagna napoleonica d’Egitto, purtroppo nel 1799 l’architettura originaria è andata distrutta. Il monastero odierno è frutto del lavoro di monaci italiani che lo ricostruirono tra il 1823 e il 1828. La grotta invece è ancora integra. Si trova sotto l’altare ed è un angolo di meditazione e preghiera.

Dedicato a Maria, che qui apparve in visione al profeta Elia, portando la pioggia e salvando Israele dalla siccità, questo luogo mistico termina la Linea Sacra, sottolineando lo stretto legame tra la beata Vergine e l’Arcangelo Michele nella lotta contro il male narrata nell’Apocalisse di Giovanni (Apocalisse, 12).
