A oltre 60 dalla sua nascita, il motore Wankel torna a far parlare di sé. Lo storico propulsore rotativo riappare sulla scena del mercato automobilistico catturando l’attenzione degli appassionati del genere, ma dando anche un prezioso contributo allo sviluppo di vetture che viaggiano in elettrico.

Vediamo cos’è il motore Wankel, conosciamo qualcosa in più sulla sua storia e su come funziona, per scoprire le sue potenzialità nel percorso verso una mobilità elettrica e sostenibile.

La storia del motore rotativo Wankel

Il motore Wankel nasce negli anni Sessanta e prende il nome dal suo creatore, l’inventore tedesco Felix Wankel, che lo realizzò in collaborazione con il dottor Froede, a capo dei tecnici della casa automobilistica NSU Motorenwerke.

La prima auto ad utilizzare il propulsore con ingegneria rotativa fu la NSU Spider. Il motore fu poi sperimentato, in diverse forme e prototipi, anche su vetture di aziende come Citroën, Mercedes Benz, Chevrolet, American Motors e Alfa Romeo.

La sua consacrazione è arrivata però con la casa automobilistica Mazda che, a differenza delle altre che hanno progressivamente ridotto l’attenzione verso il Wankel, non ha mai smesso di studiare, sperimentare e applicare la tecnologia rotativa su molti dei suoi modelli di auto.

Com’è fatto un motore Wankel e come funziona

Il Wankel ha forma e meccanica diverse dal motore a combustione classico, composto da cilindri e pistoni a movimento alternato.

Il motore rotativo si presenta infatti con uno statore di forma ovale, su cui poggia un unico rotore di forma triangolare (geometricamente un triangolo di Reuleaux), che gira con moto eccentrico su sé stesso. In questo suo movimento rotante compie le stesse azioni di ogni altro motore a 4 fasi, ossia aspirazione del carburante, miscelazione/compressione, combustione e scarico.

Una meccanica di precisione, che può garantire leggerezza, riduzione di rumori e vibrazioni, elevata potenza. Tuttavia, il motore rotativo comporta una notevole usura dei componenti, richiede una manutenzione particolare e l’impiego di materiali e tecniche all’avanguardia per la sua realizzazione.

Il motore Wankel oggi: novità e risultati

Oggi è ancora Mazda ad investire caparbiamente nelle potenzialità del motore Wankel. La casa automobilistica nipponica porta avanti la rivoluzionaria idea di integrare tecnologia rotativa e motori a combustione su uno stesso veicolo. La sfida è tutta orientata verso la sostenibilità, con l’obiettivo di dar vita a macchine ibride ed ecologiche per offrire una marcia in più alla corsa verso un automotive dal futuro green, in cui siano efficienza, tecnologia e riduzione dell’inquinamento a farla da padrone.

Obiettivo raggiunto con la presentazione, proprio nel 2023, dell’ultima innovazione della tecnologia rotativa realizzata dalla società giapponese. Si tratta della Mazda MX-30 R-EV ed è il primo Plug In Hybrid che si guida anche in elettrico, ma sfrutta una rivisitazione del motore Wankel per alimentare la sua batteria.

L’intuizione dell’azienda giapponese è quindi quella di sfruttare la tecnologia rotante come range extender, un secondo motore con cui generare energia di supporto all’alimentazione dell’auto ibrida.

Altre auto con motore Wankel

I tecnici Mazda hanno lavorato al progetto per ben 8 anni e segnano oggi il ritorno del motore rotativo sulle macchine del marchio. L’azienda, dal 1961, non ha mai abbandonato la ricerca e la sperimentazione nel campo dell’ingegneria rotativa, registrando anche rilevanti successi.

Ad esempio, ha installato il rotativo sulla celebre 787B, auto sportiva vincitrice della 24 Ore di Le Mans 1991, e su altre note auto, sportive e di serie, come la Cosmo Sport 110 S, la Gran Turismo Luce R130, Mazda Parkway, la RX-7 e la RX-8.

Limiti e vantaggi del rotativo

Oggi il motore Wankel è ancora poco diffuso tra le auto che generalmente acquistiamo sul mercato. I suoi vantaggi sono numerosi, ma la sfida è quella di riuscire a superare anche gli inevitabili limiti che una tecnologia così particolare porta con sé.
Tra i vantaggi riconosciuti al motore rotativo vi sono la silenziosità e la possibilità di dotare la macchina di una potenza maggiore, a parità di cilindrata, rispetto ai motori tradizionali. È inoltre piccolo e composto da poche parti, caratteristiche che lo rendono leggero e poco ingombrante.

I limiti del motore Wankel, che nel passato ne hanno impedito un grande sviluppo, risiedono invece nell’elevato consumo di carburante, che necessita per funzionare come unico propulsore di una vettura, ed anche nella notevole usura dei componenti. Senza dimenticare i costi elevati necessari non solo per la sua produzione, ma anche per la sua gestione e manutenzione.

Possibili riflessi su mobilità e ambiente

La chiave di volta per il futuro del motore Wankel potrebbe quindi essere proprio l’intuizione rivoluzionaria degli innovatori di casa Mazda. Il suo utilizzo come generatore per ricaricare le batterie delle auto elettriche potrebbe infatti dare un’ulteriore spinta all’acquisto delle auto ibride. Il suo impiego può incentivare, di conseguenza, la guida in modalità elettrica, grazie al superamento dei problemi legati all’autonomia della batteria, alla frequenza delle ricariche e alla disponibilità e ricerca delle colonnine su strada.

Al momento, per rendere più ecologici, comodi ed economici i viaggi in macchina, si possono sfruttare pacchetti di servizi per la mobilità che aiutano a gestire al meglio e in maniera conveniente il rifornimento – elettrico o con carburante -, la manutenzione, le soste e i pedaggi, e l’utilizzo in genere della propria vettura.