Dal 2021 Ipsos e Legambiente hanno avviato l’Osservatorio sulla Mobilità Sostenibile e gli Stili di Mobilità in Italia. Ecco cosa ci dicono i dati della terza edizione del rapporto che fotografa, attraverso un sondaggio, la situazione nazionale con approfondimenti specifici per le aree metropolitane di Milano, Torino, Bologna, Napoli e Roma.

Partiamo da qualche dato relativo al quadro generale, che indica un leggero avanzamento della mobilità sostenibile, contrastato dalla forte dipendenza dal mezzo privato alimentato da combustibile fossile. Ogni settimana gli italiani sono in viaggio per spostamenti di circa 6 ore. Il dato è così spacchettato:

  • 64% del tempo di spostamento si svolge a bordo di un’auto o moto di proprietà con motore endotermico;
  • 13% è riservato a uso dei mezzi pubblici o dell’auto elettrica/ibrida privata o a noleggio;
  • 22% del tempo di viaggio è a piedi, in bici o con i servizi di micromobilità elettrica urbana, come i monopattini elettrici.

La mobilità sostenibile, come stile di vita quotidiano, prevale nelle città di Bologna e di Milano che registrano rispettivamente il 49% e il 48% degli spostamenti a piedi, in bici o con i mezzi condivisi.

Stili di mobilità: avanza la precarietà

La scarsa accessibilità ai servizi di prossimità, come strutture scolastiche e mediche, la disponibilità limitata dei trasporti pubblici, poche fermate e orari scomodi, e l’assenza di servizi di sharing, sono i principali ostacoli alla riduzione dell’uso del mezzo privato. Se a ciò aggiungiamo l’aumento dei costi del carburante, il dato che emerge è quello di una crescente difficoltà nel sostenere le spese di viaggio.

Circa il 30% degli italiani ha rinunciato agli spostamenti per opportunità di lavoro (28%) o di studio (17%), ma anche per visite mediche (19%) e per spostamenti di piacere (25%).

Si parla perciò di precarizzazione della mobilità e le comunità più colpite sono state quelle di Napoli (34%) e di Roma (33%) dove i cittadini fanno più fatica a muoversi dentro e fuori il perimetro metropolitano. Meglio se la passano le città dove i sistemi di trasporto pubblico urbano e i servizi di sharing mobility sono efficienti, come Milano (20%) e Bologna (21%).

A livello nazionale, la precarietà nelle possibilità di spostamento si fa sentire pesantemente per quell’8% che lamenta la mancanza di alternative all’auto privata e/o l’impossibilità di sostituire il mezzo obsoleto. Tra i dati emersi dal rapporto sugli stili di mobilità degli italiani, il più allarmante è quello del 7% degli intervistati che non ha accesso ai mezzi pubblici, né ai servizi in condivisione e non può permettersi un’auto di proprietà. Si parla in questo caso di mobility poverty.

I passi necessari per una mobilità sostenibile e inclusiva

A margine di quanto evidenziato dal rapporto 2023 dell’Osservatorio sulla mobilità sostenibile e sugli stili di mobilità in Italia, Legambiente ha rimarcato che la mobilità è un diritto e non un lusso. Queste le parole del presidente Stefano Ciafani: «Sono le città con una maggiore offerta di mobilità sostenibile, attiva o elettrica, quelle che permettono di spostarsi e di cogliere al meglio le opportunità di lavoro e di studio e che favoriscono la cura e le relazioni umani. Dove non ci sono stazioni, né piste ciclabili, né fermate sopravvive soltanto chi può permettersi auto sempre più care e benzina a 2 euro al litro».

Per arrivare a una mobilità sostenibile e giusta, che non lasci indietro nessuno, serve accelerare soluzioni che si muovono su 4 assi programmatiche:

  • Implementazione di autobus elettrici ed efficientamento dell’accessibilità ai trasporti pubblici;
  • Creazione di Città 30;
  • Promozione dell’uso dei veicoli elettrici anche in condivisione;
  • Espansione dei percorsi ciclopedonali in città.

Stili di mobilità 2023: il punto sulla transizione verso l’elettrico

Vediamo, infine, qualche dato sul punto di vista degli italiani in merito alla transizione all’elettrico. In sintesi, è ancora diffusa in modo maggioritario l’idea che l’auto elettrica sia un bene per pochi e che i servizi per il suo mantenimento siano costosi e poco distribuiti. In particolare, gli intervistati ritengono vera l’affermazione che il numero di colonnine di ricarica è ancora insufficiente per sostenere la totale transizione alla mobilità elettrica in Italia.

Per quanto il 50% dei cittadini abbia espresso la propria intenzione di comprare un’auto nuova, ben il 47% continua a preferire veicoli tradizionali a combustione interna. Il motivo principale è il risparmio economico (29%) e la maggiore autonomia (28%). Coloro che hanno espresso l’intenzione di acquistare un’auto elettrica (14%) hanno motivato la scelta come personale contributo alla riduzione dell’impatto ambientale. Auto ibride e ricaricabili plug-in si dividono la fetta mancante di preferenze rispettivamente con 29% e 11%.