Un gruppo di ricercatori giapponesi ha recentemente appurato che sono presenti microplastiche nelle nebbie che circondano le vette del monte Fuji e del monte Oyama. La scoperta ha destato le preoccupazioni degli esperti e potrebbe rivelarsi uno dei più grandi ostacoli alla lotta contro la crisi climatica.
A quanto pare non bastano le norme per contrastare l’inquinamento atmosferico, né sono sufficienti i sistemi innovativi come il Direct Air Capture, per sconfiggere completamente problematiche che affliggono il pianeta da decenni. Questa volta tocca alle microplastiche, elementi insidiosi già studiati per i danni arrecati all’ecosistema marino.
L’illustre professore dell’Università di Waseda, Hiroshi Okochi – e il suo team – hanno pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Chemistry Letters uno studio che rivela la presenza di microplastiche nelle nuvole.
Cosa rivela lo studio sulle microplastiche nelle nuvole?
Il gruppo di scienziati ha scalato i due monti giapponesi – Fuji e Ojama – per prelevare dei campioni di acqua dalle nebbie presenti sulle cime. In seguito, i ricercatori hanno analizzato i campioni con tecniche di imaging avanzate, allo scopo di definire le proprietà di quanto raccolto.
Come risultato, hanno trovato 9 tipi di polimeri, di cui molti idrofili, con una dimensione compresa tra i 7,1 e i 94,6 micrometri. Inoltre, è emerso che ogni litro di acqua all’interno delle nuvole poteva contenere tra i 6,7 e i 13,9 frammenti di microplastiche.
Il professor Hiroshi Okochi ha lanciato l’allarme, affermando:
«Se il problema dell’inquinamento atmosferico causato dalla plastica non viene affrontato in modo proattivo, il cambiamento climatico e i rischi ecologici potrebbero diventare una realtà, causando in futuro danni ambientali gravi e irreversibili».
Microplastiche: un pericolo silenzioso che inquina mare e cielo
Negli ultimi anni i governi stanno intervenendo per attuare la transizione ecologica e molte aziende, in particolar modo quelle legate all’industria automobilistica, si sono attivate per progettare soluzioni green e per offrire prodotti e servizi per la mobilità comodi e utili alla promozione di un trasporto più ecologico, come ad esempio le app per il bike sharing e il noleggio di monopattini elettrici.
Non mancano le iniziative per contrastare lo spreco alimentare e l’inquinamento da plastica. Purtroppo, le microplastiche rappresentano un pericolo invisibile e silenzioso, che sta danneggiando progressivamente i mari e ora anche il cielo. Si tratta di frammenti di plastica di dimensioni minori di un millimetro, che provengono dal deterioramento dei rifiuti in plastica e che sono anche presenti all’interno di numerosi prodotti cosmetici, e non solo, utilizzati quotidianamente.
La loro insidia risiede nella dimensione quasi invisibile e nella loro incorruttibilità. Nel tempo, i pesci e tanti altri organismi viventi hanno ingerito tali frammenti, che stanno lentamente ferendo l’ecosistema e mettendo in pericolo la salute dell’uomo e del pianeta.
La scoperta del team giapponese ha portato alla luce la vera estensione di una problematica che sembra quasi impossibile da sconfiggere, ma che si può contrastare e limitare.
Quali danni possono causare le microplastiche nelle nuvole?
I danni causati dalla presenza di microplastiche nelle nuvole possono essere molteplici. Sempre il professor Hiroshi Okochi ha spiegato che questi elementi, nel momento in cui raggiungono l’atmosfera superiore, vengono esposti a radiazioni UV, che li degrada e li rende partecipi della produzione di gas serra. Non solo. Le microplastiche finiscono anche nei mari e negli oceani; gli esseri umani e gli animali le ingeriscono e le inalano tutti i giorni.
«Sono state rilevate in più organi come polmoni, cuore, sangue, placenta e feci», rivela il professore dell’Università di Waseda.
Possono poi diffondersi nell’atmosfera in maniera veloce ed efficiente, inquinando il pianeta in maniera invisibile ma terribile.
Trattandosi del primo studio legato alle microplastiche nel cielo, i danni per la salute dell’uomo non sono ancora chiari, così come molti di quelli legati all’ambiente. Le prospettive degli esperti, comunque, destano preoccupazione e invitano tutti alla sensibilizzazione e a un comportamento più consapevole e sostenibile.