Connettività, efficienza, riduzione dei tempi di percorrenza e delle emissioni grazie a veicoli ibridi ed elettrici: è la Smart Mobility, il sistema di trasporti integrati tramite tecnologia e connessioni che oggi è fondamentale per creare città più vivibili e pulite. Sul tema, però, la disinformazione è diffusa e sono diverse le fake news che circolano.

Eccone alcune, smontate pezzo per pezzo:

Le emissioni delle auto hanno un’incidenza troppo bassa per costituire un problema

In Italia, gran parte dell’inquinamento cittadino è ascrivibile proprio alle auto private, che contribuiscono per una percentuale compresa tra il  58% e il 78% sul totale delle emissioni prodotte dal settore dei trasporti. Sarebbe in primis l’aria cittadina, quindi, a beneficiare al massimo della Smart Mobility.

Le auto elettriche inquinano più delle altre

Solo apparentemente ecologiche: questa è l’accusa che viene spesso mossa alle auto elettriche. Un’idea, però, che non è necessariamente vera: tutto dipende dalle fonti energetiche utilizzate per alimentarle; e questo deve essere un motivo non per rinunciare ai mezzi elettrici, ma piuttosto per puntare sulle fonti di energia pulita e rinnovabile, attuando una sinergia tra il sistema dei trasporti e quello energetico.

La Smart Mobility è più costosa

Tra gli elementi che maggiormente contribuiscono al costo della mobilità elettrica quello più oneroso è rappresentato dalla connettività, la cui spesa, però, pesa meno se affrontata in partnership tra amministrazioni pubbliche e aziende private.  Inoltre gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche, l’esenzione del bollo auto per i primi 5 anni, l’assicurazione ridotta, le agevolazioni generali, così come la minore usura rispetto ai motori a scoppio si traduce in un risparmio più ampio. Ma la mobilità sostenibile e smart permette anche di ridurre i costi in altri ambiti, agendo sul lungo periodo: diminuisce le patologie legate allo smog, le spese sanitarie e i conseguenti giorni di lavoro persi, e rinvigorisce anche il tessuto economico locale, perché nei centri urbani liberi dal traffico, più rilassanti e meno inquinati, i cittadini si attardano più volentieri tra caffè e negozi.

La Smart Mobility, come nei casi di veicoli a guida autonoma, non è sicura

In realtà, la maggior parte degli incidenti è provocata da errori umani dovuti a distrazione, colpi di sonno e assunzione di alcol o droghe, errori che – come dimostrano le ricerche – la guida autonoma praticamente azzera. Una volta approvata appieno, quindi, la mobilità a guida autonoma potrà essere inclusa nei sistemi di Smart Mobility, di cui pure non è sinonimo: di fatto funziona bene anche senza. Poi, le auto elettriche sono molto più stabili e maneggevoli grazie alla disposizione delle batterie, che ottimizza il baricentro tra la parte anteriore e posteriore del veicolo.

Le nuove tecnologie della smart mobility rappresentano una minaccia per la privacy

È una paura diffusa perché il tema della privacy è giustamente importante. Per evitare violazioni le città devono puntare sulla cyber security dotandosi di sistemi di sicurezza adeguati, cosa che però devono comunque fare per tutto ciò che ha che fare con la gestione dei dati, come le anagrafi. D’altro canto, anche l’uso degli smartphone ci espone a una certa quota di rischi, che accettiamo ogni giorno in cambio dei vantaggi dei device.

Il trasporto pubblico e quello privato sono inconciliabili

Integrazione e connettività, i pilastri della Smart Mobility, in realtà consentono proprio di conciliare pubblico e privato. È ragionevole pensare che i mezzi privati non scompariranno mai, ma si integreranno meglio con i trasporti pubblici, come dimostrano i parcheggi ai margini delle città o presso stazioni o fermate di autobus o metropolitane: ne è un esempio il sistema Park&Ride in Alto Adige, che ha portato un decongestionamento del traffico e una riduzione dello smog. Treni e metropolitane dotati di vagoni e spazi per trasportare bici e monopattini, invece, sono un’ottima soluzione sia per i turisti che per i pendolari.

La smart mobility ha effetti solo sul settore della mobilità

Le tecnologie della smart mobility, dall’Internet of Things all’intelligenza artificiale, dalle tecnologie blockchain ai big data, trovano applicazione anche in altri settori, compresa l’amministrazione, per una città smart al 100%. Migliorano inoltre la qualità della vita dei cittadini, che passano meno tempo nel traffico e più all’aria aperta: i vantaggi riguardano tutto il tessuto economico, compresi il commercio locale e la ristorazione.

La produzione di energia elettrica per le batterie causa emissioni superiori a quelle causate dalla combustione di diesel o benzina

È vero che, nel complesso, la produzione e l’alimentazione delle batterie sono il punto potenzialmente più problematico dei veicoli elettrici; ma anche in questo caso non sono davvero un punto a sfavore per la mobilità elettrica. Secondo gli studi, anzi, considerando l’intero ciclo di vita, i veicoli elettrici a batteria sono quelli che, a oggi, producono in assoluto meno emissioni. Inoltre, le batterie agli ioni di litio, quando non più utilizzabili sui veicoli, possono trasformarsi in accumulatori per lo stoccaggio di energia. Solo dopo 15/20 anni di servizio potranno essere completamente riciclate, permettendo di recuperare i loro preziosi quanto rari componenti, come litio, cobalto e manganese, oltre a nickel e alluminio.

Bici e monopattini elettrici causano più incidenti di ogni altro mezzo

I dati dicono che oltre il 70% degli incidenti stradali coinvolge le auto. La paura degli incidenti che riguardano la micromobilità elettrica è motivata dalla guida non sicura, e non da un’insicurezza intrinseca. Questo è facilmente risolvibile: bisogna formare adeguatamente gli utenti sulla sicurezza stradale e l’uso corretto di questi mezzi, introdurre norme e controlli, anche per far rispettare l’obbligo di casco e ampliare le reti di piste ciclabili sicure.

Solo le grandi città possono essere smart e adottare una mobilità sostenibile

In realtà il 30% di tutti i progetti di Smart City – mobilità compresa –  è implementata in centri con una popolazione di massimo 150mila abitanti e non mancano progetti innovativi in piccole città da 5mila persone; per queste, anzi, può addirittura essere più facile avviare sistemi innovativi, superando gli ostacoli burocratici.