Lo smart working è ancora utile o, con la fine dell’emergenza Covid, ha esaurito lo scopo per il quale è stato adottato? Il recente aumento dei contagi e gli indubbi vantaggi offerti da questa modalità di lavoro hanno spinto il Governo a prorogarlo per alcune categorie fino al 31 dicembre 2023.
Lo smart working non è nato con il Covid. Lo si conosceva già in precedenza, ma era un termine di nicchia, impiegato solo in alcuni settori. La pandemia ha accelerato la sua diffusione in Italia e ha fatto comprendere a molti, dalle aziende alla Pubblica Amministrazione, le numerose opportunità che offre il lavoro intelligente da remoto.
Lo smart working ha cambiato il modo di approcciarsi e di percepire il lavoro grazie alla sua flessibilità, alla sua versatilità e funzionalità.
Oggi, nonostante la fine dell’emergenza Covid, viene utilizzato da diverse PMI, soprattutto le start-up, e continua a essere un argomento di discussione al Governo, che lo individua come strumento fondamentale per garantire sicurezza ai lavoratori fragili.
Cos’è lo smart working?
Nel 2023 smart working è diventato una parola d’uso comune. La conoscono i giovani, le aziende e tutti i settori della società. Viene persino utilizzata da paesini sperduti come il borgo di Colletta per valorizzare la propria offerta turistica.
Da considerarsi una sorta di successore del telelavoro, che però presentava caratteristiche tipiche dell’attività in ufficio, il lavoro agile possiede una propria descrizione ufficiale, illustrata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Si tratta di “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro“.
Come funziona lo smart working oggi, in Italia?
La modalità di smart working viene applicata facendo riferimento alla Legge 81 del 2017. Il Covid ha costretto ad aggiornare questa normativa e recentemente sono state chiarite alcune cose ancora troppo vaghe.
Nello specifico, con la Normativa Ministeriale del 19 ottobre 2020, emanata in piena pandemia, sono stati approfonditi i seguenti punti:
- La flessibilità equilibrata del lavoratore in smart working, che alterna giornate in presenza a giornate in remoto;
- L’adeguamento dei sistemi di misurazione e valutazione delle performance dei lavoratori agili;
- La messa a disposizione da parte delle amministrazioni di dispositivi informatici e di strumenti necessari allo smart working;
- La promessa degli enti di assicurare la massima percentuale possibile di lavoro in remoto.
Nel 2021 e ancora più, nel 2022, tali temi si sono leggermente trasformati e adeguati alla situazione post-Covid.
Oggi, in Italia, il lavoro agile non è uguale per tutti perché si rivolge a differenti categorie, dai lavoratori fragili a quelli con figli, che hanno molteplici esigenze. I punti in comune sono l’assenza di vincoli orari, sostituiti da obiettivi o progetti da completare secondo tempi indicati da contratto.
Talvolta il lavoro può essere svolto completamente da remoto, mentre alcune aziende richiedono la presenza in ufficio almeno una volta o più a settimana; molto dipende anche dal ruolo occupato dal dipendente e dalle scelte dell’impresa. La Pubblica Amministrazione, invece, segue le apposite “Linee guida per lo smart working nella Pubblica Amministrazione“.
Quali sono i vantaggi dello smart working?
Lo smart working continua a far parlare di sé proprio per i suoi grandi vantaggi, alcuni dei quali legati a temi centrali della contemporaneità, come il benessere psicofisico del lavoratore e la sostenibilità.
Ad esempio, chi è costretto a lavorare lontano da casa, spesso ha bisogno di spostarsi in auto più volte al giorno all’interno della propria città o da un paese all’altro. Tutto questo, moltiplicato per migliaia di persone che ogni mattina fanno il tragitto casa-lavoro, causa un notevole impatto ambientale. Non solo, il proprietario dell’auto deve spendere per fare la manutenzione del veicolo e usufruire di servizi per la sicurezza stradale.
Il lavoro smart, invece, consente di diminuire la produzione di smog e ridurre lo stress e la spesa dei lavoratori, spesso imbottigliati nel traffico.
Non solo, la possibilità di completare le proprie attività con i propri tempi permette a tante persone di sviluppare le proprie potenzialità e a migliorare la propria performance.
Smart working e aumento contagi Covid: quali sono le novità?
Con il termine dell’emergenza pandemica, i decreti legati alle misure anti-Covid hanno progressivamente terminato il loro ciclo vitale; tra questi anche quelli legati allo smart working, che oggi per molte aziende e per gran parte delle categorie di lavoratori è diventato solamente una scelta.
Gli unici soggetti che attualmente possono usufruire con diritto della modalità di lavoro smart sono i lavoratori in condizioni di difficoltà e “super-fragili”, identificati dal DM 4 febbraio 2022 (articolo 18), sia del settore privato che pubblico. La garanzia per i “super-fragili” aveva la sua scadenza al 30 settembre 2023 ma, vista l’attuale situazione Covid incerta, il Governo ha deciso di far slittare questo termine al 31 dicembre 2023.
I datori di lavoro, che sono obbligati a garantire questo diritto, hanno la possibilità di modificare la mansioni dei dipendenti “super-fragili”, in modo da adattarle al lavoro smart.
La scelta è stata ufficializzata con il Decreto Proroghe n.132 2023, che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 settembre 2023.