Si svolge a Torino la 40ma edizione dell’evento di turismo urbano esperienziale decisamente atipico nato in Francia nel 2012. Conoscere una nuova città può voler dire tante cose: risolvere enigmi dentro un museo, mangiare criadillas (chi sa, capirà) alle 9 di mattina, scalare in cordata doppia un monumento, comprendere meglio il mondo delle persone che vivono la realtà del carcere.
Jessica è quasi pronta: tra poco partirà dalla sua casa di Lione e raggiungerà Torino. È una delle 600 persone che arriva dalla Francia per partecipare il 23 settembre a Pop in Torino, la quarantesima edizione del format di turismo urbano Pop in the City. Nato nel 2012, fa scoprire città europee note e meno conosciute. È una giornata in cui i concorrenti iscritti a coppie devono affrontare, nell’arco di 8 ore, 30 sfide che fanno riferimento a 5 macrocategorie: arte, sport, avventura, cultura e solidarietà. “Ho già partecipato a una decina di edizioni, insieme a un gruppo di amiche. L’ultima ad Ajaccio in Corsica – ci racconta Jessica – ma negli anni sono stata anche a Nantes, Marsiglia, Vienna. Ora verrò per la prima volta nella vita a Torino. È una delle poche città del vostro Paese che non ho ancora visitato”.
Nuove forme di turismo urbano
Letteralmente “Pop In” significa “fare un salto da qualche parte”. La manifestazione si presenta, infatti, come un raid urbano all’insegna del divertimento in cui per vincere conta di più la capacità strategica delle abilità sportive.
Anche perché le prove sono di varia natura. I partecipanti si ritrovano ai nastri di partenza e si lanciano in sfide nate dalla straripante immaginazione del team organizzatore, che ha affinato edizione dopo edizione la scelta delle attività. Ogni prova è strettamente legata all’identità della città in cui si svolge e coinvolge associazioni, artisti, imprese e realtà locali. L’obiettivo degli organizzatori è creare un forte legame tra i partecipanti e la città ospitante. Lo testimonia anche Jessica: “È capitato di ripercorrere le strade della città il giorno dopo l’evento, per scoprire luoghi che durante il raid avevamo visto velocemente per una prova o di sfuggita mentre ci muovevamo freneticamente da un posto all’altro”.
Che cosa succede durante Pop in the City
Ci vuole una certa elasticità e prontezza di spirito per essere protagonisti del format di turismo esperienziale di Pop in the City: ogni coppia di concorrenti ha un tempo medio di 20 minuti per superare ogni prova. Sono tutte diverse tra loro e sollecitano aspetti diversi nei partecipanti. Può capitare di dover assaggiare sapori forti all’ora della colazione, come è capitato a Siviglia con la degustazione di Criadillas, o di dover testare le proprie abilità fisiche per raggiungere in doppia cordata la sommità dell’Atomium, l’iconico monumento-atomo di Bruxelles. Ma a volte a dura prova è messa la capacità di calarsi in realtà che possono essere distanti o marginali nelle vite di molte persone. Non deve essere stato facile, ad esempio, scrivere una lettera a un detenuto o calarsi in pochi istanti nella realtà quotidiana delle persone con autismo.
Turismo sostenibile, un evento per sole donne. Ma a Torino…
“Nelle precedenti partecipazioni ho tosato pecore, guidato un gatto delle nevi, scoperto la destinazione dell’edizione Mystere pochi istanti prima di imbarcarmi sul volo per Palma de Maiorca. Forse, però, non sono pronta per affrontare Pop in Torino in coppia con mio marito. Speriamo di non divorziare subito dopo”.
Ride Jessica: nati dall’intraprendenza di tre organizzatrici francesi, gli eventi Pop in the City sono quasi sempre dedicati esclusivamente alle donne. Il perché è spiegato in pure stile pop sul sito ufficiale: “L’obiettivo è quello di prendersi una pausa dal tran-tran quotidiano, scoprire una città in modo diverso. Sappiamo tutti che agli uomini piacerebbe seguire un corso di danza classica alla Maison Béjart, cantare l’opera a Bologna, partecipare a uno spettacolo di striptease in un garage di Bruxelles o provare una danza medievale ad Aix-en-Provence vestiti da scudieri… Ma a ciascuno il suo!”. La tappa italiana in cui possono partecipare anche gli uomini rappresenta, quindi, una rarità.
Che cosa serve per superare le challenge di Pop in the City

Le coppie iscritte ricevono un kit di partecipazione con alcuni tool fondamentali come il road book per orientarsi e la scheda per validare le trenta prove suddivise per categorie. È consigliabile avere una buona condizione fisica. Per il raid urbano, tuttavia, servono maggiormente altre caratteristiche “relazionali”: la solidarietà verso gli altri concorrenti, il rispetto dell’ambiente e del patrimonio culturale, la curiosità e l’apertura mentale verso le differenze culturali, la parità e uguaglianza di genere e di opportunità. A livello pratico, tutto è consentito per superare enigmi e prove: chiedere aiuto alla gente del posto, salire sui mezzi pubblici, anche fare l’autostop. L’importante è superare il maggior numero di prove al momento di tagliare il traguardo a fine giornata. Jessica ha un jolly da giocarsi: “Ho studiato l’italiano a scuola, questo potrebbe aiutarmi a Torino, soprattutto per interagire con i suoi abitanti in caso di necessità. Quello che mi è sempre piaciuto delle edizioni a cui ho preso parte finora è che ci si sente come dentro una grande famiglia. Io sono competitiva, ma è nello spirito dell’evento aiutare gli altri partecipanti”.
Pop in Torino. E poi Valencia
Tra le sfide anticipate in fase di presentazione dell’evento di turismo urbano esperienziale, i partecipanti dovranno remare sul Po e scoprire i misteri nascosti nei musei della città. Avranno inoltre l’opportunità di assaporare tipici prodotti enogastronomici e di imparare a parlare con le mani. Pop in Torino si svolge con il supporto di Turismo Torino e Provincia, Musei Reali, CUS Torino e con il patrocinio della Città di Torino. Il prossimo appuntamento è previsto a Valencia l’11 novembre.