Per i monopattini elettrici arrivano le buone pratiche di gestione e utilizzo. Per la prima volta, cinque aziende leader nel settore della micromobilità hanno redatto un decalogo per le amministrazioni delle città in cui operano. Uso del casco? Da incoraggiare, ma l’obbligo renderebbe il servizio più costoso e meno inclusivo. 

Dott, Lime, Superpedestrian, TIER e Voi, attive in 37 paesi, hanno unito gli intenti per indicare le linee guida su come implementare al meglio il servizio in un’area urbana e sulle norme d’uso più adeguate.

Il tutto in uno scenario in cui vari governi nazionali e cittadini mostrano una certa volontà di disincentivare l’utilizzo di un mezzo importante per la mobilità sostenibile, ma che deve fare i conti con numerose questioni.

Monopattini elettrici: lo scenario

Il periodo pandemico ha generato il boom dei monopattini elettrici. Contestualmente, la grande diffusione di questi mezzi ha sollevato problemi legati alla regolamentazione e alla sicurezza di utenti, pedoni e automobilisti.

Se da un lato la micromobilità in sharing offre a chi vive in città la possibilità di spostarsi a costo e impatto limitati, dall’altro sono emerse criticità nel corretto utilizzo dei monopattini e nel rispetto del Codice della Strada, tanto da spingere alcune aziende a prendere provvedimenti per responsabilizzare l’utenza.

Le imprese, ancora alle prese con le perdite tipiche della fase di crescita, devono inoltre fare i conti con la riduzione del numero di operatori da parte delle amministrazioni locali. A Parigi, addirittura, il 2 aprile 2023 si terrà un referendum sull’abolizione dei monopattini a libero servizio.

Il decalogo per i monopattini: le linee guida

Secondo Dott, Lime, Superpedestrian, TIER e Voi, le 10 buone pratiche per i monopattini elettrici sono pensate per fare in modo che le città possano usufruire di un servizio sicuro, ben integrato e sostenibile a lungo termine.

In sostanza, i brand suggeriscono alle pubbliche amministrazioni linee guida e soluzioni precise circa il numero di operatori ammissibili, le procedure di selezione, il numero di mezzi operativi, la durata dei contratti, la tassazione ottimale, la gestione dei dati. Quindi, indicazioni operative su aree di utilizzo e di parcheggio, velocità consentita e uso del casco, che secondo le aziende non deve essere obbligatorio.

Le 10 buone pratiche secondo le aziende

Ecco, per sommi capi, le best practice suggerite dai cinque brand leader:

  • Massimo 2 o 3 operatori per mercato, nei mercati con più di 1000 monopattini;
  • Flotte con massimo 80-120 monopattini per chilometro quadrato;
  • Contratti della durata da 2 a 4 anni, per permettere una corretta valutazione e incoraggiare investimenti più lunghi;
  • Tassazioni annuali simili a quelle del bike sharing e di altri servizi già esistenti;
  • Condivisione uniforme e automatica dei dati attraverso i protocolli più comuni (MDS e GBFS);
  • Procedure di selezione idonee a identificare gli operatori più attrezzati per un servizio di qualità a lungo termine, misurato sulle esigenze di ciascuna città;
  • Area d’utilizzo che favorisca l’accesso ai centri nevralgici della città e il collegamento tra loro;
  • Ampie aree di parcheggio vicine a tali luoghi e un minimo di 3 stalli di sosta per ogni monopattino in circolazione;
  • Velocità di sicurezza tra 20 e 25 km all’ora. Un’andatura più lenta sarebbe meno sicura sia per gli altri veicoli su strada che i pedoni;
  • Uso del casco da incoraggiare, ma non obbligatorio, in quanto aumenterebbe i costi per le persone e le diseguaglianze.