I prezzi della benzina in Italia, interessati in questa estate da un consistente rincaro, continuano a rimanere elevati. Una loro riduzione nelle prossime settimane, ravvisata da alcuni segnali, resta al momento nel campo delle probabilità.
Secondo le rilevazioni diffuse dai ministeri delle Imprese e Made in Italy e dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, l’attuale prezzo del carburante si avvicina molto alla “soglia psicologica” dei 2 euro al litro. E in determinati casi la supera.
Nonostante qualche avvisaglia di ribasso, evidenziata dai listini dei prezzi consigliati diffusi dai maggiori marchi, il costo dei prodotti di raffinazione continua a salire. Il Brent, petrolio di riferimento per il mercato europeo, ha raggiunto il massimo da metà agosto superando gli 88 dollari al barile.
Prezzi benzina in Italia: la situazione
I dati aggiornati al 3 settembre 2023 evidenziano, per la benzina, un prezzo medio giornaliero stradale di 1955 euro al litro (in crescita rispetto ai 1953 del giorno precedente) e un prezzo autostradale di 2027 euro al litro (in crescita rispetto ai 2026 del giorno precedente).
Per il gasolio, il prezzo medio giornaliero stradale è 1859 euro al litro (anche qui una leggera risalita rispetto ai 1857 del 2 settembre), mentre quello autostradale si attesta sui 1942 euro al litro (rispetto al 1941 del giorno precedente).
La rilevazione del prezzo medio settimanale, riferito al periodo 22-28 agosto, è di 1948 euro al litro per la benzina e di 1847 per il diesel. Trend entrambi in crescita.
Perché il carburante è tornato più costoso?
Dall’inizio del 2023, l’Italia è tornata a fare i conti con l’aumento del prezzo del carburante. I motivi principali sono almeno due. Uno è legato al termine del taglio temporaneo delle accise, introdotto a marzo 2022 dal governo Draghi dopo il massimo storico di 2184 euro al litro per la benzina e 2154 per il diesel.
Il governo Meloni si è dichiarato non intenzionato, per ora, a replicare una simile misura. Le accise – tasse di importo fisso che si applicano su ogni unità di prodotto venduto al consumatore, in questo caso su ogni litro di carburante – influiscono fortemente sul prezzo.
L’altra causa del rincaro, che ha determinato l’incremento estivo dei prezzi, è la riduzione della produzione di greggio stabilita dall’OPEC (l’organizzazione mondiale dei paesi esportatori di petrolio) che vede in prima linea l’Arabia Saudita. L’obiettivo è sostenere le quotazioni petrolifere in una fase in cui, soprattutto in Occidente, sono sempre più frequenti le politiche di decarbonizzazione e sostenibilità ambientale che i governi stanno avviando.
Accise e IVA: l’Italia e i prezzi della benzina
Nonostante l’aumento dei prezzi della benzina sia diffuso in tutta Europa, l’Italia figura tra i paesi in cui sono più alti. Questo avviene a causa dell’incidenza della tassazione (accise e IVA) per oltre il 50% del prezzo alla pompa. Se da un lato Palazzo Chigi esclude un intervento sulle accise, dall’altro ipotizza un prossimo bonus carburante di 150 euro. Un aiuto destinato alle fasce di popolazione a basso reddito.
La copertura arriverebbe dal gettito extra dell’IVA. Infatti, a differenza delle accise, l’IVA (imposta sul valore aggiunto) si calcola in percentuale sul prezzo di vendita al consumatore. Quindi: più alti i prezzi, più alta l’IVA incassata dallo stato.
Da ricordare, infatti, che il prezzo della benzina è determinato dal costo industriale (materie prime, raffinazione, trasporto, margini di guadagno per l’azienda distributrice) e dalla tassazione (accise e IVA). Additate spesso dall’opinione pubblica come maggiori responsabili del caro carburante, le accise costituiscono in realtà anche un disincentivo verso il consumo di combustibili fossili.