I monopattini in sharing sono oggi un argomento di cui si sta discutendo in diverse città del mondo. Alcune hanno già adottato regole chiare, altre ancora no.
Creare o no delle regole ad hoc per i monopattini in sharing? Questa domanda se la stanno ponendo le amministrazioni pubbliche di diverse città nel mondo. Con risposte non univoche, anche con riferimento agli altri mezzi di mobilità sostenibile. Andiamo a scoprire nel dettaglio quali sono i vari approcci nelle principali metropoli mondiali.
Monopattini in sharing: dall’assenza di regole al divieto assoluto
La grande diffusione dei monopattini elettrici a noleggio ha iniziato a porre delle legittime questioni legate alla loro regolamentazione. Infatti, più aumenta il loro impiego, più si verificano incidenti. E, come si può immaginare, la fragilità del conducente di un monopattino elettrico è maggiore. La ricerca di McKinsey ha avuto come obiettivo proprio quello di capire come le città del mondo disciplinano questo fenomeno in ascesa.
Lo studio ha riguardato 100 città e i risultati che sono venuti fuori sono molto diversi tra di loro.
Sostanzialmente, emergono quattro atteggiamenti principali:
- Il primo è quello dell’assenza di regole rigide. In particolare, 29 città sulle 100 analizzate (32% del totale) non hanno ancora legiferato per creare un codice di comportamento, utilizzo e diffusione dei monopattini elettrici in sharing. È il caso di 9 città indiane e di alcune in Medio Oriente e Africa.
- Il secondo approccio prevede delle libertà ma con delle regole. In sostanza, alcuni Stati come il Giappone, il Brasile, il Messico e nella maggior parte dei territori europei, non c’è alcun limite al numero di operatori. Tuttavia, le aziende di sharing devono avere dei permessi specifici rilasciati dalle autorità per poter operare, c’è un limite di età dei conducenti e viene stabilita una velocità massima dei mezzi. Questo atteggiamento viene sposato da 23 città su 100.
- La terza tipologia prevede regole non particolarmente stringenti. Coinvolge 13 delle 100 città prese in esame, che hanno deciso di mettere dei limiti al numero di operatori. Molte città degli USA e dell’Europa hanno deciso così. Madrid ad esempio è una di queste.
- Infine, c’è chi invece ha scelto la linea del divieto. Si tratta di ben 35 città su 100, per un totale di 290 milioni di persone che non possono usufruire di questi servizi. In Cina è così, ma anche in città come Barcellona, Toronto e Sydney. Anche Parigi, dopo il referendum popolare, si prepara allo stop al servizio dal 1° settembre 2023.
Il caso dell’Italia
In Italia la direzione va verso maggiori restrizioni. Questo nonostante l’importante ruolo, ormai assodato, che i monopattini elettrici hanno per la mobilità sostenibile. Di recente infatti il comune di Roma ha ridotto a tre le licenze degli operatori.
Non tutti i limiti sono negativi a prescindere. Gli operatori potrebbero guadagnarci, grazie ad un mercato preservato inizialmente, per poi venire aperto in un secondo momento. Inoltre, le leggi per la sicurezza della mobilità sui monopattini elettrici potrebbero portare a progressi importanti, come ad esempio la costruzione di corsie dedicate e piste ciclabili. Insomma, dipende molto dalle strategie future, al di là della regolamentazione.