Tesla e terre rare si diranno addio? È probabile. La casa automobilistica di Elon Musk, che ha più volte fatto notizia negli ultimi mesi per i sensibili tagli ai prezzi di listino, in futuro ha intenzione di ridurre o eliminare dalla prossima generazione di veicoli l’impiego di derivati da questi particolari minerali.

Oltre a metalli e magneti da terre rare, Tesla ha annunciato di voler fare a meno anche di un altro semiconduttore molto prezioso: il carburo di silicio. Un materiale estremamente efficiente dal punto di vista energetico, utilizzato soprattutto nell’inverter dei motori elettrici, ma quasi inesistente in natura e dagli elevati costi di produzione e approvvigionamento.

Terre rare: cosa sono e chi le produce

Le terre rare rivestono un ruolo determinante nei processi di transizione ecologica e di sviluppo della mobilità elettrica. Si tratta di un gruppo ristretto di elementi chimici – sono in tutto 17, tra cui lo scandio, il cerio e il lantanio, per esempio – necessari per la fabbricazione di dispositivi digitali, fibra ottica, impianti per energie rinnovabili e, nel settore automobilistico, batterie e magneti permanenti delle auto BEV.

L’estrazione di questi minerali ad alta capacità conduttiva e magnetica – è opportuno ricordare che è l’elettromagnetismo, più che la batteria in sé, il fattore centrale nella propulsione di un’auto elettrica – ha costi alti e un elevato impatto ambientale. Tale aspetto rappresenta a pieno titolo l’“elefante nella stanza” con cui la green economy deve fare i conti: quando la produzione di tecnologie sostenibili avviene con processi che non lo sono affatto.

Il primo estrattore mondiale di terre rare è di gran lunga la Cina, seguito da lontano da Stati Uniti, Birmania, Australia. Stanno emergendo inoltre vari giacimenti in paesi dell’Africa sud-orientale.

Cosa farà Tesla con le terre rare?

Nel piano presentato all’ultimo Investor Day, il CEO di Tesla Elon Musk e l’ingegnere responsabile del powetrain Colin Campbell hanno annunciato che migliorando il design del sistema di propulsione sarà possibile ridurre l’uso di terre rare. Questo senza minare performance ed efficienza dell’auto.

Il processo, in realtà, è già in atto da tempo. I motori della Model 3, la berlina Tesla a lungo raggio le cui consegne ripartiranno a giugno 2023 dopo lo stop dell’anno precedente dovuto ai ritardi, contengono il 25% in meno di terre rare rispetto al 2017.

Anche i chip al carburo di silicio, preferiti rispetto a quelli classici di silicio in quanto più durevoli, resistenti al calore e meno dispersivi dal punto di vista energetico, dovrebbero subire una riduzione del 75%. Tuttavia l’azienda statunitense non ha svelato se e come saranno rimpiazzati i materiali cui rinuncerà.

I motivi della svolta

Sono due i fattori principali alla base dell’abbandono delle terre rare da parte di Tesla: abbassare i costi di produzione e diminuire la dipendenza dalla Cina, dove oltre all’estrazione avviene quasi interamente anche il processo di raffinazione. Il tutto in un periodo di relazioni politiche e commerciali non facili tra gli USA e il colosso asiatico.

Tra il taglio dei prezzi che ha scosso il mercato nei primi mesi del 2023 e l’annuncio di queste importanti evoluzioni nei processi produttivi, Tesla continua a smuovere le acque in uno scenario, quello delle auto elettriche e della transizione alla mobilità green, in rapido e continuo cambiamento.