L’Italia, come tutti gli altri Paesi, ha i suoi problemi, lo sappiamo bene, ma nel settore del riciclo dei rifiuti urbani e speciali può alzare la testa con orgoglio perché è leader in Europa con una percentuale nettamente superiore alla media.
L’Italia ha fatto passi da gigante in questo settore, grazie agli sforzi realizzati negli ultimi 25 anni: oggi è al primo posto in Europa per il tasso di riciclo dei rifiuti e al secondo per il tasso di circolarità, ossia per l’utilizzo di risorse materiali provenienti da prodotti riciclati.
I dati forniti dal report di Assoambiente
Secondo il report realizzato da Assoambiente “L’Italia che Ricicla“ 2022, l’Italia nel 2020 ha riciclato ben il 72% di tutti i suoi rifiuti, sia urbani che speciali, con una percentuale nettamente superiore rispetto alla media dell’Unione Europea.
La percentuale media è infatti del 53% e quella della Germania, concorrente sempre duro da battere, è del 55%.
L’Italia si posizione così al primo posto seguita dalle nazioni virtuose Svizzera, Germania, Austria e Finlandia.
Anche il tasso di utilizzo di materiali riciclati, il tasso di circolarità, è nettamente superiore a quello dello standard europeo: la media è del 12,8%, la percentuale tedesca è del 13,4% mentre l’Italia ha raggiunto il 21,6%. La produzione di materiale riciclato è così aumentata del 13,3% in soli 6 anni, dal 2014 al 2020.
Dietro questi risultati ci sono importanti scelte strategiche e politiche che hanno favorito il passaggio da una situazione di emergenza ad una di eccellenza.
L’importanza del Decreto Ronchi
In particolare, il decreto legislativo 22 del 1997, detto anche Decreto Ronchi dal nome del Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, ha introdotto il concetto di gestione integrata dei rifiuti: la riorganizzazione dell’intero processo gestionale, partendo dalla loro produzione fino alla destinazione finale, con un’attenzione particolare all’impatto ambientale di tutto il sistema.
Per fare un confronto con la situazione iniziale, nel 1997 l’80% dei rifiuti urbani era destinato alla discarica e la raccolta differenziata non raggiungeva il 10%. Non andava meglio nel settore dei rifiuti industriali con solo il 21% dei rifiuti destinato al riciclo e il 33% inviato alla discarica.
Mentre prima l’approccio era concentrato solo sullo smaltimento dei rifiuti, negli ultimi anni, complici anche la maggiore attenzione alla salvaguardia dell’ambiente e le politiche ecologiste europee, si sono sviluppate direttive mirate per:
- Ridurre la produzione di rifiuti, incentivando l’utilizzo di tecnologie pulite fin dall’inizio del processo;
- Recuperare i rifiuti, implementando il riciclo e il riutilizzo delle materie prime seconde;
- Smaltire i rifiuti impossibili da riciclare con l’incenerimento nei termoconvertitori con recupero energetico oppure nella discarica.
L’Italia ha raggiunto ottimi risultati anche nella produzione di materie prime seconde, fondamentali per la transizione ecologica.
Cosa sono le materie prime seconde
Le materie prime seconde, o mps, sono molto importanti per lo sviluppo dell’economia circolare poiché si tratta di materiali derivati da scarti di produzione o da alcuni processi di riciclo, che possono essere utilizzati nuovamente come materie prime.
Le mps possono essere ricavate seguendo i principi di riuso, riciclo e ripristino, evitando così l’utilizzo di materie prime derivate dall’estrazione e riducendo l’impatto ambientale. In questo modo, si possono applicare i princìpi dell’economia circolare, generando le materie prime seconde, utilizzandole per il fabbisogno produttivo del Paese e commercializzando l’eccesso con altre nazioni.
Ci sono poi delle filiere particolarmente sviluppate con dei numeri importanti dove l’Italia ha raggiunto ottimi risultati come nel riciclo di carta, vetro e rifiuti di imballaggi. Inoltre, è leader di settore a livello mondiale per la produzione di pannelli truciolari da legno riciclato.
Proposte per il futuro
Il settore del riciclo è un comparto molto importante nel sistema produttivo italiano e anche molto promettente dal punto di vista economico.
Vediamo insieme alcuni punti da sviluppare nei i prossimi anni:
- Aumentare il numero di impianti di recupero e distribuirli su tutto il territorio, non solo al centro-nord dove ci sono le regioni più virtuose (Trentino, Veneto, Lombardia, a cui si aggiunge la Sardegna);
- Ridurre l’esportazione di rifiuti, grazie anche all’aumento degli impianti di recupero;
- Sviluppare un’analisi approfondita dei sistemi produttivi in modo da migliorare, con processi innovativi, l’efficienza;
- Implementare l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili;
- Applicare programmi politici e incentivi fiscali per favorire questo settore strategico.
Abbiamo raggiunto un importante primato nel settore del riciclo e bisogna impegnarsi per consolidarlo e aumentarlo nel tempo.
I progressi nell’attenzione ambientale sono tangibili anche nell’utilizzo della mobilità elettrica, con sistemi di ricarica sempre più diffusi e facili da usare, e dei biocarburanti, realizzati partendo da scarti di altre lavorazioni.
Un’attenzione quindi sempre maggiore alla sostenibilità economica, ambientale e sociale che parte dai comportamenti quotidiani, come la differenziazione della spazzatura e la scelta di utilizzare la mobilità sostenibile per spostarsi.