Prima Torino, poi Lodi e Lucca. Il World Press Photo Contest 2023 è protagonista nell’autunno italiano delle mostre fotografiche. In esposizione 120 immagini che immortalano le storie più importanti dell’anno scorso, un viaggio che è anche una testimonianza da conservare per rileggere in futuro la storia contemporanea.
È il più importante concorso di fotogiornalismo a livello mondiale. Il World Press Photo è diventato un’importante testimonianza documentale del mondo, anno dopo anno. A partire dal 1955, quando un gruppo di fotografi olandesi mise in piedi la prima edizione, il concorso è cresciuto in maniera esponenziale. Un successo che è testimoniato dai tre milioni di visitatori attesi nei tanti allestimenti previsti fino a dicembre a Berlino a Barcellona, da Singapore a Sydney, da Taipei a Toronto.

Anche i numeri dei partecipanti sono impressionanti: giunto alla sua 66ª edizione, il contest ha visto la partecipazione di 3.752 fotografi provenienti da 127 paesi. In totale hanno presentato 60.448 fotografie, di cui 24 premiate a livello regionale dalla giuria, presieduta da Brent Lewis, redattore fotografico del New York Times e co-fondatore di Diversify Photo: «Le foto che abbiamo scelto per rappresentare il 2022 sono molto indicative di questo momento – spiega Lewis – diventeranno documenti storici di modo che le generazioni future possano guardare indietro e, si spera, imparare». La mostra è ospitata fino al 19 novembre negli splendidi spazi di Palazzo Barolo a Torino.
I vincitori del World Press Photo

Tra i 24 vincitori regionali sono stati scelti i quattro globali, uno per ogni categoria in cui è suddiviso il concorso: Singole, Storie, Progetti a lungo termine e Formato aperto. «I quattro vincitori globali rappresentano le migliori foto e storie sugli argomenti più importanti e urgenti del 2022 – argomenta il presidente della giuria globale – Aiutano anche a continuare la tradizione di ciò che è possibile fare con la fotografia e di come la fotografia ci aiuta a vedere l’universalità dell’essere umano». Sono state, inoltre, assegnate sei menzioni d’onore.
Futuro, conflitti, società raccontati per immagini
La foto dell’anno è quella di Evgeniy Maloletka (Associated Press) che ritrae l’attacco aereo al Mariupol Maternity Hospital. Scattata il 9 marzo 2022 durante l’assedio della città, mostra i disperati e purtroppo vani soccorsi portati a una donna incinta distesa su una barella. Il fotografo danese Mads Nissen ha vinto il World Press Photo con la serie “Il prezzo della pace in Afghanistan“, pubblicata sul giornale danese Politiken. È composta da nove fotografie che raccontano la vita sotto il regime dei talebani dopo il ritiro delle truppe americane nell’agosto del 2021.

Il progetto “Battered Waters” della fotografa armena Anush Babajanyan, pubblicato in collaborazione con VII Photo e National Geographic Society, è stato insignito del World Press Photo Long-Term Project Award. Il fuoco è sulla crisi climatica nell’Asia centrale, in particolare sulla siccità e sulla resilienza della popolazione di Tagikistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Kazakistan. Infine, “Here, The Doors Don’t Know Me” di Mohamed Mahdy, fotografo egiziano, è stato premiato per l’Open Format Award. Il lavoro narra la storia di una comunità di pescatori in via di estinzione nel quartiere di Al Max ad Alessandria d’Egitto, utilizzando fotografie, materiali d’archivio, lettere e scritti dei residenti, video e suoni.
I fotografi italiani premiati

Sono due gli italiani che hanno ricevuto un riconoscimento esposti nella mostra itinerante. Alessandro Cinque presenta “Alpaqueros”, un lavoro durato anni che testimonia l’evoluzione delle famiglie tradizionali peruviane attraverso la vita delle donne allevatrici. A causa del cambiamento climatico sono costrette a portare sempre più in alto gli alpaca a pascolare, esponendo loro stesse a diversi pericoli. Simone Tramonte (foto sotto) ha voluto, invece, mostrare il cambiamento climatico ma da una prospettiva di evoluzione positiva. “Con Net-Zero Transition” ho voluto focalizzarmi sulla Crisi Climatica – racconta Tramonte all’inaugurazione della esibizione del World Press Photo a Torino – Ho cercato di vedere il rovescio della medaglia: è interessante per me quello che si sta facendo per contrastare il problema. Sono partito dall’obiettivo del Green Deal, l’azzeramento delle emissioni di CO2 nel 2050 e ho cercato situazioni interessanti da fotografare. Ho cominciato dall’Islanda, best practice continentale, dove sono stati capaci di rendersi praticamente autonomi nella produzione di frutta e vegetali grazie alle coltivazioni in serra e all’utilizzo dell’ìenergia geotermica. Mi sono mosso in altri Paesi Europei, compresa l’Italia”. Tramonte è stato premiato nella categoria Long-Term Projects per l’Europa.
Lo stato di salute del fotogiornalismo

Viviamo in una società dell’informazione: siamo oggetto di tantissimi messaggi, espressi in un numero sempre crescente di media e attraverso una presenza in crescita furibonda di canali e fonti. Che cosa può fare, allora, una singola foto di un reporter per essere rilevante? Lo spiega Julia Kozakiewicz, Exhibitions Manager and Curator del World Press Photo: “Un’immagine può sensibilizzare su un problema, farci riflettere. La foto può spingerci ad agire per il cambiamento. Una mostra come questa celebra la libertà di stampa e di espressione”.
Il World Press Photo in Italia

A Torino l’esposizione torna per il settimo anno consecutivo, organizzata da Cime, partner della World Press Photo Foundation di Amsterdam. È una delle 120 sedi sparse in tutto il mondo che presentano al pubblico le foto vincitrici. Nell’autunno 2023 altre due città italiane ospitano le immagini del contest. Lodi lo inserisce all’interno del Festival della Fotografia Etica, dal 30 settembre al 29 ottobre. A Lucca, invece, il World Press Photo è all’interno del Palazzo Ducale, dal 25 novembre al 17 dicembre.