Il 2022 ha registrato un’impennata nel numero di startup a vocazione ecosostenibile nel nostro Paese, accompagnata da investimenti sempre più consistenti in Ricerca e Sviluppo. Cifre ancora lontane dalla realtà europea, ma destinate a rafforzarsi come sottolinea Camilla Colucci, amministratrice delegata di Circularity.
Green tech. Definirla una nuova frontiera è sbagliato, perché già nel 2008 questo termine è stato inserito nell’Enciclopedia Treccani. La sua definizione recita: “Tecnologia pulita, al servizio dell’ecologia”. In quindici anni ha fatto passi da gigante, considerando anche le innovazioni rese possibili dallo sviluppo continuo di idee e progetti che hanno potuto fare affidamento anche su ingenti investimenti.
È diventata uno degli strumenti per le politiche di sostenibilità e green. La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, durante il World Economic Forum che si è svolto a Davos lo scorso gennaio, ha dichiarato che la strada che porta a “emissioni zero” comprende “lo sviluppo e l’utilizzo di un’intera gamma di nuove tecnologie nella nostra economia”, dai trasporti all’energia, dalle costruzioni alla manifattura.
Nel 2022 in Europa sono stati infatti investiti 32,48 miliardi di euro nella tecnologia applicata al clima e all’ambiente, comprendendo le startup dall’anima green. Una crescita anno su anno del 33%, mentre negli Stati Uniti si è fermata al 7%, per un totale di 40 miliardi.
Il quadro italiano
Concentrando l’attenzione sulla situazione in Italia, l’esplosione di investimenti green registrata in Europa corrisponde ad una accelerazione nel numero di startup particolarmente attente agli obiettivi ESG (Environmental, Social and Corporate Governance): 370 attività registrate nel 2022, secondo la ricerca effettuata dall’acceleratore di startup B-Plan Now. Un numero apparentemente basso e che rappresenta solo il 3% del totale di startup operanti sul nostro territorio, ma che in realtà si traduce in + 42% rispetto al 2021.
Sono realtà che perseguono diversi SDG, i Sustainable and Development Goals che definiscono l’Agenda 2030 sottoscritta da 193 Paesi dell’Onu e al cui interno vengono definiti gli obiettivi da raggiungere in ambito sociale, economico e ambientale.
Hanno un approccio ibrido, in cui bilanciano generazione di impatto e ritorni economici, introducendo innovazioni e proponendo soluzioni più efficaci, sostenibili ed eque.
Sono quasi raddoppiate e gli ambiti in cui l’incremento è più consistente sono agritech (+29%), rinnovabili (+23%) e mobilità sostenibile (+15%). Non è quindi un caso che il 20% delle startup a vocazione totalmente green italiane siano attive nell’agri-food, nell’energia (19%), nell’industria (15%), nella mobilità (12%) e nel riciclo (11%).
Tra le realtà che sono cresciute e rafforzate, diventando protagoniste della scena, c’è Circularity, società fondata nel 2018 che aiuta le imprese a riconcepire il proprio modello di business in ottica sensibile, valorizzando gli scarti di produzione. Amministratrice delegata è Camilla Colucci, uno dei volti più quotati tra gli imprenditori italiani under 30.
“La sostenibilità, soprattutto ambientale, a mio avviso non deve essere vista come un traguardo ma come un modello da confermare e in cui impegnarsi ogni giorno”, osserva. “A livello imprenditoriale nascono ogni giorno nuovi progetti promossi da miei coetanei, che hanno i valori della sostenibilità insiti nel loro oggetto sociale: da iniziative di integrazione, inclusione e salvaguardia del sociale, fino a prodotti pensati per essere rigenerati”.
Ricorda la fatica iniziale del progetto: “Una delle maggiori criticità riscontrate fin da subito è stata quella di un mercato ancora acerbo e in parte restio all’adozione di uno strumento che rende pubblici i dati relativi alla gestione dei propri rifiuti, con imprese che vedevano i progetti di sostenibilità come un costo piuttosto che come un investimento necessario”.
Oggi è diverso: “Grazie anche ai fondi stanziati per la transizione ecologica del Pnrr, si stanno facendo grandi passi avanti per incentivare le imprese ad investire in progetti di economia circolare. La grande innovazione della Circularity Platform risiede nella volontà di superare il significato di rifiuto in Italia”.
“Oggi tutto il mondo occidentale investe nella sostenibilità, molte aziende oggi seguono un trend”, continua Colucci, “ma a mio avviso l’importante è che ci sia concretezza per arrivare all’obiettivo di contribuire ad uno sviluppo più sostenibile. Noi siamo nati come società benefit 5 anni fa quando la sostenibilità non era ancora un tema imprescindibile, mentre oggi le aziende leader di mercato si stanno reinventando e iniziano a trainare le Pmi e le loro catene di fornitura”.
La storia di Circularity va di pari passo con l’attenzione crescente per un tema come la sostenibilità: “Ci siamo impegnati nell’accompagnare le imprese in un percorso di consapevolezza. Non sempre ci siamo riusciti. Ora però è evidente, soprattutto grazie alla presa di consapevolezza delle generazioni più giovani alle quali le imprese si rivolgono, che continuare a produrre come abbiamo sempre fatto non è più possibile”.
Ricerca e sviluppo, siamo a metà strada
Qualcosa si muove. I dati sul panorama italiano possono lasciar pensare che sia solo un fuoco di paglia, ma vanno osservati da un punto di vista più complesso. Perché le startup dall’anima green e sostenibile continuino a crescere e a rafforzarsi servono gli investimenti di chi è disposto a crederci. Al momento l’Italia è a metà strada.
In termini di investimenti e sforzi economici, le analisi della società di consulenza Ernst & Young calcolano che quelli destinati al comparto ricerca e sviluppo rappresentano l’1,5% del prodotto interno lordo 2022, mentre l’obiettivo fissato dall’Unione europea è che equivalgano almeno al 3%.
Allo stesso tempo all’orizzonte si delinea sempre più un interesse marcato. Il 2022 ha fatto registrare alla voce Research and Development 2 miliardi e 80 milioni di euro di investimenti da parte di Venture Capital, con +67,3% in confronto al 2021. Significano 35 euro di investimenti pro capite: ben lontani dai 369 euro nel Regno Unito, dai 153 in Germania e dai 149 in Francia.
L’impennata però c’è stata, se si valutano le cifre degli anni precedenti. Nel 2018 l’Italia si era fermata a 450 milioni, con una flessione del 18% nel 2019 (367 milioni). Dal 2019 in poi, al contrario, il trend ha iniziato a salire, in alcuni anni vertiginosamente: + 55% nel 2020 e addirittura +118% nel 2021, quando è stata superata la quota del miliardo, con 334 operazioni concluse.
Il settore più attraente rimane il Fintech, con 712 milioni di euro raccolti. A seguire è proprio quello dell’Energy & Recycling, che chiama in causa le startup dedicate all’ambiente e alla sostenibilità: 346 milioni.
La rincorsa è ancora lunga, ma siamo usciti dai blocchi di partenza.