Che cosa sono gli NFT?

Gli NFT sono l’argomento più chiacchierato del momento, ma spesso se ne parla dando per scontato che le persone sappiano che cosa si nasconde dietro l’acronimo di tre lettere che sta rivoluzionando il mondo dell’arte, della musica e dello sport, tra i principali campi di applicazione di questa tecnologia in continua evoluzione.

Che cosa sono gli NFT? NFT è una sigla che sta per Non-Fungible Token (in italiano “gettone non fungibile” o “gettone non riproducibile”) e indica uno speciale tipo di token, ovvero un insieme di informazioni digitali all’interno di una Blockchain (catena di blocchi) che conferiscono un diritto di proprietà a un determinato soggetto e hanno un valore preciso solo in un contesto ben definito.

Secondo la definizione fornita dall’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, un token è «un’informazione digitale, registrata su un registro distribuito, univocamente associata a uno e un solo specifico utente del sistema e rappresentativa di una qualche forma di diritto: la proprietà di un asset, l’accesso a un servizio, la ricezione di un pagamento, e così via».

Proviamo a semplificare quello che sembra un concetto complesso e astratto con un semplice esempio: i bollini per la raccolta punti del supermercato. Il piccolo talloncino adesivo da applicare sull’apposita scheda punti, che il cassiere ci consegna insieme allo scontrino dopo aver pagato la spesa, è un token, cioè un oggetto a cui viene attribuito un valore riconosciuto esclusivamente all’interno del supermercato.
In altre parole, i bollini non hanno alcun valore in quanto tali ma possono essere usati come moneta di scambio all’interno del supermercato che li emette per ricevere in cambio uno o più prodotti del catalogo premi.

Una volta chiarito che cos’è un token bisogna distinguere tra Fungible Tokens, ovvero token fungibili, e i Non Fungible-Token (NFT), oggetti digitali unici, insostituibili e dotati di un codice identificativo.
Nel primo caso, si tratta di assets (beni) che possono essere duplicati infinite volte in copie identiche e interscambiabili (ad esempio: due banconote da 10 euro hanno lo stesso valore e possono essere scambiate una con l’altra).

I Non Fungible-Token, invece, rappresentano l’atto di proprietà e il certificato di autenticità scritto su Blockchain (principalmente Ethereum ETH) di un asset unico, digitale o fisico, e non sono reciprocamente intercambiabili. Gli NFT possono assumere la forma di un’opera digitale, di un video, una terra virtuale, un brano musicale, un avatar o anche una skin all’interno di un videogioco.

Per questo motivo i token non fungibili certificano in definitiva il possesso di una risorsa conferendo al suo titolare la possibilità esclusiva di utilizzare, vendere e trasferire quel bene.

Stando ai dati forniti da DappRadar, la piattaforma che offre servizi di analisi e monitoraggio del portafoglio per i mercati delle applicazioni decentralizzate (DApp) e dei token non fungibili, ad aprile 2022  il volume di trading mensile degli NFT token ha superato i 6 miliardi di dollari, con una crescita del 23% rispetto al mese precedente. Inoltre, dallo studio condotto da NonFungible.com e BNP Paribas L’Atelier emerge che le vendite di NFT hanno superato i 17 miliardi di dollari nel 2021 contro gli 82 milioni di dollari del 2020.

Ethereum rappresenta circa l’80% delle vendite nonostante le elevate commissioni delle transazioni che, a volte, superato il prezzo stesso dell’NFT. Il mercato si sta sviluppando anche su altre blockchain come Tezos, Solana e Flo, per ovviare al problema del costo delle transazioni.

NFT e sostenibilità: come tutelare l’ambiente?

Il funzionamento degli NFT si basa sulla tecnologia blockchain che contribuisce notevolmente al riscaldamento globale perché richiede una grande quantità di energia elettrica sia in fase di registrazione, sia nello scambio di un token non fungibile. I Non Fungible-Token sono quindi innovativi ma poco ecologici ed entrano in contrasto con i criteri dell’ESG (Environmental, Social, Governance) considerati imprescindibili nello sviluppo di un’attività finanziaria più responsabile e sostenibile.

Secondo un report pubblicato dai ricercatori indipendenti, una singola transazione di Ethereum, come l’acquisto di un’opera d’arte digitale, utilizza circa 35 kWh che corrisponde al consumo di energia elettrica di un cittadino europeo in quattro giorni, con emissioni vicine ai 20 kg di Co2 per un solo clic del mouse. Un numero davvero elevato se si pensa che l’invio di una e-mail produce pochi grammi di CO2, mentre guardare Netflix per un’ora corrisponde a circa 36 g. di anidride carbonica. Lo studio inoltre evidenzia che l’impronta ecologica può essere più o meno elevata in base alla complessità della transazione ETH: basti pensare che dall’analisi di circa 80.000 transazioni sul marketplace di NFT SuperRare, è stato rivelato che per ogni singola transazione vengono utilizzati in media 82 kWh, con emissioni di Co2 pari a 48 kg.
Per ovviare al problema del consumo energetico si stanno sviluppando nuove blockchain.

Ricapitolando, se da un lato gli NTF offrono garanzie sulla proprietà e l’autenticità di un’opera, dall’altra il meccanismo che li regola richiede un grande dispendio di energia e genera un impatto ambientale non indifferente.

Tuttavia, esistono soluzioni sostenibili per il mercato dei token non fungibili come, ad esempio, i protocolli di consenso PoS (Proof-of-Stake) che, a differenza di quelli PoW (Proof-of-Work), su cui si basa l’attuale parte del mercato della Blockchain (ad esempio Bitcoin) e degli NFT, garantiscono una più alta scalabilità delle transazioni e un minor consumo energetico.

Secondo i calcoli dello sviluppatore Carl Beekhuizen, illustrati in un articolo pubblicato sul blog di Ethereum Foundation, il sistema PoS è 2000 volte più efficiente di quello PoW da un punto di vista energetico: il Proof-of-Stake, infatti, consumerebbe il 99,95% di energia in meno.
Ethereum stessa all’interno della sua roadmap prevede entro la fine del 2022 una migrazione verso un consenso PoS.

Una soluzione in grado di coniugare sostenibilità e Non Fungible-Token è quella proposta da Paolo Taticchi, professore della UCL (University College of London) School of Management, tra i massimi esperti di sostenibilità aziendale, che ha lanciato il Manifesto di sostenibilità NFT per sensibilizzare sulle opportunità e sui rischi ambientali legati all’utilizzo dei token non fungibili.

Allo scopo di promuovere un uso responsabile della Blockchain, il manifesto è accessibile solo tramite un NTF a basso impatto ambientale che si appoggia sulla piattaforma ad alta efficienza energetica Stratisphere, alimentata dalla Blockchain Stratis il cui funzionamento si basa su un algoritmo che convalida le transazioni con una minore intensità energetica rispetto a Ethereum. Il progetto di Taticchi è stato supportato anche da Treedom, azienda di piantumazione che ha piantato un albero per compensare le emissioni di carbonio associate al token.

L’NTF sostenibile, creato dal disegnatore Michele Fabbro e dall’artista Massimiliano Donnari, ritrae la Regina Elisabetta II con indosso una maglietta che recita: “NFT – usa e consuma responsabilmente”. Chi visualizza l’NTF token può accedere al Manifesto della Sostenibilità NFT da un link incorporato nella descrizione.