I dati del nuovo dossier di Legambiente “Nevediversa” raccontano la situazione sempre più critica delle nostre montagne, dove la neve è sempre più rara.
Il 2022 è stato l’anno più difficile da un punto di vista climatico in Italia da due secoli a questa parte: caldo e secco hanno avuto un impatto molto forte sul nostro Paese. Putroppo questa tendenza sta continuando anche in questa prima parte di 2023, con conseguenze rilevanti sia a livello ambientale che turistico. Il report di Legambiente “Nevediversa 2023. Il turismo invernale nell’era della crisi climatica“ ha fornito un quadro piuttosto esaustivo della situazione nelle montagne italiane.
Nevediversa Legambiente: i dati del dossier
I cambiamenti climatici stanno procurando danni molto pesanti al turismo invernale, sia su Alpi che Appennini. La neve è infatti sempre più rara (tanto che lo sci rischia di diventare un lusso per pochi) e, per compensare, l’Italia punta anche quest’anno sull’innevamento artificiale. Tuttavia, questa non può essere una soluzione di ampio respiro: si tratta infatti di una pratica insostenibile, dal momento che il suo impatto ambientale è notevole e i costi sono altissimi.
Stando a quanto emerso dal report, il nostro Paese è tra quelli che più ricorrono all’innevamento artificiale: circa il 90% delle piste sono innevate così. Seguono Austria (70%), Svizzera (50%) e Francia (39%). In Italia sono ben 142 i bacini idrici artificiali presenti in montagna, ubicati vicino ai comprensori sciistici e utilizzati per la neve artificiale. La regione che ne ospita di più è il Trentino Alto Adige, con i suoi 59 invasi, poi c’è la Lombardia con 17 e il Piemonte con 16 bacini. Nel centro Italia, l’Abruzzo ne ha 4.
L’intero settore vive ormai di grande incertezza. Tra gli impianti censiti da Legambiente, ci sono quelli che rimangono “un po’ aperti e un po’ chiusi” (in totale sono 84), mentre la categoria degli “edifici fatiscenti” ne conta 78. Il monitoraggio si allarga anche agli impianti ormai dismessi, che toccano quota 249, e a quelli temporaneamente chiusi, 138. Infine, ce ne sono ben 181 che vengono sottoposti ad un vero e proprio “accanimento terapeutico”, ancora in funzione solo grazie a pesanti interventi economici statali.
La campagna Nevediversa: quali sono le strategie da adottare?
Nelle Alpi le temperature stanno aumentando a un ritmo doppio rispetto alla media globale, causando nell’ultimo decennio un costante declino della neve a terra. Questo fenomeno sta progressivamente trasformando il paesaggio montano, sostituendo la neve con sterpaglie aride e cambiando radicalmente l’aspetto degli impianti turistici.
La campagna Nevediversa Legambiente solleva l’importante esigenza di adottare urgenti strategie di adattamento ai cambiamenti climatici per le zone che dipendono dal turismo invernale. Legambiente sottolinea l’importanza di riconsiderare il modello di business nelle montagne, promuovendo una maggiore diversificazione delle attività ecosostenibili.
Ogni anno l’associazione ambientalista organizza eventi sulla neve a basso impatto ambientale, lontani dagli impianti di risalita e dalle piste innevate artificialmente. Questi eventi includono attività come ciaspolate, sci di fondo e passeggiate rilassanti in paesaggi mozzafiato.
I commenti di Legambiente
“La crisi climatica – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sta accelerando la sua corsa. La fusione repentina dei ghiacciai alpini, l’emergenza siccità, l’aumento delle temperature e degli eventi estremi, sono tutti codici rossi e campanelli d’allarme che il nostro Pianeta ci sta inviando“.
Il presidente lancia poi un appello alle istituzioni: “Al ministro del Turismo Daniela Santachè torniamo a ribadire che avrebbe più senso investire risorse nell’adattamento e non nell’innevamento artificiale. Con un clima sempre più caldo, nei prossimi anni andremo incontro a usi plurimi dell’acqua sempre più problematici e conflittuali. Per questo è fondamentale che nella lotta alla crisi climatica l’Italia cambi rotta mettendo in campo politiche più ambiziose ed efficaci, aggiornando e approvando entro la fine di marzo il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, e rindirizzando meglio i fondi del PNRR“.