Riscoprire il valore della lentezza per un’esperienza di viaggio più sostenibile, arricchente e rispettosa del territorio: ecco come il concetto di slow living sta gradualmente rivoluzionando il mondo del turismo e della mobilità, e perché dovremmo tutti diventare dei turisti più “lenti”.
Nella frenesia della vita moderna, dove il tempo sembra scorrere sempre più velocemente e la lista delle cose da fare non ha mai una fine, il concetto di slow living (in italiano, vivere lentamente) ci invita a fare un passo indietro, a rallentare e ad adottare un approccio più intenzionale alla vita, che ci permetta di passare dal ruolo di meri consumatori – di prodotti, esperienze, ed emozioni – a quello di attori e creatori consapevoli del nostro futuro.
Una transizione che appare sempre più necessaria in un mondo in cui il concetto di qualità viene sempre più spesso anteposto a quello di qualità, dove il valore dell’autenticità è messo a tacere in favore delle apparenze e dove sembra che tutti siano più impegnati a riempire ogni minuto libero, più che a creare spazio per dare libero sfogo alla propria essenza e alle proprie passioni.
Ed è proprio entro questa cornice narrativa che, nel 1986 è nato il movimento Slow Food, precursore di tutte le correnti di pensiero slow che, negli ultimi quarant’anni, si sono proposte come alternativa allo stile di vita fast tipico della vita moderna. Non a caso, la nascita di questo movimento si deve proprio alla volontà del suo fondatore, lo scrittore e sociologo Carlo Petrini, di contrapporsi al concetto di fast food e di globalizzazione dei sistemi alimentari che all’epoca stavano conquistando il cuore – e le pance – dei nostri connazionali. Il tutto con l’obiettivo ultimo di ridare il giusto valore al cibo e a chi lo produce, promuovendo tecniche produttive e di consumo che siano in armonia con l’ambiente, i suoi abitanti, e con le tradizioni dei luoghi di origine.
Presupposti teorici che gradualmente hanno cominciato ad essere rielaborati ed applicati anche ad altri ambiti della vita quotidiana, tra cui la moda (slow fashion), la medicina (slow medicine), il lavoro e, ultimo ma non meno importante, anche il turismo (slow tourism). In poche parole, lo slow living è ormai qui tra di noi ed è destinato a restare, se non altro perché la frenesia a cui per anni siamo stati abituati sembra mietere sempre più vittime: i casi di sindrome da burnout e di quiet quitting sono in rapida crescita, entrambi chiari segnali che è arrivato il mondo di fermarci, riflettere, e ripartire con più consapevolezza e lentezza!
In questo articolo vedremo in particolar modo come il concetto di lentezza stia sempre più prendendo piede all’interno del mondo del turismo e della mobilità e cosa fare per applicare i principi alla base dello slow living al nostro modo di viaggiare.
Slow Tourism: che cos’è il “turismo lento”?
Il turismo lento, o slow tourism, è molto più di un semplice modo di viaggiare: è una vera e propria filosofia che fa della lentezza, del piacere e della consapevolezza i principi cardine alla base dell’esplorazione di un territorio (indipendentemente alla sua vicinanza o lontananza), delle sue tradizioni e della sua gente.
Mentre il turismo di massa spinge sempre di più verso mete affollate, spesso solo per il gusto di scattare una foto da postare poi sui social e di uniformarci alle mode del momento, il turismo lento adotta un approccio diametralmente opposto. Le esperienze, il contatto con la realtà, la costruzione di ricordi e connessioni prendono il posto del “consumo usa e getta” dei luoghi che sembra essere al momento diventato più regola che eccezione.
In poche parole, l’obiettivo del viaggio non è più quello di accumulare destinazioni visitate, ma di immergerci a 360 gradi nell’ecosistema naturale e culturale che ci ospita, spingendoci a diventare attori anziché fruitori passivi di ogni aspetto dell’esperienza di viaggio. Lo slow tourism ci insegna che la bellezza sta nelle cose semplici, nei dettagli che non saltano subito all’occhio, nonché nel qui ed ora: questa è la chiave per vivere nel presente e vivere in sintonia con noi stessi e con gli altri.
Ma il turismo lento non è solo un dono per i viaggiatori: lo è anche per le destinazioni visitate, sempre più colpite dalle conseguenze spaventose del turismo di massa, quali sovraffollamento, inquinamento ambientale, messa in pericolo della biodiversità locale ed omologazione culturale. In questo senso, i presupposti dello slow tourism si intersecano inevitabilmente con quelli del turismo e della mobilità sostenibile, innescando una serie di circoli virtuosi sempre più necessari in un mondo in cui la natura ed i suoi abitanti sono sempre più messi sotto scacco dai dannosi comportamenti umani.
Tutti principi che hanno trovato espressione (scritta) anche all’interno del cosiddetto Manifesto dello Slow Tourism redatto dall’associazione Slow Tourism Italia, un’associazione senza scopo di lucro nata proprio con il proposito di diffondere e promuovere modalità di viaggio più lente e consapevoli.
Slow Tourism: quali sono i principi alla base del turismo lento?
Condivisione, arricchimento reciproco e rispetto per l’ambiente: questi sono solo alcuni dei principi contenuti all’interno del Manifesto dello Slow Tourism e che fanno da fondamenta alla costruzione di una filosofia di viaggio che sta sempre più prendendo piede anche all’interno del territorio italiano, complice il periodo di stop forzato imposto dalle misure necessarie al contenimento della pandemia da Covid-19, un evento dalla portata storica che ci ha costretto a mettere in discussione il nostro approccio alla vita, viaggi inclusi.
Tra i valori alla base del concetto di slow tourism troviamo quindi:
- La messa al centro del singolo individuo, del territorio e dei suoi protagonisti, offrendo loro la possibilità di far conoscere le peculiarità che rendono ogni luogo diverso dall’altro, ma anche di sensibilizzare su tematiche che riguardano tutti, in qualità di cittadini e di viaggiatori;
- La diffusione di una tipologia di vacanza che limita l’uso e il consumo delle risorse;
- La riscoperta della storia locale e la sua tutela in quanto patrimonio di inestimabile ricchezza;
- Il rispetto per l’ambiente e la promozione di forme di mobilità sostenibile, concetti che possono trovare una dimensione concreto sia nella predilezione di mezzi di trasporto pubblici e/o ad impatto zero, ma anche di servizi e attività che generano il minor impatto possibile sull’ambiente e su chi lo abita. In questo senso, importante è abbandonare la logica per cui “chi prima arriva meglio alloggia”: invece che ricercare i mezzi di trasporto che ci consentono di arrivare il prima possibile a destinazione, che tra l’altro spesso coincidono con quelli che hanno un maggior impatto ambientale, perché non optare per soluzioni di viaggio più lente, ma certamente più sostenibili?
- A corollario di quanto detto sopra, un altro fondamento chiave del turismo slow è il sostegno alle imprese locali impegnate nella costruzione di un’economia turistica più sostenibile;
- Ultimo, ma non meno importante, l’utilizzo delle ultime innovazioni in campo tecnologico come mezzo attraverso cui costruire reti virtuose di ospitalità locale che siano in grado di avvicinare la comunità locale ai viaggiatori.
Postulati ripresi poi nel 2009 dalla giornalista di viaggi Nicky Gardner nel suo Slow Travel Manifesto, un vero e proprio decalogo per i viaggiatori che intendono fare della lentezza il filo conduttore delle proprie avventure.
Nel decalogo possiamo dunque trovare concetti quali:
- La gratitudine per le comunità ospitanti ed il valore dello scambio di valore reciproco, che può anche semplicemente voler dire supportare negozi e attività locali;
- L’apprezzamento degli spostamenti e degli imprevisti, che troppo spesso vengono vissuti con impazienza in attesa di giungere alla meta finale, anziché come opportunità di aprire gli occhi su nuovi mondi;
- L’importanza di ritagliarsi degli spazi di silenzio in cui essere presenti a se stessi e al luogo che stiamo visitando;
- Il prendersi il tempo per familiarizzare con le lingue e dei dialetti delle aree visitate;
- Il dare valore al l’inaspettato (i treni in ritardo o le mancate coincidenze, ad esempio, possono creare nuove opportunità di scoperta, apprendimento, e condivisione).
In definitiva, si tratta di una filosofia di viaggio che fa bene sia alla nostra interiorità, che al mondo che ci ospita, offrendo al tempo stesso alle generazioni future la possibilità di continuare a sperimentare la sua ricchezza naturalistica e culturale.
Detto questo, non ci resta che cominciare ad applicare tutti questi principi alle nostre prossime esperienze di viaggio e di renderle semplicemente uniche ed indimenticabili.
Come diventare un viaggiatore slow? 5 consigli pratici
Il turismo lento e responsabile non può esistere senza il contributo dei viaggiatori stessi, che hanno un ruolo fondamentale nel plasmare l’esperienza di viaggio e il suo impatto sulle destinazioni e sulle comunità locali.
Fortunatamente, diventare un viaggiatore più lento e consapevole è non solo possibile, ma anche relativamente semplice.
Ecco 5 consigli per adottare uno stile di viaggio più sostenibile e mettere in pratica i principi dello slow living esposti sopra:
- Scegliere la modalità di turismo lento che più si avvicina al nostro ideale di vacanza
Il primo passo per approcciarci al mondo delle vacanze lente è sicuramente quello di scegliere la modalità di viaggio che più si addice alle nostre esigenze ed aspettative. Esempi di slow tourism includono infatti sia viaggi zaino in spalla, così come viaggi on the road, tour in bicicletta o con altri mezzi di trasporto ad impatto zero e, infine, percorsi alla scoperta della scena culturale e enogastronomica di un determinato luogo. Insomma, non ci sono davvero scuse per non cominciare a sperimentare con modalità di viaggio alternative! - Pianificare attentamente dell’itinerario
Prima di partire per una destinazione è importantissimo anche dedicare del tempo per informarsi sulla cultura, la storia, le peculiarità naturalistiche e le tradizioni locali, in modo da comprendere al meglio il contesto in cui si andrà ad immergersi. Questo ci servirà anche a pianificare l’itinerario in modo da includere attività e visite che siano rispettose delle risorse ambientali e culturali presenti sul luogo di destinazione. - Preferire mezzi di trasporto sostenibili
Il terzo consiglio per un viaggio più sostenibile è quello di optare, quando possibile, per mezzi di trasporto a basse emissioni di carbonio, come il treno o l’autobus e al tempo stesso di ridurre l’uso di aerei e auto private, poiché questi hanno un impatto significativo sull’ambiente. Inoltre, è possibile valutare la possibilità di percorrere brevi tratti a piedi o in bicicletta per esplorare le destinazioni più vicine. - Sostenere le attività ricettive e produttive locali
Una volta arrivati a destinazione, scegliamo di alloggiare in strutture ricettive gestite da proprietari locali, come piccoli alberghi o B&B, anziché grandi catene alberghiere internazionali. Allo stesso tempo, è importante anche optare per ristoranti e locali gestiti da famiglie del luogo, così come consumare prodotti freschi e, se possibile, a km-zero. In questo modo, contribuiremo non solo a ridurre la nostra impronta ambientale sul territorio, ma anche a promuovere il benessere economico e l’inclusione sociale delle comunità ospitanti. - Lasciare i luoghi come li abbiamo trovati
Ultimo, ma non meno importante, assicuriamoci di non lasciare tracce del nostro passaggio nei luoghi visitati: ricordiamo sempre che siamo degli ospiti, e non i padroni della natura che ci circonda. Non dimentichiamo dunque di portare sempre via con noi i rifiuti prodotti e di limitare l’acquisto di articoli usa e getta e di bottiglie di plastica (utile in questo senso è portare una borraccia riutilizzabile da casa). Un’altra accortezza fondamentale è quella di utilizzare prodotti cosmetici, solari, e detergenti 100% vegetali e biodegradabili, in modo da non inquinare le acque di mari e laghi se decidiamo di fare il bagno.
In conclusione, basta davvero poco per minimizzare l’impatto dei nostri spostamenti sull’ambiente e sui territori che intendiamo visitare e, al tempo stesso, sperimentare modalità di viaggio più lente, consapevoli, ed autentiche.
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