Le persone si spostano continuamente da una parte all’altra della città e lo fanno in qualsiasi momento della giornata, di giorno come di notte. Perché dovrebbe interessarci? Il motivo è il grande impatto del settore dei trasporti sull’ambiente, un problema che potremmo risolvere adottando soluzioni di mobilità sostenibile. Come sta rispondendo l’Italia a una delle sfide più importanti della transizione ecologica?

Mobilità sostenibile: la strategia europea per un trasporto green

Se fino a qualche anno pensare di adottare soluzioni che rendessero gli spostamenti green e smart sembrava un sogno futuribile, oggi è in atto una vera e propria rivoluzione che punta a salvaguardare l’ambiente, la nostra salute e lo spazio pubblico tramite un nuovo modo di muoversi in città.

Naturalmente stiamo parlando della mobilità sostenibile, ovvero il modello ideale dei trasporti che contribuisce in modo significativo alla riduzione della carbon footprint e rende gli spostamenti più efficienti e veloci.

La mobilità e i trasporti sono al centro della nostra quotidianità: basti pensare al pendolarismo per studio e lavoro, al turismo e alla catena di approvvigionamento globale, attraverso la quale passano la maggior parte delle merci che acquistiamo nei negozi o sono necessarie alla produzione industriale.

Come ben evidenziato dalla Commissione Europea nel documento Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente: mettere i trasporti europei sulla buona strada per il futuro, la mobilità è un fattore abilitante della nostra vita economica e sociale, tuttavia non si possono nascondere le criticità legate al sistema dei trasporti che influiscono sulla salute del pianeta e sul nostro benessere. Ci riferiamo alle emissioni di gas a effetto serra e all’inquinamento atmosferico, acustico e idrico a cui si sommano la congestione del traffico, gli incidenti stradali e la perdita di biodiversità.

Le emissioni di C02 del settore trasporti sono aumentate nel tempo e rappresentano attualmente un quarto del totale dell’UE che per frenare l’impatto del cambiamento climatico si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra almeno del 55% entro il 2030 e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

L’obiettivo è quindi liberarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili per rendere il trasporto sostenibile, garantendo al tempo stesso soluzioni a prezzi accessibili per i cittadini in linea con il Green Deal europeo e l’Accordo di Parigi.

Mobilità sostenibile in Italia: qual è la situazione nel nostro paese?

Nell’ambito del processo di decarbonizzazione e di lotta ai cambiamenti climatici, la mobilità sostenibile rappresenta una sfida ancora aperta per l’Unione Europea e anche l’Italia è chiamata a fare la sua parte.

Ma le città italiane sono davvero pronte a una mobilità alternativa a zero emissioni? Partiamo da qui: secondo i dati di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in Italia il trasporto stradale contribuisce per il 23% alle emissioni di gas serra (di cui quali il 70% è attribuibile alle automobili), per circa il 40% alle emissioni di ossidi di azoto e per il 10% alle emissioni di particolato. Alla luce di questi dati è chiaro che ripensare la mobilità in un’ottica più sostenibile e lavorare su modalità di spostamento alternative è fondamentale per abbattere le emissioni, contrastare il riscaldamento globale e tutelare sia gli spazi pubblici che la salute delle persone.
In questo contesto si inserisce l’adozione dei PUMS (Piani Urbani di Mobilità Sostenibile) che dal 2017 sono obbligatori, ma solo per le città sopra i 100 mila abitanti. A spiegare che cos’è un PUMS ci pensa ELTIS (European Local Transport Information Service), l’osservatorio europeo sulla mobilità urbana, che lo definisce

Un piano strategico progettato per soddisfare le esigenze di mobilità delle persone e delle imprese nelle città e nei loro dintorni per una migliore qualità della vita. Si basa sulle pratiche di pianificazione esistenti e tiene in debita considerazione i principi di integrazione, partecipazione e valutazione.

L’obiettivo dei PUMS è quindi utilizzare in modo efficace le risorse a disposizione al fine di migliorare l’efficienza del sistema della mobilità e l’accessibilità ai trasporti per favorire la creazione di città ecosostenibili, generando così benefici in termini ambientali, economici e sociali. Per rendere tutto questo realtà, un Piano di Mobilità Urbana deve avere una visione lungimirante, porsi obiettivi a medio e lungo termine e prevedere una serie di misure che promuovano:

  • L’elettrificazione dei mezzi di trasporto, l’installazione di un’adeguata rete di infrastrutture per la ricarica e il loro collegamento con le questioni energetiche;
  • I sistemi di trasporto connessi e intelligenti mediante l’applicazione della tecnologia nei nuovi servizi di mobilità;
  • La Sharing mobility, l’uso del trasporto pubblico e l’intermodalità come alternative al mezzo di proprietà;
  • Le piattaforme di integrazione che incoraggiano un concetto di mobilità condivisa intesa come servizio di consumo del quale usufruire a seconda delle necessità (ad esempio: il modello MaaS);
  • Approcci nuovi e integrati all’uso e alla gestione dello spazio urbano, come il placemaking, la regolamentazione dell’accesso dei veicoli urbani, la gestione dei marciapiedi e la mobilità aerea urbana (ad esempio: i droni).

Che cosa ci dicono i dati del Rapporto MobilitAria 2022 sui PUMS?

Qual è lo stato dei PUMS in Italia? A questa domanda risponde il rapporto MobilitAria 2022, redatto da Kyoto Club e dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA), insieme a ISFORT, che analizza i dati della mobilità e della qualità dell’aria di 14 città metropolitane italiane nel 2021: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Reggio Calabria, Torino, Venezia.

Nel capitolo dedicato alla mobilità urbana vengono esaminati i contenuti e le strategie dei PUMS approvati, adottati e in corso di elaborazione delle 14 città oggetto d’esame. Dal rapporto emerge che, grazie anche agli stanziamenti del Ministeri delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile (MIMS), sono state potenziate le reti ciclabili e tra i casi più virtuosi troviamo Roma (+69 km), Genova (+29 km), Torino (+17 km), Bologna (+12 km) e Cagliari (+11 km).

Fari puntati anche sulla micromobilità, con l’avvio di servizi in alcune città che ne erano precedentemente sprovviste, come Catania (3 operatori 1 una flotta di 1000 mezzi) e Palermo (con 3500 mezzi in flotta e ben 7 operatori). Aumenta la flotta dei mezzi a disposizione in molti centri, tra cui Milano (che passa da una flotta di 3750 mezzi a 5250), Torino (da 3500 a 4500), Napoli (da 1050 a 1800), Bari (da 1000 a 1500).

Sul fronte del bike sharing, il podio lo conquista Milano con quasi 17 mila bici in flotta e un trend in aumento rispetto all’anno precedente. Al secondo posto troviamo Roma, con una flotta di 9700 bici, seguita da Torino (5300), Firenze (4000) e Bologna (2500). Per quanto riguarda il car sharing, al primo posto della classifica c’è Roma (con una flotta di 2153), mentre il secondo posto è occupato da Milano (2118) e il terzo da Torino (880). Le posizioni si invertono se spostiamo lo sguardo sulla mobilità condivisa degli scooter con il capoluogo lombardo in testa (4.352 pezzi in flotta) seguito dalla Capitale (3400).

Un altro dato interessante è che racconta i cambiamenti in atto nel parco circolante che registra una crescita significativa delle auto elettriche e ibride: Roma (99931 ibride e 10805 elettriche), Milano (86147 e 7509), Torino (47470 e 5263), Firenze (41735 e 7292) e Bologna (29268 e 2157).

Criticità della mobilità sostenibile in Italia: quali sono i problemi?

A leggere i dati di MobilitAria 2022 sembra che in Italia stiamo facendo importanti passi in avanti nel campo della mobilità sostenibile, ma il rapporto contiene anche un focus sull’indagine Pan-European City Rating and Ranking on Urban Mobility for Liveable Cities, realizzata dal Clean Cities Campaign (CCC), che ci mostra l’altra faccia della medaglia, rivelando che in materia di mobilità sostenibile le città italiane sono in affanno rispetto alle colleghe europee.

Il report di Clean Cities propone un interessante City Ranking tra 36 grandi città europee in cui sono comprese 4 città italiane: Milano, Torino, Roma e Napoli. Dall’analisi dello stato della mobilità attiva, del trasporto collettivo, delle politiche per migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni, della sicurezza sulle strade e degli spazi pedonali, emerge che le città italiane si trovano nella parte bassa della classifica.

Perché nonostante l’impegno verso una mobilità sempre più smart e green nemmeno una delle città italiane ha conseguito il punteggio massimo della CCC, ovvero una A? Nella classifica europea sulla mobilità sostenibile, Milano si è piazzata solo al 20esimo posto, con voto C, mentre Torino è 23esima su trentasei posizioni (voto D), Roma 32esima (voto D) e Napoli chiude la classifica delle 36 Green cities (voto E).

Le principali criticità sono riconducibili al deficit del trasporto ferroviario locale, alla necessità di potenziare il trasporto collettivo di massa delle città, realizzando nuove reti tramviarie e ampliando la rete di filobus e bus, e all’urgenza di investire sulle reti ciclabili per 5.000 km di percorsi per far crescere la mobilità in bicicletta e per i monopattini elettrici. Servono anche interventi per ampliare gli spazi pedonali in sicurezza, potenziare i servizi di Sharing mobility e di MaaS e sostenere sia il trasporto pubblico urbano, anche non di linea, che l’integrazione modale.

Tra le altre cose da fare ci sono la creazione di Low Emission Zone (zone a basse emissioni), dove escludere in modo progressivo la circolazione dei veicoli più inquinanti, l’elettrificazione della mobilità e una nuova spinta alla realizzazione di una infrastruttura di ricarica adeguata (oggi in Italia si contano circa 9.000 stazioni di ricarica concentrare soprattutto al Nord).

Secondo gli esperti di Kyoto Club e CNR-IIA per invertire la rotta servono cambiamenti strutturali, forti innovazioni e la messa a punto di strumenti strategici, come l’approvazione di un nuovo Codice della Strada, l’aggiornamento del Piano Nazionale Energia e Clima per lo sviluppo della mobilità elettrica e delle energie rinnovabili, nuove Linee Guida omogenee per la redazione ed aggiornamento dei Piani Regionali per la qualità e il risanamento dell’aria e una rapida attuazione del Programma Nazionale di Controllo dell’Inquinamento Atmosferico, tra gli obiettivi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).