Nel 2025 le rinnovabili supereranno il carbone come prima fonte di energia al mondo. Intanto, però, la crisi climatica procede a ritmi ancora più spediti. Per fortuna, il potenziale di crescita delle energie pulite c’è ancora e arriva dal mare, che oggi è scarsamente sfruttato da questo punto di vista, decisamente sottorappresentato nel mix energetico globale. E se l’Italia appare tra i Paesi membri dell’Unione Europea ad aver adottato politiche per lo sfruttamento di questa preziosa risorsa, nel complesso oggi non se ne sta occupando come dovrebbe.

Un’altra fonte di energia pulita: mare e oceani

Quella proveniente dal mare è stata a lungo considerata un’energia costosa, gli impianti con cui viene prodotta pericolosi per gli habitat marini e molto delicati perché esposti all’azione corrosiva dell’acqua salata; se è vero, in effetti, che la manutenzione subacquea può essere complessa, questa fonte energetica resta comunque molto conveniente, anche grazie alla densità dell’acqua, che ha un tasso di conversione energetica molto efficiente, grazie anche alle innovazioni tecnologiche più recenti, come PeWec 2.0 (Pendulum Wave Energy Converter), un dispositivo offshore basato sull’oscillazione di un pendolo che converte in energia il moto delle onde, realizzato da Wave For Energy, spin-off del Politecnico di Torino, insieme all’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile (ENEA).

Le possibilità sono tante: con le turbine sottomarine ad asse orizzontale, simili a quelle dell’eolico, per esempio, si possono sfruttare le correnti d’acqua orizzontali, che in Italia non sono particolarmente intense e diffuse. Più valido è invece lo sfruttamento del moto ondoso, su cui puntano alcuni progetti pilota particolarmente interessanti, ma anche in questo caso si potrebbe e si dovrebbe fare di più. Le tecnologie che si basano sulla rilevazione dei gradienti salini, cioè le differenze di salinità, poi, sono studiate fin dagli anni Novanta e sono particolarmente efficaci dove acque con salinità molto diverse si incontrano, come succede alle foci dei fiumi. Ma le sperimentazioni proseguono, anche sulle tecnologie già note come quelle che sfruttano i gradienti termici, cioè le variazioni di temperatura tra la superficie e le profondità.

Con 8mila chilometri di coste, l’Italia può puntare sull’energia marina

Intanto, della capacità mondiale di 524 megawatt – cifra ferma da un decennio – poco più della metà è installata in Europa, ma l’Italia – che ha 8mila chilometri di coste – continua ad avere un ruolo marginale. Qualcuno però, a differenza di noi, si muove: tra il 2020 e il 2021, per esempio, sono triplicate le installazioni che catturano il moto ondoso in Scozia, Spagna, Portogallo e Paesi Bassi e decuplicate quelle che sfruttano le correnti, seppure con una potenza installata di appena 2,2 megawatt. La Finlandia, invece, sta lavorando a un sistema che trasforma le acque profonde del Baltico in riscaldamento per le abitazioni di Helsinki; grazie a un sistema di pompe di calore sotterranee che dovrebbero arrivare a coprire fino al 40% delle necessità della capitale, si potrà ridurre la percentuale di carbone e gas e avvicinarsi all’obiettivo della neutralità carbonica, fissato per il 2030. Questo genere di installazioni, se ben progettate, possono impattare molto poco sulla biodiversità e non gravano sul suolo, già danneggiato dalla cementificazione; le maree e le correnti oceaniche, poi, sono prevedibili e garantiscono energia costante e continua.

Per superare finalmente le fonti fossili in modo efficace ed economicamente valido, quindi, un’idea vincente è proprio quella di puntare sull’energia marina, settore che può arrivare a valere fino a 53 miliardi di euro entro il 2050 e creare 400mila posti di lavoro in tutta Europa. Alleato importante nel processo di decarbonizzazione, il mare può coprire il 10% del fabbisogno energetico europeo nei prossimi trent’anni, di cui si avvantaggerebbero innanzitutto le comunità costiere, che rappresentano fino al 45% della popolazione europea, ma a conti fatti ne beneficerebbe tutto il continente.